Lavoro e Professione

Cure primarie nella bufera. Le Regioni chiedono un parere alla Corte dei conti sulla «scelta folle» di obbligarle a finanziare Aft e Uccp

di Manuela Perrone

Si riscalda la partita del rinnovo delle convenzioni per adeguare al Dl Balduzzi. Mentre i sindacati maggioritari dei medici di base (Fimmg, Fimp e Sumai) gettano acqua sul fuoco della bozza di atto d'indirizzo predisposta dal Comitato di settore , la Conferenza delle Regioni questo pomeriggio ha esaminato la questione. La commissione salute, che si è riunita ieri, ha definito le opzioni in gioco «ad alto tasso politico» e ha individuato due criticità: da un lato l'aspettativa delle cure h24 generata dal decreto, quando - si legge nel resoconto della riunione - «i medici stessi non pensano di garantire assistenza h24»; dall'altro la previsione che le forme aggregative siano garantite dalle Regioni in termini di mezzi di produzione, che gli assessori non esitano a definire «scelta folle». Perché «si è instaurata una aspettativa di nuove risorse, ma per il Fsn l'operazione è a saldo zero».

La proposta dei presidenti al Comitato di settore, nell'immediato, è stata quella di chiedere un parere preventivo alla Corte dei conti sulla norma che riguarda il finanziamento dei mezzi di produzione che - scrivono - «vale un miliardo». La lettera è già stata predisposta, e sarà inoltrata «dopo verifica informale del ministero della Salute». Di più: le Regioni hanno deciso di verificare quante e quali amministrazioni hanno già proposto ricorso alla Corte costituzionale contro il Dl Balduzzi (i termini scadono il 9 gennaio 2013). Nella Conferenza straordinaria convocata per il 13 dicembre sul tema sanità si riparlerà anche di questi aspetti.

Mentre la posizione critica delle Regioni esce allo scoperto, Fimmg, Fimp e Sumai - che hanno fatto fronte comune sin dall'inizio sostenendo l'iter del decreto Balduzzi - serrano le file, non entrano nel merito e invitano a respingere «ogni allarmismo», minimizzando i contenuti della bozza e facendo notare che il documento anticipato «non ha nessuna intestazione». Le tre sigle chiedono invece subito un «confronto politico» con chi «ha la rappresentanza politica ufficiale delle Regioni a livello nazionale».

Non la pensano così, però, gli altri sindacati. Lo Snami, che ha subito annunciato lo stato di agitazione permanente, parla di «apocalisse della medicina generale». «Come stiamo denunciando da tempo - afferma il presidente Angelo Testa si sta paventando un epilogo amaro per le cure primarie. Non più "solo" cambiamenti peggiorativi a isorisorse, ampiamente annunciate e paradossalmente gradite dai soliti dirigenti sindacali, ma addirittura tagli importanti agli stipendi dei medici del territorio». Per l'addetto stampa nazionale, Domenico Salvago, «non bisogna cessare di sottolineare in tutte le sedi e in tutte le maniere possibili che c'è chi ha voluto questo scempio. Un ministro che senza alcuna concertazione e con evidente scarsa conoscenza della medicina generale che promulga cambiamenti impossibili perché senza alcun finanziamento, un sindacato che plaude ad un decreto che prevede irrealistiche forme di assistenza con medici-marziani stakanovisti e con il dono dell'ubiquità e, dulcis in fundo, le Regioni, a cui non sembrerà vero di porre condizioni capestro: esclusività del rapporto di lavoro e taglio economico delle indennità percepite dai medici a vario titolo».

Duro anche lo Smi. Secondo Luigi De Lucia, vicesegretario generale, l'ipotesi di direttiva del Comitato di settore è il primo segnale della direzione intrapresa sulla riorganizzazione delle cure primarie con l'approvazione del decreto poi convertito in legge: «La premiata ditta, Regioni-Fimmg (e accoliti), ha prodotto il mostro che demolirà la medicina del territorio. Niente risorse, innanzitutto, poi, per aggiungere ulteriori elementi di irrazionalità, si prevede una delirante esclusività di rapporto, dopo che nella riforma non si è contemplato nemmeno il tempo pieno. E, infine, taglio netto delle indennità che si percepiscono per l'associazionismo, l'indennità informatica, gli incentivi per il personale (eccetera). Una porcheria». Lo Smi ironizza pure sul «teatrino successivo alla pubblicazione della bozza»: «Mentre il segretario della Fimmg, Milillo, forse cosciente del pasticciaccio realizzato (forse!), riferendosi alla Regioni, denunciava "un atteggiamento irresponsabile e provocatorio che fa precipitare i loro rapporti con il sindacato" , una successiva nota della Fimmg contraddiceva i toni della prima reazione, ergendosi a "portavoce" sempre delle sopra citate Regioni, e con una nota da "pompieri", cercava di spegnere l'incendio, sottolineando come la bozza sia "comunque ampiamente modificabile". Un capolavoro, di collateralismo e di "inciuci", e allo stesso tempo un pasticcio sulla pelle dei medici convenzionati».

Anche La Fp Cgil medici, tramite Nicola Preiti, evidenzia la consequenzialità tra il decreto Balduzzi e la bozza di direttiva: «Era logico aspettarsi che le Regioni volessero scaricare sui medici il peso del decreto. Non mancano le forzature, ad esempio con la previsione del rapporto esclusivo. Era fra le righe del decreto ed è un'esigenza implicita del tipo di riorganizzazione, ma si deve discutere, non si può dare per scontata (anzi gratis) prima di iniziare la partita. O con la previsione della sospensione e successiva riconversione delle indennità: se si sospendono chi paga i servizi erogati con esse? La scelta dei due tempi nasconde la volontà delle Regioni di fare cassa!«. Per la Fp Cgil, inoltre, «non si capisce poi cosa c'entri l'emergenza territoriale con il ruolo unico della medicina generale: i medici che fanno l'emergenza territoriale sono oggi al 70%-80% dipendenti. Insomma il ruolo unico ce l'hanno già, è quello della dirigenza».