In parlamento

Coronavirus/ Speranza al Senato: «Prime dosi di vaccino entro la fine del 2020»

di Barbara Gobbi

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«Il primo accordo sottoscritto con AstraZeneca ci dovrebbe consentire di avere le prime dosi di vaccino già entro la fine del 2020». Lo ha annunciato il ministro della Salute Roberto Speranza nel corso dell'informativa al Senato sul coronavirus.«Questo candidato vaccino che oggi sembra essere il più avanti - ha ricordato Speranza - è stato elaborato e progettato all'Università di Oxford ma il vettore virale è prodotto presso la Irbm di Pomezia quindi c'è anche un pezzo del nostro Paese, mentre l'infialamento avverrà per tutte le dosi europee presso la Catalent di Anagni. L'Italia è in prima linea dentro la partita che ci auguriamo nel giro di poche settimane possa darci un primo risultato, pur mantenendo la prudenza necessaria. La rivista Lancet ha pubblicato uno studio che parla di risultati molto incoraggianti per la Fase I e II, per la Fase III stiamo aspettando notizie altrettanto buoni». Quanto agli accordi con altre farmaceutiche, Speranza ha poi detto che «con la Commissione Ue stiamo lavorando per chiudere contratti così da avere dosi potenzialmente disponibili appena ci saranno notizie positive». Infine, la menzione del vaccino «esclusivamente italiano» di Reithera, che «ha completato la sperimentazione in vitro - ha detto Speranza - e avvierà quella sull'uomo allo Spallanzani di Roma e al Policlinico Rossi di Verona».

Pronte per le Regioni linee guida Cts su ripresa ottobre. «In queste ore - ha annunciato il ministro della Salute - stiamo ultimando le linee guida generali per la ripresa di ottobre. C'è stato un lavoro lungo dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute: è arrivato ieri al Comitato tecnico-scientifico e lo consegneremo nel giro di poche ore alle Regioni per fornire l'orizzonte con cui affrontare la fase della ripresa. La richiesta - ha ricordato il ministro - era arrivata in questo Parlamento e mi fa piacere poter dare qui oggi questa informazione. L'autunno dovremo affrontarlo con regole ancora serrate e con prudenza. In questi mesi - ha precisato il ministro - abbiamo costruito un rapporto positivo tra scienza e politica: quest'ultima può scegliere meglio se ha capacità di ascoltare i nostri scienziati e il lavoro del Cts è molto importante, nella piena trasparenza che è la regola che ci siamo dati. Il Dipartimento di Protezione civile della Presidenza del Consiglio - ha annunciato infine Speranza rispondendo alla richiesta di "desecretare" gli atti - ha infatti consegnato i verbali a chi ne ha fatto richiesta e proseguiremo su questa linea».

Mezzo miliardo per le liste d'attesa. «Nel decreto che stiamo discutendo in queste ore c'èè la risposta a un'interrogazione che mi era stata posta da Fratelli d'Italia sulle liste d'attesa per le prestazioni sanitarie sospese e rinviate durante l'emergenza Covid, che hanno aggravato un problema già pesante prima della pandemia. Si tratta - ha annunciato Speranza - di mezzo miliardo di euro che ho chiesto al ministro dell'Economia per un piano straordinario affinché il nostro Ssn possa recuperare visite mediche, interventi e prestazioni diagnostiche che in questi mesi di Covid non siamo riusciti ad affrontare».

Scuole in sicurezza con sinergie dei medici. «È evidente che a settembre dovremo ripartire, confermo che l'intenzione del Governo è molto chiara e che il nostro obiettivo è far riaprire tutte le scuole in piena sicurezza», ha detto Speranza nell'informativa al Senato. «Il lockdown - ha detto il ministro - sarà definitivamente superato nel nostro Paese solo il giorno in cui tutte le scuole di ogni ordine e grado potranno riaprire. Chiudere le scuole è stata per quanto mi riguarda la scelta più difficile, anche se indispensabile». Poi l'annuncio del protocollo di sicurezza firmato tra la ministra dell'Istruzione e le forze sociali. «Un altro passo avanti - lo ha definito Speranza -: sulle scuole stiamo lavorando a ripristinare una relazione più organica tra l'universo della salute e quello della scuola, esistente fino a quando negli anni Novanta fu eliminata la Medicina scolastica. Il tema di fondo è non lasciare soli i nostri insegnanti e i nostri presidi: se c'è una questione di natura sanitaria, bisogna che chi ha la competenza sanitaria aiuti a gestire la vicenda».


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