In parlamento

Lega e 5 Stelle per una volta con una sola voce: «Non si tocchi la Sanità». Nella mozione Lorefice le ricette della Fondazione Gimbe

di Barbara Gobbi (da www.ilsole24ore.com)

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Una mozione M5S-Lega per blindare le risorse per la Sanità. Duplice l'impegno chiesto al Governo per garantire la sostenibilità del Ssn: da una parte la fissazione di una soglia minima del rapporto spesa sanitaria-Pil, dall'altra un incremento percentuale annuo in termini assoluti del fabbisogno della Sanità, anche in funzione anticiclica in caso di riduzione del Pil. La mozione appena presentata, prima firmataria la presidente della Commissione Affari sociali Marialucia Lorefice (M5S), è stata firmata da penstellati e leghisti.

Trentasette miliardi tra tagli e definanziamenti tra il 2010-2019. A lanciare l'allarme sullo scippo decennale di risorse destinate alla sanità pubblica era stata per prima la Fondazione Gimbe, nel suo Rapporto sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale (Ssn), presentato nei giorni scorsi al Senato. Sostenibilità che «sarà impossibile mantenere – afferma il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – se innanzitutto non si garantirà un'iniezione di risorse certe. L'ultima legge di Bilancio ha promesso per il triennio 8,5 miliardi in più, seppure subordinati ad ardite, e già smentite, previsioni di crescita economica e alla stipula del Patto per la salute 2019-2021 che si configura tutta in salita». Il Patto, su cui in questi giorni si confrontano Regioni e Governo, vedrà la luce non prima di settembre ma intanto sui finanziamenti già si sono addensati nuvoloni neri: gli aumenti promessi in manovra ci saranno «salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazione del quadro macroeconomico». La premessa, inserita nero su bianco nella bozza di testo del Patto, ha fatto saltare sulla sedia gli assessori. L'esperienza insegna: quella clausola era già contenuta nel precedente Patto per la Salute, ed è stata applicata.

Da qui l'esigenza di correre ai ripari. La ministra della Salute Giulia Grillo, nell'eterno braccio di ferro che caratterizza in rapporti del suo dicastero con l'Economia, ha messo sul tavolo le dimissioni immediate nel caso in cui l'ennesima ipotesi di tagli resti all'orizzonte. Non solo: è la prima supporter di una mozione Cinquestelle (presentata dalla presidente della commissione Affari sociali Marialucia Lorefice), che ora anche i parlamentari leghisti si sono decisi a firmare. Un segnale politico non da poco, considerando il peso specifico della Lega all’interno del Mef. La mozione Lorefice (1-00195) fa propria l'analisi Gimbe sul saccheggio dei fondi per la sanità pubblica e rilancia le stime di una spesa sanitaria che al 2025 dovrà toccare i 230 miliardi di euro, necessari per «riallineare il Ssn agli standard degli altri paesi europei e offrire ai cittadini un servizio sanitario di qualità, equo e universalistico».

Duplice l'impegno chiesto al Governo, e che già il think thank di Cartabellotta aveva avanzato nel suo Report dell'11 giugno scorso: garantire la sostenibilità del Ssn con un finanziamento adeguato, assicurando la certezza delle risorse e le iniziative necessarie a recuperare risorse economiche; fissare, da una parte, una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo, dall'altra un incremento percentuale annuo in termini assoluti del fabbisogno sanitario nazionale, anche in funzione anticiclica in caso di riduzione del Pil. L'obiettivo è blindare un Servizio sanitario nazionale che compiuti i 40 anni è in affanno su equità, universalismo e solidarietà. I tre valori che la coalizione giallo-verde nel Contratto di Governo aveva promesso di tutelare.


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