In parlamento

Per il decreto vaccini dilemma fiducia. Fi minaccia di sfilarsi

di Barbara Gobbi e Roberto Turno

Chiedere o no la fiducia sul decreto vaccini? Solo oggi il Governo scioglierà la riserva in aula al Senato sul ricorso all'ennesima prova di forza in Parlamento. Una cautela dettata dalla logica dei numeri di cui la maggioranza dispone a palazzo Madama: il rischio è che Forza Italia, con il ricorso alla fiducia, si sfili dagli ampi accordi e dall'appoggio pieno dato in commissione sul decreto legge. E senza Fi, i numeri per il Governo al Senato rischiano seriamente di ballare. Fra l'altro, a creare tensione è anche una raccolta firme della Lega per ottenere alcuni voti segreti.
A frenare il Governo sulla decisione presa appena lunedì in Consiglio dei ministri, è stato il capogruppo di Fi, Paolo Romani. La richiesta della fiducia «sarebbe un insulto al Paese - ha dichiarato - Nel Paese si è aperto un dibattito importante e l'Aula deve approfondire». L'auspicio di un dibattito «ampio e approfondito» è arrivato poi dalla presidente della commissione Sanità, Emilia De Biasi (Pd). Sarà il “clima d'aula”, questa mattina, a far decidere se porre o meno la fiducia. A prevalere, insomma, saranno le intese politiche: «Sono in corso le trattative», ha ammesso la relatrice in commissione Sanità, Patrizia Manassero (Pd). Senza trascurare che ci sono 200 emendamenti e un centinaio di subemendamenti. Lo scenario possibile, senza fiducia, è un voto finale solo giovedì.
Il parere sugli emendamenti
Decisivo sarà il parere sugli emendamenti atteso questa mattina dalla commissione Bilancio. A partire dalle vaccinazioni per operatori sanitari, socio-sanitari e scolastici: non un obbligo in senso stretto, e senza sanzioni in verità - ha rilevato la relatrice alla Bilancio, Magda Zanoni (Pd) - ma una raccomandazione alla regioni di «promuovere» l'adesione alla profilassi vaccinale. Ma, dice l'emendamento, «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Il che non sarebbe possibile, come ha subito rilevato la Ragioneria generale con un secco parere negativo. Una modifica che però in tanti chiedono e che già questa mattina richiederà una nuova formulazione. Sempreché sia gradita all'Economia.
L'appoggio di Forza Italia in commissione sul decreto legge (scade il 6 agosto e va trasferito alla Camera) è stato determinante fin dall'articolo clou, il primo, che elenca le vaccinazioni obbligatorie da 0 a 16 anni per l'iscrizione a nidi, materne e scuole dell'obbligo: le modifiche sono passate per un solo voto, grazie ai forzisti. Che peraltro, in virtù del sostegno dato, hanno incassato un punto che stava loro a cuore: la possibilità di eseguire le vaccinazioni anche in farmacia da parte dei medici, assistiti dagli infermieri. Una novità che ha fatto insorgere i camici bianchi per ragioni di incompatibilità e di conflitto d'interesse.
Frutto dell'asse tra Forza Italia e il Pd è anche la nuova mappa dell'obbligo vaccinale: rispetto al testo originario del decreto, fortemente voluto dalla ministra Beatrice Lorenzin, il numero dei vaccini obbligatori - e gratuiti - per l'accesso a scuola, si riduce da dodici a dieci. Scatta l'obbligo tout court per le “tradizionali”: anti difterica, anti tetanica, anti epatite B, anti pertosse, anti Haemophilus influenzae tipo b, anti morbillo, anti rosolia, anti-parotite, anti varicella. Per quattro profilassi- contro morbillo, rosolia, parotite e varicella - si prevede però, a tre anni dall'entrata in vigore della legge, la verifica dei livelli di copertura raggiunti. In caso di esito positivo, un decreto della Salute potrà eliminare l'obbligo, anche per una sola vaccinazione. Nessun obbligo, invece, per anti meningococco B e C, anti pneumococco e anti-rotavirus: le regioni dovranno garantire l'offerta «attiva e gratuita» - con modalità da fissare entro dieci giorni dall'entrata in vigore della legge - sulla base delle indicazioni del Calendario vaccinale in vigore nell'anno di nascita del bambino.
Altra novità, le sanzioni più morbide per i genitori “riottosi”: la multa massima è più che dimezzata (da 7.500 a 3.500 euro), mentre scompare dal testo il riferimento al rischio di perdita della potestà genitoriale. Infine, i prezzi dei vaccini: dovranno essere contrattati all'Aifa, l'Agenzia del farmaco.


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