In parlamento

Recovery Plan/Aifa: riformare la medicina del territorio e 100 mln alla ricerca indipendente

di Ernesto Diffidenti

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24 Esclusivo per Sanità24

"Se qualcosa abbiamo imparato da questa pandemia è che abbiamo perso il contatto con la medicina del territorio". Non ha dubbi Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato, ad individuare la priorità del Recovery Plan sottolineando anche le carenze applicative sul fronte dell'anagrafe vaccinale e della ricetta elettronica, nonchè della cartella digitale "che deve consentire allo Stato di diventare un vero e proprio business owner avendo a disposizione tutti i dati del paziente". Il piano, dunque, dovrà ripartire da una profonda riforma della medicina di base. "Il medico di medicina generale non visita più - ha detto il presidente Aifa - fa ricette ma non endovene e manda i pazienti al pronto soccorso. Era qui che dovevamo agire senza smantellare i laboratori di igiene pubblica". Insomma, va ripensato il modello e fortificata la medicina generale "dotando i medici anche di dispositivi diagnostici".

Palù ha sottolineato anche l'importanza di adeguare l'Italia "agli standard europei sul sistema informativo, per colmare il gap rispetto all'Europa". ""Rileggendo le carte del piano - ha spiegato - ho riscontrato temi come il fascicolo sanitario elettronico, l'anagrafe vaccinale assistiti, la sperimentazione clinica, che risalgono a diversi anni fa. Sono cose già previste da disegni di legge o da norme, che però mancano ancora dei decreti attuativi. Questo significa che è opportuno che i ministeri facciano seguito alle attività di legiferazione".

Per Palù, inoltre, è importante investire "di più in virologia facendo sovraintendere la comunicazione dai veri esperti e mettendo da parte le comparsate degli pseudo-virologi". "E poi - ha sottolineato - si potrebbe dilazionare il report con i dati nazionali sui contai da Covid-19 ad una volta a settimana, così potrebbe essere più confortevole avere il quadro epidemiologico per chi ascolta". Infine, secondo Palù occorre aggregare la ricerca investendo anche "su un consorzio per la sorveglianza delle mutazioni responsabili delle infezioni emergenti e la valutazione dell'efficacia e della durata della vaccinazioneper il Sars-CoV-2. Un lavoro che può valere oggi ma soprattutto domani prendendo ad esempio quanto avvenne negli anni '80 con il piano nazionale contro l'Hiv".

Dal canto suo il direttore dell'Aifa, Magrini, ha rilanciato il tema della ricerca e della formazione dei nuovi medici di base. "E' necessario innalzare a 100 milioni per i prossimi 5 anni gli attuali 25 milioni annui assegnati al fondo per la ricerca indipendente di Aifa", ha spiegato sottolineando nell'ultima versione disponibile del Recovery Plan "una discrepanza tra la somme previste inizialmente e i risultati finali su cui pesa una dispersione delle risorse in misure di portata relativa, come le borse di studio". Per Magrini occorre "investire su nuove piattaforme di ricerca e di sviluppo di vaccini a mRna" ma anche sull'antibiotico-resistenza "che vede l'Italia tra i Paesi più colpiti". Necessario, inoltre, "alzare a 4-5 anni l'attuale corso di tre anni per la formazione dei medici di medicina generale".

Magrini, infine, si è soffermato sui vaccini contro il Covid-19 precisando che "al momento non è stata ancora presentata domanda di autorizzazione all'Ema per il vaccino russo Sputnik" per il quale "sono in corso interlocuzioni per la visita in loco degli stabilimenti di produzione". "Sono tuttavia in arrivo - ha aggiunto - altri validi vaccini a partire da quello di Johnson & Johnson che sarà approvato da Ema probabilmente l'11 marzo e a seguire quelli prodotti da Curevax e Novavax". Tuttavia, ha aggiunto Magrini, il vaccino J&J "sarà consegnato non da marzo ma a partire dai primi di aprile fino ad arrivare a regime a 15 milioni di dosi al mese complessive tra tutti i vaccini con la conseguente somministrazione di 500mila dosi al giorno".


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