In parlamento

M5S: «Numeri e ragioni del nostro no al “dopo di noi”»

di Giulia Di Vita (deputata Movimento 5 Stelle, Commissione Affari Sociali)

Esclusiva. Prima di entrare nel dettaglio rispetto al voto contrario del Movimento 5 Stelle alla Proposta di legge, approvata in via definitiva dalla Camera martedì scorso, per prima cosa desidero sottolineare come questa decisione abbia determinato l'innalzamento dell'asticella del dibattito rispetto a questo tema.
Un fattore, questo, tutt'altro che secondario dal momento che temi sensibili e importanti come quello della disabilità sono spesso considerati di “nicchia” e costretti dai media in spazi marginali. Per non sollevare un vespaio, forse al movimento di cui faccio parte sarebbe convenuto votare a favore della proposta di legge o, al massimo, astenersi. Ma la convenienza non è la ragione per la quale siamo entrati in Parlamento. A costo di risultare impopolare, il nostro approccio è quello di valutare nel merito ogni testo di legge: solo su quello basiamo le nostre valutazioni, a prescindere da qualsiasi tornaconto.
A nostro parere, dati e numeri alla mano, non è stata segnata alcuna pagina storica per il mondo della disabilità.
Partiamo dalla definizione della platea di cui stiamo parlando: il Dopo di noi si rivolge a circa 150mila persone, i disabili che ancora vivono in famiglia. Il totale dei cittadini disabili in Italia invece ammonta a circa due milioni (dati Istat). Il fondo per il Dopo di noi, istituito per quest'anno e per quelli a seguire, sarà pari a 90 milioni di euro e il 40% (circa 36 milioni) andranno agli intermediari privati di servizi - assicurazioni e fondazioni che istituiscono trust - ,mentre il resto per attività legate al pubblico . Precisiamo ulteriormente che, per il solo 2017, a polizze e trust - sottolineiamo come le bozze originali della legge non presentasse affatto la presenza di quest'ultimo istituto - andranno circa 52 milioni. Se tutti i cittadini aventi diritto chiedessero di accedere ai servizi pubblici previsti dal fondo sul Dopo di noi, il conto sulla quota annuale destinata a ciascuno di loro sarebbe presto fatto: 60 milioni diviso 150 mila fa 30 euro a persona. Non serve aggiungere commenti.
Non bastasse, il vulnus principale della Pdl sta nel fatto che, contrariamente a quanto dichiarato dalla maggioranza, viene aumentata la forbice e la discriminazione tra famiglie povere e famiglie che godono di una buona situazione economica. Per accedere alle agevolazioni delle polizze assicurative sulla vita, infatti, bisogna avere un reddito superiore a 20.000 euro l'anno. Entrando ulteriormente nelle pieghe del provvedimento , l'accesso ai benefici del cosiddetto trust - un accordo tra privati dove il genitore lascia il proprio patrimonio in gestione a un trustee, il quale può essere sia persona fisica sia una fondazione – è consentito soltanto a chi abbia un reddito superiore a un milione e mezzo di euro. Sapete quante sono le persone che potranno scegliere se usufruire di questo strumento? 1430.

Quindi la domanda di fondo è: a chi risponde questa legge? Quali famiglie aiuta, davvero?
Chi gode di condizioni economiche favorevoli già ricorre alle soluzioni sopra indicate e da oggi sarà solo incentivato ulteriormente a farlo. Alla fine, il maggior beneficiario di questo provvedimento sarà il privato, mentre il pubblico continuerà progressivamente a fornire servizi sempre più inefficienti, come ammesso esplicitamente anche dalla relatrice della legge, la deputata del Pd Ileana Argentin, durante un suo intervento in Aula. Noi crediamo, invece, che leggi fondamentali come la 328/2000 che definisce già gli obblighi dello Stato su questo tema debbano finalmente essere messe in pratica ed è lì che vanno diretti i dovuti investimenti. Inoltre, da 16 anni attendiamo la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali e ancora attendiamo di sapere che fine abbia fatto il Piano biennale di Azione per le persone con disabilità, adottato dal Governo Letta nel 2013 e per il quale da allora non è stato stanziato un euro.
Per le ragioni sopra elencate e altre ancora, il Movimento 5 Stelle ha deciso detto di “no” al Dopo di noi. Ci assumiamo la responsabilità di non votare leggi che non condividiamo, che aumentano le discriminazioni, che sostengono il privato a discapito del pubblico, che non portano reali benefici ai cittadini e che, infine, usano strumentalmente proprio le fasce più fragili e bisognose della popolazione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA