Lavoro e professione

Il manuale anti errori del farmacista ospedaliero

Un manuale per prevenire i possibili errori di terapia e per dare ai farmacisti ospedalieri le 'regole d'oro' per gestire nel modo corretto i farmaci ad alto rischio (Far). Ma allo stesso tempo un testo che per la prima volta sia d'aiuto per districarsi tra simboli e sigle presenti nelle prescrizioni, perché capita spesso che i farmacisti ospedalieri, oltre che con calligrafie illeggibili, si trovino a fare i conti con acronimi e abbreviazioni latine di dubbia interpretazione. L'idea è di Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali, che attraverso la propria Area rischio clinico ha realizzato questo manuale e ha deciso di presentarlo e distribuirlo in questi giorni a Catania, dove si sta svolgendo il 36° congresso nazionale Sifo. Ne verranno distribuite un migliaio di copie, poi il testo in futuro verrà pubblicato anche sul sito della Società.

Di errori ne esistono di ogni tipo, da quelli di dosaggio a quelli di miscelazione, da quelli di prescrizione non appropriata a quelli di interpretazione, fino all'errore di somministrazione. Il manuale li affronta tutti, proponendo comportamenti e strategie che aiutino a prevenirli. Il testo, un'ottantina di pagine, si compone di due parti: nella prima si affrontano i principali rischi legati ai farmaci ad alto rischio (in tutte le fasi, dalla preparazione alla distribuzione alla somministrazione), mentre nella seconda parte del volume si tratta la questione di acronimi e sigle, una 'giungla' che ancora troppo spesso costella le prescrizioni dei medici e può indurre in errore.

Il problema degli acronimi
Secondo alcuni studi, proprio dall'utilizzo di queste abbreviazioni dipende un'importante percentuale di errori, nonostante siano state vietate a livello internazionale da JCI, Joint Commission International, da oltre dieci anni. Il problema degli acronimi, già preso in considerazione negli anni dal ministero della Salute, finora non era stato però affrontato in modo così specifico e mirato. E il lavoro di Sifo non è passato inosservato: arriverà presto, infatti, una raccomandazione del ministero della Salute (la numero 18) proprio sul tema degli acronimi. Sarà elaborata dagli esperti del ministero in collaborazione con Sifo e con le Regioni prendendo spunto dal manuale messo a punto dai farmacisti ospedalieri.

Sul tema degli errori esistono già raccomandazione numero 7, e poi a seguire la 12 e la 14 (che si sono focalizzate sui farmaci Lasa e antineoplastici), oltre alle linee di indirizzo diffuse dal ministero, che ha inserito la problematica anche tra le verifiche Lea. Ora arriverà anche la raccomandazione numero 18, sul tema della prevenzione degli errori in corso di terapia farmacologica dovuti all'uso di acronimi, per elaborare la quale il ministero si avvarrà della collaborazione di Sifo, già consulente del ministero anche per le precedenti.

Ma cosa sono questi acronimi? Si va da QD (quam die, cioè una volta al giorno) a BID (due volte al giorno), da TID (tre volte al giorno) a QID (quattro volte al giorno). Di sigle, poi, ne esistono molte altre, così come esistono molte altre diciture che possono risultare poco comprensibili o generare errori. Abusare della 'U' per indicare 'unità', ad esempio, può portare a fraintedimenti gravi, perchè '6U' può facilmente 'diventare' 60. Ma anche i numeri romani, le sigle e le frazioni possono essere lette in modo equivoco.

«L'uso di abbreviazioni e acronimi nel settore sanitario è diventato un problema preoccupante per la sicurezza dei pazienti», afferma Piera Polidori, direttore scientifico Sifo e coordinatrice del Comitato scientifico Sifo. «I problemi più comuni sono causati da sigle ambigue, poco conosciute e simili tra loro, abbreviazioni e acronimi che conducono ad interpretazioni errate e ad errori medici. L'utilizzo di abbreviazioni, poi, simboli e acronimi- prosegue Polidori-, s eppur consolidati nella pratica clinica, aumentano il rischio di confusione tra farmaci con nomi o pronuncia simili o il rischio di confusione tra unità di misura e dosaggi».

Per quanto riguarda invece i farmaci ad alto rischio, nel manuale Sifo c'è l'elenco dei principali medicinali così catalogati, i rischi presenti in letteratura e un focus sulle principali categorie di pazienti (pediatrici, geriatrici, oncologici o diabetici) nei confronti dei quali più spesso si verificano gli “eventi avversi”. Tra i consigli c'è quello di standardizzare e semplificare il processo di gestione del farmaco nelle aree a maggior rischio, produrre e condividere una lista dei farmaci Far e monitorarne l'uso; monitorare la risposta dei pazienti a tali farmaci e prevedere sistemi di doppi controllo, oltre che lavorare alla formazione continua del personale.

«Il problema degli errori in terapia è di eccezionale rilevanza da un punto di vista clinico ed economico. Molta strada è stata fatta nella prevenzione, soprattutto nei paesi anglosassoni, ma molta strada rimane da fare in Italia, dove, a parte alcune situazioni sporadiche, i sistemi di prescrizione e distribuzione sono assolutamente inadeguati ed è necessario che tutte le parti in causa (direzioni aziendali, medici, farmacisti, infermieri e tecnici) si confrontino per costruire insieme un nuovo modello compatibile con le realtà locali e nazionali», afferma Polidori. L'auspicio è che «tutte le realtà ospedaliere possano, in tempi ragionevolmente brevi, predisporre una propria procedura per la corretta gestione dei farmaci, con particolare attenzione per quelli considerati ad alto rischio, tenendo conto delle risorse economiche disponibili, delle prestazioni erogate e del livello di efficienza a cui mira la propria organizzazione».


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