Lavoro e professione

Caos formazione, Sigm e Cnas: accessi ai corsi di laurea in medicina fuori controllo, intervengano le istituzioni

di Associazione italiana giovani medici e Comitato nazionale aspiranti specializzandi

Nell'a.a. 2014/2015 il contingente di accessi programmati a medicina era pari a circa 10.000 unità. Di contro, a seguito delle criticità nell'organizzazione delle selezioni e delle conseguenti sentenze della Giustizia Amministrativa, hanno avuto accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia almeno 17.000 studenti. Orbene, le Regioni hanno avanzato una richiesta di fabbisogno pari a 9.146 unità per l'a.a. 2015/2016, soltanto circa 1000 unità in meno, a fronte del differenziale di ben 7000 unità in eccesso rispetto a quanto programmato l'anno precedente. Tale eccesso di ammissioni a medicina si aggiunge a un eccesso di aspiranti medici, già consolidatosi negli ultimi anni, e determinatosi a seguito di una espressa richiesta della Fnomceo risalente al 2010 di compensare la futura entrata in quiescenza di medici. Ma adesso, giustamente, la medesima Federazione richiede di ridurre gli accessi a 7000 unità per il prossimo anno accademico, rivedendo le proprie posizioni in ragione dei mutati scenari di salute.

E' evidente, infatti, che i conti non tornano! Da anni denunciamo tali problematiche, inascoltati. Chiediamo che la Politica e la Pubblica Amministrazione assumano iniziative urgenti al fine di esitare una adeguata pianificazione e programmazione quali-quantitativa delle risorse umane in sanità, per l'ambito medico in particolare. I numeri possono essere oggetto di difformi interpretazioni in mancanza del ricorso ad un necessario rigore metodologico, che si fonda sul dato epidemiologico, sul bisogno di salute attuale e sulla previsione degli scenari di salute del futuro. In tal senso l'Ue sta intervenendo attraverso la Joint action on health workforce planning & forecasting, cui aderisce l'Italia, ma i tempi di sviluppo e implementazione di tale metodologia di lavoro sono lunghi. Nelle more, chiediamo che siano valorizzate da subito le buone pratiche di programmazione già adottate da alcune realtà regionali e chiediamo un confronto urgente coi Ministeri competenti, Salute e Miur e con le Regioni per condividere tale percorso.

Inoltre, a causa delle note criticità sulla definizione del fabbisogno, siamo arrivati al punto che l'offerta ipertrofica di medici sta condizionando la domanda e le politiche sanitarie e non viceversa! Vedasi la proposta di creazione di un doppio canale formativo, Università e Ssn, più volte avanzata a mezzo dell'Art. 22 del Patto della Salute, con ciò mettendo in secondo piano l'obiettivo della qualità della formazione professionalizzante.

Se è vero che si calcola che nel 2020 mancheranno nell'Unione circa 1 milione di professionisti sanitari, è altrettanto vero che, oggi, in Italia la situazione è fuori controllo e sbilanciata nel senso opposto: il peso del collasso del Servizio Sanitario Nazionale, causato da tagli e conservazione di un'impalcatura burocratica desueta, poggia sulle spalle delle migliaia di giovani medici che continuano a ingrossare le fila del precariato. Le numerose entrate in quiescenza che si attendono per i prossimi anni, in ogni caso, non risolveranno il problema in quanto:

1) sono migliaia i precari nel limbo con profili non riconfigurabili in quanto formati in funzione del dato storico e delle potenzialità formative delle Università e non degli scenari di salute attuali e futuri;

2) si stanno formando troppi specialisti ad indirizzo ospedaliero e non si hanno dati attendibili sul fabbisogno di generalisti in ragione di un Ssn che, giustamente, da ospedalo-centrico deve evolversi verso un sistema integrato delle cure territorio-ospedale.

Inoltre, la pianificazione quali-quantitativa di medici in Italia deve portare a una riduzione di profili iper-specialistici a favore di un aumento di figure generaliste capaci di operare in team con altri professionisti all'interno di un sistema sanitario operante attraverso reti e percorsi di cura per patologia. Senza questa cornice il quadro perde di senso.
In conclusione, quello della formazione medica pre e post lauream, rappresenta l'unico ambito in cui il diritto allo studio dello studente deve trovare un punto di equilibrio con la tutela del diritto alla salute del cittadino.

L'ottimale professionalizzazione del giovane medico, che è garanzia della tutela della salute del paziente, si fonda su un percorso formativo caratterizzato da un adeguato rapporto docente-studente e sulla disponibilità di un'adeguata casistica clinica, reperibile all'interno delle strutture assistenziali. E tale casista non è illimitata per definizione, per quanto presenti ancora potenzialità di ampliamento attraverso la reale implementazione di reti formative integrate tra Università, Territorio ed Ospedale. Il sistema dell'accesso programmato, invece, è presupposto essenziale per garantire gli standard formativi richiesti e, pertanto, va salvaguardato e tutelato. Per questo occorre puntare sull'orientamento vocazionale degli studenti sin dalle scuole superiori ed affrontare le criticità della programmazione con un'ottica di sistema. Infine, è indispensabile porre la dovuta attenzione, nonchè destinare le necessarie risorse, all'organizzazione delle selezioni per l'accesso a medicina, nonchè alle scuole di specializzazione ed ai corsi regionali di formazione specifica di medicina generale.


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