Lavoro e professione

Congresso Sifo: «Farmacie ospedaliere indifese contro i furti»

di Lucio Bondì

Tra il 2006 e il 2013 un ospedale su 10 è stato vittima di almeno un furto, per un danno totale superiore a 18 milioni di euro. Ma se nei sei anni precedenti si erano registrati 68 casi, il solo 2013 ha visto la segnalazione di ben 51 episodi. A certificarlo è uno studio del centro “Transcrime” della Università Cattolica di Milano, svolto in collaborazione con l'ateneo di Trento. Il traffico illecito di medicinali è un business con rischi bassi e profitti alti, visto che a essere rubati sono in primo luogo i farmaci ad alto costo: al primo posto vengono gli antitumorali, seguiti dai farmaci biologici, dagli immunosoppressori e dagli antireumatici. Le mafie, che sono spesso dietro ai “colpi”, sanno quali sono i prodotti più cari e richiesti sui mercati neri dei Paesi dell'Est Europa, dove il più delle volte finisce la refurtiva. In altri casi i farmaci rubati servono a curare latitanti o vengono usati per alimentare il business della droga o quello del doping. A fare il punto sul problema la Sifo, Società dei farmacisti ospedalieri, in occasione del congresso in corso a Catania.

Tra le Regioni più colpite dal fenomeno vi sono la Campania e la Puglia, che da sole raccolgono il 45 per cento dei casi, mentre in Molise sono avvenuti ben 7 furti ogni 10 ospedali. Le grandi strutture, sopra gli 800 posti letto, sono le più a rischio, possedendo scorte più grandi e prodotti all'avanguardia. Il bottino dei malviventi, di conseguenza, è di tutto rispetto: il valore medio dei farmaci rubati si aggira intorno ai 330mila euro per ogni furto.

Sicurezza al check
«Era tardo pomeriggio, ce ne siamo accorti accorti perché la porta di un frigorifero era rimasta aperta ed è suonato l’allarme. Quando la vigilanza è arrivata i ladri si erano già allontanati col bottino». È il racconto di uno dei tanti farmacisti che lavora in un ospedale in cui, negli ultimi anni, sono avvenuti dei furti. «Ma da allora abbiamo imparato la lezione - prosegue - e abbiamo messo telecamere e allarmi dappertutto: ora siamo più sicuri di Fort Knox!».

Lo stesso non si può dire di tutte le strutture del paese. A certificarlo è un’indagine della Sifo, la società dei farmacisti ospedalieri, che, con l’aiuto della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha valutato la sicurezza con cui vengono custoditi i farmaci in 21 ospedali. Solo tre presìdi, infatti, sono risultati adeguatamente protetti, mentre dodici sono stati “rimandati” e ben sei presentano carenze gravi e preoccupanti.

«Lo studio ha misurato la presenza di cinque criteri di sicurezza: il controllo degli accessi, la protezione volumetrica interna, quella perimetrale, la presenza di allarmi e telecamere a circuito chiuso» spiega Marcello Pani, responsabile area logistica e innovazione Sifo.

Già nel 2014 la Societàdelle farmacie ospedaliere ha lanciato il progetto PADLockproprio per contrastare il fenomeno dei furti in ospedale, cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni.

Molte strutture sono vecchie, costruite quando il problema non esisteva neanche, e quindi sono meno attrezzate, soprattutto per quanto riguarda il controllo degli accessi. «Adeguarle a standard di sicurezza elevati è più difficile, ma certo non impossibile», ragiona Pani. «Spesso a mancare è più una vera consapevolezza del problema, soprattutto da parte della dirigenza, ma negli ultimi anni anche l’approccio dei vertici sta cambiando».

I l decalogo con il Nas
Sifo, insieme ai Nuclei antisofisticazione dei Carabinieri, un anno fa ha varato un decalogo di “regole d’oro” per la sicurezza delle farmacie ospedaliere, che comprendono 5 misure preventive e altrettante correttive. Si va dall’installare telecamere, porte blindate, inferriate e serrature europee alla presenza di una guardia giurata, dalla chiusura a chiave di armadi e frigoriferi al controllo degli accessi di esterni. Raccomandata inoltre la stipula di una polizza assicurativa e la creazione di un’unica area interna per l’immagazzinamento dei farmaci ad alto costo, che andrebbero comprati in tanti piccoli lotti per evitare eccessi nelle scorte. In caso di furto, infine, è necessario avvertire al più presto non solo le forze dell’ordine, ma anche la dirigenza aziendale, la casa produttrice e tutti i colleghi, grazie alla piattaforma on-line messa a disposizione dalla Società. Molto si può fare e si sta facendo, come testimonia il maggiore Marco Dotti, capo sezione operazioni del comando Tutela della salute, grazie a interventi su tutto il territorio nazionale, sono state sgominate bande dedite al furto di farmaci, che venivano poi “ripuliti” e rivenduti.

«Il 2014 ha visto scendere in modo consistente il numero di episodi registrati - racconta il maggiore - e nel 2015 le segnalazioni che abbiamo ricevute si contano sulle dita di una mano». Ma nelle nuove linee guida, presentate a Catania, vengono anche presentate buone pratiche come la centralizzazione in unico magazzino di area vasta, che nel caso dell’Estar Toscana ha dato ottimi risultati, la distribuzione nei reparti “just in time”, che limita la presenza dei farmaci incustoditi nei singoli reparti, o le pratiche di auditing. I furti di medicinali non rappresentano solo un danno economico di milioni per il Servizio sanitario, ma anche un rischio concreto per la salute. Spesso, infatti, pillole e flaconi vengono riciclati, alterando numeri di lotto, e reimmessi sul mercato, magari passando per paesi extraeuropei e interrompendo la catena del freddo. «Può capitare di scoprire solo al mattino di non avere più farmaci oncologici per una terapia - racconta un’altra farmacista - e possiamo garantire l’assistenza solo grazie a ordini urgentissimi o prestiti da altri presìdi. Ma - precisa - lentamente sempre più strutture si stanno adeguando a standard di sicurezza elevati».

Non a caso, se un tempo in molte farmacie ospedaliere si entrava e si usciva liberamente, ora ci si trova davanti a una porta chiusa e una telecamera di sicurezza.


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