Lavoro e professione

Allarme cronicità, la Fimmg risponde con la piccola diagnostica e la medicina di prossimità

I medici di famiglia aggregati in Unità professionali della Medicina generale dotate di personale formato garantiranno la diagnostica di primo livello nei propri studi. E’ la proposta di medicina d’iniziativa targata Innov@FIMMG, che il sindacato punta a inserire nel rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale. «Non vogliamo più aspettare che i pazienti arrivino nei nostri studi con il loro carico di sintomi, ma essere noi per primi a individuare tempestivamente le loro criticità e a gestirle correttamente, contrastando efficacemente il loro peggioramento - spiega Giacomo Milillo, segretario nazionale Fimmg -. Questa scelta si rende necessaria per far fronte allo tsunami dei malati cronici che già oggi rischia di travolgere la sanità e che in futuro sarà sempre più difficile da contenere».

Secondo le stime, il 38 % degli italiani soffre di una patologia cronica, uno su cinque ha due malattie e il 14% è affetto da più di due e nel giro di dieci anni la percentuale dei pazienti con più di due patologie croniche arriverà al 20%, complice l’invecchiamento della popolazione. «In questo scenario, la medicina di famiglia è e deve restare protagonista fin dalla prevenzione e dalla diagnosi precoce - riprende Milillo - il medico di famiglia è il primo contatto con il sistema sanitario, il più vicino a ciascun cittadino, deve perciò intercettare i suoi bisogni prima di tutti gli altri rendendo così più fruibile, veloce ed efficiente il percorso di diagnosi e cura. Per questo i medici, aggregati in studi professionali dotati di personale appositamente formato, mediante un percorso condiviso con le Società scientifiche degli specialisti, saranno in grado di fornire servizi avanzati sul territorio senza oneri aggiuntivi, dotandosi di strumenti diagnostici di primo livello come spirometri, elettrocardiografi, holter pressori, ecografi, nonché dotazioni telematiche. Esami a basso costo, facili da eseguire e replicare, non invasivi e capaci di indicare chi abbia bisogno di un’indagine ulteriore, con un risparmio fino a tre miliardi di euro l’anno».

Il risparmio stimato per l’intero Servizio sanitario nazionale dell’operazione “cure a chilometro zero”, secondo la Fimmg, si aggirerebbe sui 3 miliardi di euro ogni anno. Questo progetto - continua Milillo - rappresenta la nuova proposta professionale che la Fimmg formula per la riorganizzazione e la riqualificazione della sanità territoriale in occasione del rinnovo dell’Acn. I primi 100 medici che faranno parte del progetto pilota e che corrispondono a un campione di 150mila cittadini, consentiranno di valutare se tale impostazione possa davvero rappresentare un’evoluzione in grado di offrire un concreto contributo alla sostenibilità del Ssn coniugandola con maggiore qualità e fruibilità delle cure ottimizzando l’uso delle risorse. Se il progetto confermerà i risultati attesi sarà replicato anche in altre aree della cronicità».

La prima fase del progetto (reso possibile dal contributo incondizionato di Menarini) sarà quindi formativa, a partire da settembre in 4 Regioni: Marche, Puglia, Umbria e Toscana. «All’interno del team di medicina generale i singoli colleghi dovranno sviluppare specifiche competenze senza però diventare mini-specialisti: l’obiettivo è sempre e comunque un approccio primario alla cura, con una presa in carico complessiva. Non vogliamo né dobbiamo sostituirci agli specialisti, che tuttavia devono intervenire quando ve ne sia realmente la necessità, mantenendo una costante collaborazione. in caso contrario le risorse del sistema sanitario, sempre più scarse, verrebbero sprecate», afferma ancora Milillo.

Il caso Bpco. Un caso paradigmatico è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), che riguarda il 4.5 % della popolazione ed è in costante aumento soprattutto negli over 65, dove arriva a un’incidenza del 20%. L’80% dei casi potrebbe essere gestito dal medico di famiglia per i livelli di patologia di grado lieve-moderata o in fase stabile avvalendosi dell’importante supporto dello pneumologo solo per i pazienti più complessi e “alleggerendo” così il carico di malati allo specialista e contribuendo alla prevenzione come ad esempio un’adeguata lotta al fumo, risparmiando solo per questa patologia una cifra stimata dai 600 ai 900 milioni di euro. «Tutto ciò consentirà diagnosi e terapie più tempestive, riduzione delle complicanze e delle interminabili liste d’attesa, un miglioramento della qualità di vita e un taglio netto delle spese per il Servizio sanitario nazionale, grazie all’abbattimento del 25% dei costi connessi alla Bpco e alla riduzione del 50% del rischio di ricoveri. E' oramai accertato che i modelli di gestione pro-attiva e di iniziativa delle patologie croniche sono in grado di rendere più efficiente il sistema ottimizzando l'uso delle risorse. Il progetto che vogliamo realizzare servirà anche a confermare questa evidenza e a far crescere un modello di medicina più innovativo e attento all’uso delle risorse oramai sempre più scarse. Il medico di famiglia, che in media ha una relazione terapeutica coi propri assistiti che dura in media almeno 15 anni, proprio in virtù del rapporto di fiducia, della prossimità al paziente e di questa nuova modalità di organizzazione delle cure, può essere la chiave di volta per garantire una maggiore efficacia nella gestione della malattia e rappresentare una risorsa certa per il mantenimento della salute di tutti i cittadini», conclude Milillo.

Il punto sulla trattativa per il rinnovo dell’Acn. «La situazione nel rapporto con le istituzioni è ferma perché ci sono state le elezioni regionali. Ma i medici di famiglia Fimmg sono sempre in mobilitazione: continuiamo le nostre azioni di sensibilizzazione ed informazione dei cittadini», afferma Milillo. Ora, finite le elezioni regionali «bisognerà vedere il panorama che viene fuori, il comitato di settore e anche la composizione della Sisac. Il nodo è che la maggioranza delle regioni attraverso la Sisac avevano assunto una posizione di volontà di subordinazione del medico di medicina generale ad un sistema a cui noi contrapponiamo le proposte diverse fra cui quella che presentiamo stamattina, di cure a “chilometro zero” per le patologie croniche grazie ai medici di famiglia».

La benedizione del ministero. «C’è la mia adesione personale e del ministero a questo progetto per più ragioni. La prima ragione - spiega il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo - è che bisogna ribaltare un consolidato paradigma che indica generalmente, ancor più nella sanità, che bisogna partire dai soldi e che se non ci sono i soldi non ci sono possibilità di avviare le innovazioni». Secondo De Filippo, la sperimentazione Fimmg «porterà dati rilevanti in termini di innovazione, senza mettere un budget rivelante. La prossimità produce una straordinaria forza perché non rappresenta solo un vantaggio per il paziente ma anche per il sistema. Non esistono solo le malattie, esistono i malati».


© RIPRODUZIONE RISERVATA