In parlamento

Cannabis, Melazzini (Aifa): «Separare la legalizzazione dall’uso terapeutico»

Sulla cannabis è necessario fare una netta distinzione fra legalizzazione dell’uso e impiego a fini terapeutici. Lo ha sottolineato il presidente dell’Aifa Mario Melazzini alla Camera in audizione congiunta delle due Commissioni Giustizia e Affari Sociali, in merito all'indagine conoscitiva sulla proposta di legge in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.

«Desidero intervenire innanzitutto - spiega melazzini - con una valutazione di tipo tecnico-scientifico, a nome dell'agenzia competente per la regolamentazione dei farmaci in Italia, rimarcando la necessità di una netta distinzione fra legalizzare l'uso della cannabis e normarne l'impiego a fini terapeutici».

«L'uso medico della cannabis e dei suoi componenti ha una storia millenaria condivisa da molte culture del mondo – prosegue il presidente dell'Aifa – ed è ormai completamente o quasi completamente legale in alcuni Paesi europei, tra cui appunto l'Italia, dove dal 2013 è autorizzato un medicinale a base di cannabis sativa per il trattamento dei sintomi da spasticità grave e moderata in pazienti adulti, dovuta a Sclerosi Multipla (Sm). La pianta torna oggi ad essere usata anche per altre patologie e il suo utilizzo è stato studiato in altre applicazioni mediche, come ad esempio per ipertonie e spasmi della sclerosi multipla, ma anche per malattie del motoneurone e per il glaucoma resistente. Tuttavia non vi sono ancora dati sufficienti sulla sua sicurezza e non esistono al momento informazioni specifiche sulle reazioni avverse dovute all'impiego medico. Conosciamo però gli effetti collaterali più comuni associati all'uso ricreativo della cannabis e a un suo sovraddosaggio che in alcuni casi comportano conseguenze serie, dalla psicosi a stati depressivi seri».

«In assenza di titolazioni precise dei principi psicoattivi – sottolinea Melazzini – una liberalizzazione potrebbe esporre la popolazione a rischi non valutabili e non tracciabili. Soprattutto sarebbe difficile il controllo delle controindicazioni nelle sotto-popolazioni più esposte, pensiamo agli adolescenti, nei quali si riscontrano gravissime depressioni cliniche conseguenti all'abuso di psicostimolanti che si manifestano in serie sindromi amotivazionali. O ancora negli individui affetti da disturbi cardio-polmonari severi, in cui l'uso di cannabis può scatenare ipertensione, sincope o tachicardia; o pazienti con grave insufficienza epatica per il rischio di sviluppare steatosi e persone con precedenti storie di depressione e disturbi comportamentali. Come ente regolatorio a tutela della salute dei pazienti – conclude il Presidente AIFA – riteniamo fondamentale separare l'utilizzo terapeutico dalla liberalizzazione».


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