Lavoro e professione

Orario di lavoro, Lorenzin: «Non ci saranno slittamenti». I sindacati scaldano i motori per l’incontro di domani all’Aran

di L.Va.

A due settimane dalla scadenza del 25 novembre e alla vigilia dell’incontro di domani con i sindacati medici voluto dall’Aran, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin chiarisce che una soluzione entro la data ci sarà: «La normativa sui nuovi orari di lavoro, per i medici, deve entrare in vigore: non ci saranno slittamenti». E per rendere l’idea dell’urgenza di questo aggiornamento ha spiegato «Se noi dobbiamo prendere l'aeroplano preferiamo che il comandante e il pilota siano freschi e riposati o che vengano da 72 ore senza aver dormito? Credo che nessuno di noi voglia entrare in un aereo dove, chi lo conduce - ha concluso - abbia un colpo di sonno». Dichiarazione che rafforza le voci di corridoio sull’ipotesi di un decreto imminente, basato sull’atto di indirizzo del comitato di settore delle Regioni (da noi anticipato nei giorni scorsi) , che sarà il punto di partenza della discussione di domani all’agenzia tecnica dell’Aran. Ricordiamo che dal 25 novembre va pienamente applicata la direttiva europea 88/2003 sull'orario di riposo e di lavoro dei medici (e sanitari) dipendenti, che prevede questo: massimo 12 ore e 50 di lavoro giornaliero; massimo 48 ore di lavoro settimanale e e minimo 11 ore continuative di riposo tra un turno e l'altro.

Sindacati in trincea
Domani i sindacati vedranno i tecnici Aran, ma scaldano i motori a meno di un giorno dall’incontro.

«Ogni tentativo di evitare l'applicazione a partire dal prossimo 25 novembre della Direttiva europea in merito a riposi e durata del tempo di lavoro settimanale dei medici rappresenta un atto arrogante delle Regioni, segno evidente della loro incapacità ad affrontare seriamente i problemi connessi, come la riorganizzazione dei servizi». Ad affermarlo è Carlo Palermo, vice Segretario nazionale dell’Anaao Assomed, il maggiore sindacato dei medici dirigenti. «Non siamo disponibili a svendere i diritti dei medici e di tutta la dirigenza sanitaria su un tema così sensibile. Non si tratta solo di salvaguardare l'integrità psico-fisica dei professionisti e di tutti gli operatori del settore sanitario pubblico, ma piuttosto - rileva Palermo - di garantire cure sicure a tutti i cittadini intervenendo su uno dei principali determinanti del rischio clinico. Ricordiamo a Regioni e Governo che i limiti di eventuali deroghe sono già stati tracciati dalle sentenze della Corte di Giustizia Europea».
L'applicazione della Direttiva 2003/88/CE, conclude il dirigente sindacale, «arrivati a questo punto, non può che essere al centro dell'azione del Governo e della prossima legge di stabilità, anche al fine di garantire i finanziamenti necessari per stabilizzare l'immenso precariato su cui si è retta l'operatività del sistema sanitario in questi anni e per procedere, ove necessario, all'incremento delle dotazioni organiche».

I riposi in sanità «rappresentano una questione fondamentale. Vi fareste operare da un chirurgo stanco?», è quello che spiega il segretario nazionale Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, «Le evidenze scientifiche hanno dimostrato che la più alta probabilità di commetter errori si verifica nelle ultime ore dei turni di lavoro. Si tratta di aumentare l'appropriatezza del lavoro dei medici e degli infermieri a tutela della sicurezza delle cure e per una migliore qualità dell'assistenza. La scadenza del 25 novembre può anche rappresentare una occasione per miglioramenti organizzativi del lavoro in sanità ma, stante la politica di tagli e di blocco del turn over, c’è il fondato rischio che, in assenza di un passaggio da una politica sanitaria di tagli ad una di investimenti, si possano creare anche disagi per i cittadini». «Pur sapendo da circa un anno della scadenza, il Governo e le Regioni - prosegue il leader sindacale - hanno omesso di verificare la sussistenza del personale medico ed infermieristico necessario a garantire il giusto orario». Ora, «invece di cercare deroghe e proroghe unilaterali, si affronti la questione investendo le necessarie risorse nella Legge di stabilità e aprendo le trattative per il rinnovo del contratto 2015-2018, che rappresenta - conclude - l'unica sede per affrontare i temi della riorganizzazione, dei riposi, dell'orario di lavoro».

Per lo Smi di Pina Onotri è l’ora di dire «No a colpi di mano sugli orari di lavoro dei medici: i richiami dell'Europa sono corretti» e di chiudere «con turni massacranti e con il precariato “selvaggio”. La sanità pubblica italiana nonostante la propaganda, e una certa disinformazione, fa da anni “le nozze con i fichi secchi”, il nostro Ssn, pur impoverito, ha continuato a funzionare grazie all'abnegazione dei medici e al ricorso costante a contratti atipici e a tempo determinato».
«Ora si avanza - denuncia Onotri - la possibilità di un decreto con l'intenzione di mantenere lo status quo. Un'ipotesi inaccettabile e illegittima. Per questa ragione, pensiamo che sia necessario una risposta unitaria per scongiurare questa eventualità. Come Smi, su iniziativa dell'Aaroi, stiamo definendo in tal senso una diffida, che ci auguriamo raccolga quante più adesioni possibili».

E rincara la dose l’Aaroi-Emac: «In poche ore, a una notizia sull'ipotesi che un ennesimo decreto calato dall'alto stabilisca unilateralmente le deroghe, si è sovrapposta quella di una mini-proroga di due mesi delle deroghe già dichiarate illegittime dalla Ue. Idee in libertà, a conferma di un'incapacità politico-amministrativa, a tutti i livelli, di rassegnarsi alla necessità di una seria riorganizzazione del lavoro nel Ssn» dichiara il presidente Alessandro Vergallo. Nel frattempo, i sindacati nazionali del pubblico impiego sono state convocate dall'Aran il 10 novembre, una convocazione che apprezziamo - aggiunge - e alla quale, affinché non sia un pro-forma, ci presenteremo con intenti propositivi, auspicando che sia l'occasione per ripristinare il valore della contrattazione nazionale di lavoro, da anni calpestata da interventi legislativi di ogni genere e specie». «Ci opporremo comunque con forza - conclude il presidente Aaroi-Emac - qualora l'applicazione delle norme sugli orari di lavoro e sui riposi europei dei medici italiani, anche ai fini della sostenibilità del Ssn, venga aggirata attraverso un’esacerbazione del già insostenibile fenomeno del precariato, mascherato sotto forma di contratti libero-professionali fittizi (compresi quelli esternalizzati a cooperative), che in realtà sono veri e propri rapporti di lavoro dipendenti privi di qualunque tutela».

Infermieri contro le proroghe
«I sindacati del personale del Servizio sanitario nazionale che domani, 10 novembre, saranno all'Aran per discutere sull'attuazione delle norme Ue, facciano sentire la loro voce: dopo anni di indifferenza verso la tutela della salute degli operatori e delle conseguenze che un super-lavoro ha sui pazienti, l'obbligo normativo del rispetto delle regole europee sui turni e sui riposi anche in sanità, rischia di essere vanificato dai danni collaterali che non una, ma ben otto deroghe alla legge possono provocare sull'organizzazione e sulla gestione dell'assistenza». Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi, chiama in campo i sindacati di infermieri e professioni sanitarie «perché impediscano che le deroghe previste nell'atto di indirizzo del Comitato di settore Regioni-Servizio sanitario nazionale all'Aran, scarichino sul personale le questioni economiche e l'impreparazione delle amministrazioni locali».


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