In parlamento

Nomine manager in Sanità, norma-tampone M5S nel Ddl Calabria. E il tema diventa test per il Governo

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Un’Italia «in piena emergenza corruzione a partire dalla Sanità, che riguarda la vita delle persone, i nostri genitori e i nostri figli. Per questo è urgente intervenire subito su questo fronte, con un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto Calabria che presenteremo oggi in commissione Affari sociali della Camera, e che ci aspettiamo sia sostenuto dai nostri alleati di Governo. La Lega si impegni a votare questa norma, che è anche la premessa al nostro via libera alle autonomie regionali, presenti nel contratto di Governo così come la trasparenza nelle nomine in Sanità». È duplice il messaggio lanciato dal vice presidente del Consiglio e ministro del Lavoro Luigi di Maio, intervenuto con la titolare della Salute Giulia Grillo, al Senato, a presentare la norma-tampone che mira ad allentare al più presto il controllo della politica sulla sanità. Da una parte, c’è dal leader pentastellato la richiesta di un avallo su un tema a forte valenza elettorale, quale è la trasparenza del Servizio sanitario nazionale; dall’altro il “do ut des” su uno tra i principali cavalli di battaglia dell’omologo Matteo Salvini – l’autonomia regionale – in cima all’agenda del Consiglio dei ministri di lunedì 20 marzo. A una manciata di giorni dal voto europeo.
«Il tema del controllo della politica sulla sanità è urgentissimo – ha rilanciato la ministra Grillo - e non a caso è stato sempre rinviato negli anni, malgrado il susseguirsi degli scandali che hanno appena coinvolto Basilicata e Umbria. Eventi che ci ricordano come l'autonomia che già c’è e consente alle Regioni di gestire oltre il 70% dei loro bilanci, dovrà anche permettere al Governo di sanzionare le eventuali scelte sbagliate dei presidenti. Mentre oggi abbiamo armi spuntate: non esiste uno strumento normativo che consenta allo Stato di far valere questi principi e il caso lampante è proprio l'Umbria, dove il mio ministero ha dovuto limitarsi a offrire la propria collaborazione, non potendo intervenire in modo più cogente».

L’emendamento al Ddl Calabria. La modifica all’articolo 11 del Ddl Calabria che porta la firma della deputata Dalila Nesci e che i Cinquestelle presentano in XII commissione di Montecitorio, anticipa nei contenuti il Ddl Castellone 638 (M5S) appena incardinato alla Igiene e Sanità del Senato. Il testo prevede che «nelle more della revisione dei criteri di selezione dei direttori e comunque non oltre 18 mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, la rosa dei candidati è proposta secondo una graduatoria di merito, sulla base dei requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell’incarico da attribuire». I governatori insomma non avranno più mano libera nella scelta dei vertici aziendali ma, come ha ricordato Maria Domenica Castellone, «dovranno attenersi ai punteggi oppure motivare adeguatamente la scelta di non nominare i candidati primi in classifica, per titolo e per merito».
Il disegno di legge Castellone andrà approvato al massimo entro l’inizio del prossimo anno - ha annunciato Di Maio - ma nel frattempo bisogna intervenire per bloccare «l’emorragia corruzione. A questo serve l’emendamento Nesci». A spiegare la differenza con la legge in vigore è la ministra Grillo: «Oggi - ha detto – le valutazioni dell'elenco dei dirigenti sanitari non sono pubbliche. Questa è una battaglia che facemmo in Parlamento da opposizione quando era ministro Beatrice Lorenzin. Chiedemmo che, quando si fosse fatta la graduatoria nazionale, fosse reso pubblico anche il punteggio ottenuto, ma questo fu negato». Quanto ai concorsi pubblici per le nomine, «c'è un discorso in atto che ancora non è concluso, ma un punto su cui ci focalizziamo - ha rilevato Grillo - è la riduzione della discrezionalità, ad esempio prevedendo algoritmi a livello centrale per la scelta delle tracce concorsuali, anche se probabilmente bisognerà virare verso un meccanismo centrato maggiormente sulla valutazione su titoli e curriculum proprio per evitare margini di discrezionalità». Ciò per «non consentire più quello che è accaduto in Umbria, dove tracce concorsuali uscite prima erano girate ad altri generando - ha concluso – un sistema di raccomandazioni».


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