In parlamento

Audizioni sul Def/ Confindustria: «Concorrenza e liberalizzazioni da rilanciare». Allerta sulla spesa sanitaria

di B.Gob.

«Il ridotto potenziale di crescita che caratterizza l’Italia rende stretto il sentiero tra risanamento delle finanze pubbliche e sostegno dell’economia. Questa constatazione è un ulteriore sprone a perseguire con coraggio e determinazione la strada delle riforme strutturali». Così Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi di Confindustria, nell’audizione sul Def 2017 davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Interventi «di qualità, di contenuto forte, senza tentennamenti, cedimenti, retromarce». Questo sarebbe, per gli industriali italiani, «quello di cui il Paese ha bisogno per tornare a crescere nel medio periodo a tassi adeguati, superiori al 2 per cento».

Un intervento necessariamente di ampio respiro, che chiama in causa anche l’evoluzione e la sostenibilità del Welfare: su concorrenza e spending review, è l’avviso di Confindustria, molto si sarebbe dovuto e potuto fare. «Sui temi della concorrenza e delle liberalizzazioni - ha affermato Paolazzi nella testo dell’audizione - non si registrano significativi passi in avanti. La legge annuale sulla concorrenza 2015 non è stata ancora approvata e alla nascita di nuovi ambiti, che si sono sviluppati grazie alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione dei processi industriali, non è seguito un tempestivo adeguamento del quadro regolatorio. Resta inoltre necessario l'ampliamento degli interventi di liberalizzazione in alcuni settori vitali per l'economia del Paese (es. servizi sanitari, professioni, SPL)».
E qui è arrivata la risposta del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «La legge annuale per la concorrenza - ha affermato subito dopo davanti alle commissioni riunite - è un obiettivo da perseguire con celerità (nel Piano nazionale delle Riforme si indica la deadline giugno 2017, ndr) , insieme all’immediata definizione di un appropriato strumento legislativo a cui affidare i prossimi passi in materia di liberalizzazioni».
Ma per Confindustria resta «ancora troppo timido e non dettagliato» pure il programma di spending review. Anche se «si registra, in positivo, l’ampliamento dei beni acquistabili attraverso la centrale di committenza nazionale».
Non manca nel testo dell’audizione il riferimento diretto al rischio-tagli in Sanità, con le percentuali stimate, ai minimi, della spesa rispetto al Pil. «Nel Def 2017 le previsioni di spesa sanitaria per il 2018 e il 2019 vengono ridotte rispetto alla nota di aggiornamento al Def del 2016, dello 0,2% per ciascuno dei due anni (rispettivamente al 6,5% del Pil dal 6,7% per il 2018 e al 6,4% dal 6,6% per il 2019). Pur rispettando gli obiettivi nominali di spesa condivisi con le Regioni e la dotazione del Fondo sanitario nazionale, ciò, inevitabilmente, rischia di avere due possibili effetti: da un lato, una ridotta disponibilità rispetto ai fabbisogni che potrebbe tramutarsi in “tagli” sui settori privati fornitori della sanità (o allungare i tempi di pagamento); dall'altro, una ulteriore riduzione dei servizi sanitari pubblici per i cittadini, con conseguente crescita della spesa sanitaria privata». Il Patto per la Sanità digitale, per l’impiego sistematico dell’innovazione digitale in Sanità e la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico sono i tre strumenti elencati nel Programma nazionale delle Riforme contenuto nel Def e citati dall’Ufficio studi di Confindustria.


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