Lavoro e professione

La Fnom sul 730 precompilato: «Siamo medici non agenti del Fisco» Dure accuse in audizione alla Camera

di Red.San.

S
24 Esclusivo per Sanità24

Anteprima. «No, grazie: siamo medici, non burocrati. E tantomeno siamo agenti del fisco». Ha risposto più o meno così oggi a brutto muso una delegazione della Fnom davanti alla commissione Finanze della Camera in una audizione su un tema caldissimo: la partecipazione attiva, attivissima, chiesta ai medici d’Italia – lavorino o no nel Ssn, pubblici o privati tout court – per la compilazione del 730 pre-compilato. Una novità, su cui è intervenuta adesso anche la legge di Stabilità 2016 (art. 1, comma 570) che impone ai medici un ruolo e compiti che non sono di loro competenza. Anzi. Che richiederà uno sforzo organizzativo ulteriore e non certo di carattere sanitario. Che li esporrà a seri rischi amministrativi, con sanzioni che addirittura potrebbero sfiorare i 50mila euro.

Basta invasioni di campo. Insomma, una nuova bastonata e un ulteriore e difficilissimo, se non impossibile, adempimento a loro carico fin dal prossimo gennaio. Su tutti i versanti. Senza dire che la strumentazione tecnica è del tutto carente e inadeguata. E che i medici non vogliono fare gli “agenti del fisco”. «Non è nostro compito», afferma senza perifrasi la FnomCeo nel documento consegnato alla commissione Finanze. Facendo notare tutti i rischi del caso. Dai problemi di tutela della privacy e di opposizione del paziente all'invasività dei compiti loro richiesti.

Le proposte. Non mancano le «soluzioni praticabili», ha fatto notare la Fnom. «Semplici e praticabili», si afferma:
- eliminare l’obbligo di trasmissione dei dati per il 2015, anche nella forma semplificata dello spesometro, considerando comunque validi, al fine della dichiarazione precompilata, i dati dei medici che, alla scadenza prevista, abbiano effettuato la trasmissione delle informazioni richieste (facoltà in luogo di un obbligo, almeno rispetto ai dati 2015)
-semplificare e limitare le informazioni da raccogliere
- prevedere che, per le prestazioni erogate nei confronti di soggetti maggiori di sedici anni, sia lo stesso soggetto a dover esprimere la propria volontà di comunicare la spesa sostenuta: invertire l'automatismo, ossia, senza una specifica richiesta, il dato dei pazienti di età compresa tra 16 e 18 anni non è trasmesso.
Altrimenti, si aggiunge, senza un intervento di revisione dei criteri di raccolta e trasmissione delle informazioni sanitarie c’è il rischio concreto di una errata elaborazione dei dati fiscali. Con una aggiunta: «Per fare un buon lavoro che sia utile per i cittadini e per la Pubblica Amministrazione, occorre che questa si cali nelle reali condizioni di lavoro dei medici per comprendere come equilibrare l’esigenza di raccolta delle informazioni con la reale capacità organizzativa dei soggetti in capo ai quali viene posto l'onere di raccolta dei dati». Senza tutto ciò l’Amministrazione, se incapace di un atteggiamento aperto e costruttivo, «diventa ottusa burocrazia nemica dei cittadini».

Le conclusioni. Di qui le conclusioni, secche e precise. «L’insieme delle considerazioni esposte evidenzia l’oggettiva impossibilità di dare attuazione da parte dei medici, degli Ordini provinciali e della Federazione nazionale agli adempimenti previsti dalla normativa così come attualmente emanata con particolare riferimento al rispetto della scadenza del 16 gennaio 2016: in particolare ad oggi il tavolo tecnico non ha definito tutti gli aspetti necessari all’adempimento e i soggetti titolari di partita iva che non inviano al STS (Sistema Tessera Sanitaria) o non vi possono accedere senza specifico ulteriore accreditamento per tale funzione sono di fatto impossibilitati ad adempiere in tempo utile a quanto richiesto dalla normativa, anche in assenza di specifici software in grado di provvedere all'invio automatico. Si rileva con forza che qualsiasi apertura di collaborazione deve essere subordinata alla preliminare abrogazione dell'attuale apparato sanzionatorio posto a carico dei medici italiani attraverso la presentazione di specifici emendamenti all'interno del disegno di legge n. 3444 (legge di stabilità 2016) che tengano conto delle innegabili difficoltà in cui si vengano a trovare i medici italiani».


© RIPRODUZIONE RISERVATA