In parlamento

Manovra 2023/ La "novità" dei medici over 72 in servizio: "Siamo la forza del domani"

di Claudio Testuzza

S
24 Esclusivo per Sanità24

Con un emendamento (FdI) approvato in Commissione Affari sociali della Camera si dispone quanto era stato auspicato in marzo scorso da alcuni deputati e cioè di prevedere la possibilità per i medici e i docenti universitari di medicina di poter restare in servizio sino al compimento del 72° anno d’età.
Si tratta di posticipare per due anni, e sino al 31 dicembre 2026, il limite già ampliato a 70 anni, per particolari condizioni, di quanto stabilito dagli ordinamenti per il pensionamento di vecchiaia previsto, in generale, a 67 anni. In verità i riferimenti legislativi stabilivano, per i medici dipendenti dal Servizio sanitario nazionale, il pensionamento a 65 anni qualora essi avessero maturato i requisiti per ottenere il trattamento pensionistico.
Con il nuovo provvedimento, qualora sarà confermato nel disposto della legge di bilancio per il 2023, si stabilisce "al fine di evitare il determinarsi di ulteriori carenze nelle dotazioni organiche, favorire l'esplicarsi a medio termine delle politiche di potenziamento della formazione universitaria con l'incremento dei laureati in medicina e chirurgia con le relative specializzazioni, nonché sostenere adeguatamente le azioni di contrasto all'emergenza pandemica" che, a decorrere dal 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2026, il limite di età per il collocamento di ufficio a riposo è elevato, su base volontaria, alla data di compimento del settantaduesimo anno di età per il personale medico, dipendente o convenzionato, del Servizio sanitario nazionale. Tale facoltà è estesa anche al personale medico in servizio presso strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, e ai docenti universitari di medicina e chirurgia . Il personale interessato dovrà fare istanza all’amministrazione di appartenenza che potrà accogliere o respingere motivandola, la richiesta".
Obiettivamente la carenza di medici di medicina generale pone l’esigenza di dover attendere il nuovo flusso di coloro che supereranno il Corso di formazione triennale. Per quanto attiene agli specialisti, il limite dell’esecutività della nuova norma al 31 dicembre 2026 potrà far recuperare coloro che, grazie all’ampliamento del numero delle iscrizioni ai Corsi di specializzazione di quest’ultimi due anni, saranno in futuro in campo per coprire i vuoti di organico previsti a breve.
Ben vago appare l’auspicio di poter far fronte alle carenze degli attuali organici ospedalieri nel settore dell’urgenza e del pronto soccorso. Senza per nulla voler criticare i medici anziani, non ci sembra molto realizzabile fare di essi, in quelle sedi "la forza del domani".
A corollario alla proposta viene indicato l’aspetto remunerativo di coloro che dovessero optare per rimanere in servizio oltre il 70mo anno d’età: "Al personale medico è corrisposto il trattamento economico pari al trattamento pensionistico maturato al settantesimo anno di età". In pratica l’Istituto o l’Ente previdenziale calcolerà l’importo pensionistico maturato dall’interessato sino alla nuova collocazione e l’amministrazione di appartenenza ne attribuirà una retribuzione equivalente.
Sarebbe auspicabile, anche perché il nuovo stipendio non sembrerebbe possibile essere incrementato dagli eventuali aumenti contrattualmente recepiti dai colleghi più giovani, che il trattamento economico sia corrisposto al netto dei contributi previdenziali non più utilizzabili ai fini previdenziali futuri qualora non vengano previsti l’aggiornamento o l’integrazione del trattamento già maturato.


© RIPRODUZIONE RISERVATA