In parlamento

Stabilità 2016/ Corte conti: «Con i nuovi Lea risorse Fsn aumentano solo di 500 mln»

La scelta di politica economica fatta dal Governo nella legge di Stabilità «utilizza al massimo gli spazi di flessibilità disponibili, riducendo esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici, e lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti (quali il definitivo riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali». Così il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri fotografa la manovra 2016, durante l’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. La legge di Stabilità, secondo la suprema magistratura contabile, «sconta il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro». Tanto che Squitieri avverte come un «riassorbimento» delle clausole nel 2017 e nel 2018 «richiederà l’individuazione di consistenti tagli di bilancio o aumenti di entrate sia pur resi meno onerosi dai benefici di una maggiore crescita».

In questo quadro si collocano le valutazioni sulla sanità: «La legge di stabilità dispone la riduzione di oltre due miliardi del fabbisogno sanitario standard per il 2016 - si legge a pagina 28 della relazione -. In attesa di conoscere le conseguenti misure di razionalizzazione ed efficientamento della spesa (la cui individuazione è stata rinviata ad una successiva intesa), va osservato che la riduzione operata, se valutata al netto degli 800 milioni necessari per l’adeguamento delle prestazioni ai nuovi Lea, fa sì che l’incremento delle risorse rispetto al livello 2015 sia solo di 500 milioni».
Si amplia secondo la Corte la forbice tra spesa tendenziale e fabbisogno standard, pari a 3.172 milioni (e «ciò scontando il carattere permanente e strutturale delle misure di correzione introdotte con il Dl 78/2015, per oltre 2,35 milioni»). Per evitare il sostanziale raddoppio del disavanzo rispetto a quanto previsto per il 2015, le Regioni e il governo dovranno «individuare misure di efficientamento che andranno ad aggiungersi a quelle del Dl 78».

La Corte dà quindi la sua ricetta: la sostenibilità del sistema è legata «al maturare dei processi che erano stati avviati con il Patto della salute nel luglio 2014 e che attengono anche alla revisione del sistema di compartecipazione della spesa, alla ripresa di un’adeguata politica di investimenti, alla revisione dei meccanismi di calcolo dei fabbisogni regionali, nonché alla previsione di meccanismi premiali».


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