In parlamento
Corte dei conti sul Def: selezionare l’accesso ai servizi sanitari. «Opzione possibile il rialzo dei prezzi»
«I prezzi di molti servizi offerti in Italia sono inferiori» alle maggiori economie europee. Per questo, secondo la Corte dei Conti, «in una fase storica di difficoltà per le finanze pubbliche» la «tendenza all’aumento» dei prezzi appare una opzione da considerare, anche adottando politiche di selezione delle condizioni di accesso, per evitare effetti regressivi indesiderati. Anche in sanità, sottolinea il presidente Raffaele Squitieri in un’audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, «non si può più prescindere dal rendere più appropriato e mirato l'accesso alle prestazioni».
«Anche in sanità - ha precisato Squitieri - per salvaguardare il sistema pubblico che offre in media servizi di alta qualità e per rimuovere distorsioni evidenti, non si può prescindere dal rendere più appropriato e mirato l’accesso alle prestazioni, potendo contare oggi sulle crescenti potenzialità dei sistemi informativi».
La Corte si è soffermata anche sulla spesa sanitaria, osservando che, nonostante i tagli previsti anche dall’ultima legge di Stabilità, le nuove previsioni del Def indicano «una spesa in crescita di un decimo di punto in termini di Pil, mentre i valori previsti per il successivo triennio si mantengono sui livelli antecedenti alle misure correttive approvate tra aprile 2015 e marzo 2016». Il documento però «non specifica quanto di tale andamento sia imputabile alle difficoltà di attuazione delle misure» di spending review «le cui fasi attuative accusano un qualche ritardo; quanto rappresenti lo sviluppo delle maggiori spese che si sono prodotte nel 2015; o quanto, infine, sia riconducibile alle difficoltà di strumenti (pay back e ticket) che negli anni passati hanno contribuito in misura significativa ai risultati ottenuti». Si tratta però di una analisi «indispensabile per poter riorientare le scelte» degli strumenti per la gestione della spesa sanitaria.
«L’allentamento degli obiettivi di spesa previsti per il settore (che non modifica tuttavia un quadro particolarmente stringente, con il calo al 6,5% del Pil nel 2018) e la individuazione delle risorse su cui può contare il sistema sanitario per il prossimo biennio» concordati nell’intesa Stato-Regioni di febbraio, secondo Squitieri «possono consentire di affrontare, entro un quadro meno stringente, gli interventi da assumere per rispondere alle esigenze di mantenimento della qualità del servizio evidenziate negli ultimi anni e di portare a termine le importanti innovazioni previste nel Patto della salute del 2014. Elementi che, se non risolti, rischiano di alimentare nuovi squilibri e di incidere negativamente sulle aspettative della popolazione».
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