In parlamento

Anaao: depenalizzare l'atto medico, no alla modifica della legge sulla responsabilità

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24 Esclusivo per Sanità24

Completare la legge sulla responsabilità professionale con la depenalizzazione dell'atto medico. Questa la richiesta dell'Anaao Assomed che, intervenuta questa mattina in audizione davanti alle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera, "ha rigettato in toto la proposta di modifica alla legge Gelli sulla responsabilità professionale". Proposta che, ha spiegato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, "è in netta contraddizione con quanto da noi richiesto e ormai divenuto imprescindibile, ossia un viraggio deciso verso la depenalizzazione dell'atto medico presente in tutti gli Stati democratici. E questo con l'unico scopo di liberare la diagnosi, la terapia e il conseguente benessere del cittadino dalle catene presunte di un tribunale".

Questi i numeri ribaditi dall'Anaao, principale sindacato della dirigenza medica. Ogni anno in Italia vengono intentate 35.600 nuove azioni legali, mentre ne giacciono 300mila nei tribunali contro medici e strutture sanitarie pubbliche. Cause che nella maggior parte dei casi si traducono in un nulla di fatto, considerando che il 95% nel penale e il 70% nel civile si conclude con il proscioglimento. Il costo complessivo si aggira intorno ai 12 milioni di euro. La conseguenza è l'incremento della medicina difensiva, con costi a carico dei pazienti e dei medici sempre più preoccupati.

"Il doppio binario previsto dalla legge Gelli-Bianco è stato sicuramente una conquista - sottolinea Di Silverio -. Eliminarlo e far ritornare la responsabilità civile del medico sotto l'alveo della responsabilità contrattuale significherebbe fare retromarcia e comunque non garantirebbe neppure il cittadino. Concedere al malato che si considera parte lesa la possibilità di avere a disposizione 10 anni per agire e ottenere vantaggi sul piano processuale sotto il profilo probatorio non lo aiuta, ma determina solo un super affollamento giudiziario che si risolve in una mancata 'giustizia', ledendo per di più gli articoli 24 e 32 della Costituzione".

Per il sindacato, "il giusto equilibrio da trovare per garantire la convivenza degli interessi costituzionali (diritto alla difesa e diritto alla salute) va ricercato nella depenalizzazione e nel completamento della legge sulla responsabilità professionale con il passaggio a un sistema 'no fault' sul modello europeo superando l’eccezionalità dello 'scudo Covid'. Il ripensamento è quindi necessario, ma non nella direzione definita dal disegno di legge Colletti", rimarca Di Silverio, che aggiunge: "In un momento così drammatico per la professione, ci saremmo aspettati un passo deciso verso quella tutela del professionista sanitario che troppe volte viene bene annunciata, ma disattesa nei fatti. E tutto questo non è assolutamente contemplato nel disegno di legge in esame".


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