Lavoro e professione

Medici di famiglia, pediatri e ambulatoriali pronti allo sciopero

Medici di famiglia, pediatri e specialisti ambulatoriali alla vigilia della legge di Stabilità «e dopo molti tentativi di dialogo senza risposta» rilanciano lo stato agitazione contro le politiche «orientate esclusivamente alla gestione emergenziale e attente solo al risparmio». Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale), Fimp (Federazione italiana medici pediatri), Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) e Sumai Assoprof (Sindacato unico medicina ambulatoriale) stigmatizzano il comportamento di Governo e Regioni che hanno escluso i camici bianchi sui dossier più caldi del settore: dal decreto sull’appropriatezza delle prestazioni alle risorse da destinare alla sanità nel 2016, dal rinnovo delle convenzioni alla responsabilità professionale.
«Governo e Regioni trascurano il perseguimento dell’obiettivo di rispondere ai bisogni assistenziali dei cittadini secondo criteri ispirati a valori di equità, giustizia e sicurezza. Una situazione – si legge nella nota – diventata insostenibile per tutti i medici e di conseguenza per i cittadini da loro assistiti, caratterizzata da dibattiti ed interventi sulla sanità in termini di spesa e mai di investimenti, sia socio-sanitari che finanziari tendenti al rafforzamento di una offerta nazionale della assistenza».

La situazione è diventata insostenibile
Per questo i medici si dichiarano pronti a far ricorso all’arma dello sciopero mentre, in una lettera a Governo e Regioni, i sindacati denunciano «una situazione diventata insostenibile, caratterizzata da dibattiti ed interventi sulla sanità in termini di spesa e mai di investimenti». A far salire la tensione una serie di provvedimenti «inopportuni e iniqui» che nelle ultime settimane hanno esasperato il confronto. Dal decreto ministeriale sull'appropriatezza prescrittiva, che prevede sanzioni per il medico in caso di comportamento prescrittivo non conforme, ai tagli alla sanità e il mancato finanziamento che «sotto la maschera della lotta agli sprechi, stanno producendo una drastica riduzione dei livelli di assistenza e dell’accesso alle cure». A questo si aggiunge l'introduzione di sanzioni per i camici bianchi in caso di mancata o errata trasmissione dei dati sulla spesa sanitaria dei pazienti, ai fini del 730, che «con l’alibi della semplificazione della pubblica amministrazione, impone ai medici procedure di rendicontazione fiscale conto terzi che poco c'entrano con i processi di cura».

Progressivo impoverimento numerico e retributivo
Problemi nuovi che si sommano a quelli ormai diventati storici, sottolineano il segretario Fimmg Giacomo Milillo, il presidente Fimp Giampietro Chiamenti, il presidente Snami Angelo Testa e il segretario Sumai-Assoprof Roberto Lala. Come «il progressivo impoverimento numerico e retributivo della categoria, l'espulsione dai processi decisionali, 7 anni di blocco delle convenzioni, disoccupazione, precarietà, emigrazione e intollerabile confusione nell'accesso alla formazione». Nel mirino delle sigle della medicina convenzionata c’è anche «la regionalizzazione della sanità che è stata capace solo di perseguire gli interessi organizzativi delle singole regioni, senza mai riuscire a proporre una sintesi nazionale delle politiche sanitarie nell'interesse della popolazione».

In assenza di novità scatta lo sciopero
I medici italiani chiedono di «diventare interlocutori istituzionali per la politica sanitaria nazionale e regionale» e si propongono come «parte attiva nelle scelte decisionali per l'evoluzione dell’organizzazione del lavoro e per adattare le performance professionali al miglior percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale possibile».
Da oggi, dunque, lo stato di agitazione. Ma in assenza di novità concrete da parte delle istituzioni , concludono Fimmg, Fimp, Snami e Sumai «sarà messa in atto ogni legittima forma di protesta fino ad individuare e comunicare le date e le modalità di eventuali scioperi».


© RIPRODUZIONE RISERVATA