Lavoro e Professione

«Indipendenza, autonomia, responsabilità»: lettera aperta della Fnom ai medici italiani a difesa della professione

di Barbara Gobbi

I tre baluardi della professione - indipendenza, autonomia e responsabilità - sono al centro della lettera aperta inviata dalla Fnomceo a tutti i medici italiani. Tre principi imprescindibili, tutti da difendere secondo i vertici della Federazione, che campeggeranno anche sullo striscione che la Fnom esibirà in occasione della manifestazione unitaria dei sindacati medici indetta per il prossimo 27 ottobre.

«In futuro - è l'allarme lanciato nella lettera - non sarà possibile mantenere un sistema di tutela della salute equo, universalistico, solidale e di qualità, se la nostra professione viene sconfitta nei suoi valori etici e civili sanciti dalla deontologia, lasciata solo a reggere la forbice tra ciò che per la medicina e la sanità è possibile e quanto, invece, non lo è».

Giù le mani, dunque, dalle preorogative della professione medica. Messe in serio pericolo, secondo i medici Fnom, dalle ultime sforbiciate che si sono abbattute sulla Sanità. «Ventuno miliardi di euro - ricordano ancora dalla Fnomceo - ai quali potrebbe aggiungersi il miliardo e seicentomila richiesto dalla legge di stabilità: è questo l'effetto combinato delle manovre finanziarie Berlusconi-Tremonti, del "Salva-Italia" e dell'ultimissima spending review del presidente Monti».

Per questo la Fnom ha deciso di prendere posizione e di scendere in piazza: «I medici che operano in conto e per conto del Servizio sanitario nazionale, circa 235mila professionisti, sono stati chiamati a un contributo non indifferente con il blocco dei contratti, delle convenzioni e delle retribuzioni, con blocchi e tagli alle dinamiche di sviluppo professionale e di carriera, con forti limitazioni al turn over, con il dilagare della precarizzazione dei rapporti di lavoro, con la drastica riduzione dei posti letto per acuti senza un contestuale e coerente investimento in quelli postacuzie». Il tutto, chiosano dal Comitato centrale della Federazione, in assenza di una riforma organica delle cure primarie, con la riduzione lineare della spesa per farmaci e presidi biomedicali.