Lavoro e professione

Orario di lavoro, le Regioni tornano alla carica in cerca di proroghe

di Ro. M.

Nel primo giorno di applicazione dell’orario di lavoro Ue e aspettando il testo dell’emendamento che dovrebbe prevedere l’assunzione di 4mila medici a tempo indeterminato , le regioni tornano alla carica con la richiesta al Governo di una «saggia» proroga. Lo ha riferito Massimo Garavaglia, assessore in Lombardia e presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità a margine dei lavori della Conferenza delle Regioni. «Abbiamo chiesto una saggia proroga al Governo -spiega - e rimaniamo dell'idea che questa sia la cosa più sensata da fare, per fare un buon lavoro nella legge di Stabilità». «Il punto - ha spiegato - è che questo tema deve essere oggetto di contrattazione. È in ballo il contratto. Il lavoro saggio da fare è occuparsene in quell'ambito», ha concluso Garavaglia.

E mentre i camici bianchi scaldano i motori alla vigilia della manifestazione di sabato prossimo a Roma (#iomimobilitoetu), Anaao ribadisce che 4mila assunzioni non basteranno: «Il rispetto dell'orario di lavoro dei medici - sottolinea il segretario nazionale Costantino Troise - porterà a una diminuzione dei servizi che fino ad oggi venivano offerti ai cittadini grazie a turni più lunghi e straordinari. Ma quello che si deve capire è che non basteranno le assunzioni di 3.500-4.000 operatori di cui si parla in questi giorni per tamponare la situazione. Nel 2016 serviranno 13 mila medici per sostituire i colleghi che andranno in pensione. E nessuno si sta occupando della questione».

E Cimo già prefigura la via dei contenziosi contro eventuali deroghe decise a livello locale. «O si applicano le regole - afferma Riccardo Cassi, presidente Cimo - o faremo le denunce all'ispettorato del lavoro. La legge aveva dato un anno di tempo alle Regioni per adeguarsi, ma come al solito sono le grandi assenti anche sul rispetto dell'orario del lavoro dei medici previsto dall'Ue. Cercheremo di fare il possibile per garantire i servizi ai cittadini, ma nessuna deroga».

Insomma le assunzioni di medici avranno necessariamente tempi lenti e sebbene siano giudicate un passo positivo, nell’immediato non sono una soluzione. Lo affermano i deputati M5S in Commissione Affari sociali. «Sull'orario di lavoro in sanità - si legge in una nota - il Governo ha buttato un anno nel corso del quale avrebbe potuto e dovuto trovare soluzioni. Ora, all'ultimo momento, esce dal letargo pensando di introdurre un apposito provvedimento nella Stabilità, che però entrerebbe in vigore solo il 1 gennaio. L'obbligo di adozione della direttiva europea, invece, scatta oggi». «È impensabile restare allo scoperto per oltre un mese: serve un provvedimento immediato. Se così non sarà - continuano - si andrà incontro a due rischi: impossibilità di fornire prestazioni mediche ai cittadini o, in caso di sforamento dell'orario di lavoro, sanzioni nei confronti dei dirigenti».

«Se il ministro della Salute non interverrà immediatamente, ci riserviamo di rivolgerci all'Europa per chiedere la riapertura della procedura di infrazione, che al momento è stata bloccata. - avvertono i deputati - Tra l'altro, ricordiamo che le prestazioni di libera professione medica sono escluse dall'obbligo dell'orario di lavoro. Questo fatto non solo esaspera quell'ibrido sistema pubblico-privato che già pervade la professione, ma mantiene alto il rischio di mettere nuovamente l'Italia in procedura di infrazione». E al responsabile sanità del Pd Federico Gelli, che sull'emendamento del Governo per lo sblocco del turnover «parla di risorse provenienti da risparmi derivanti dall'applicazione del nuovo testo sul rischio clinico il quale, a suo parere, ridurrebbe il costo della medicina difensiva - conclude M5S - ricordiamo che tali risparmi sono tutti da dimostrare e verificare. Oggi è impossibile contabilizzarli».

Corsie ad alta tensione: la rabbia dei lavoratori all’ospedale San Camillo di Roma
Intanto in corsia esplodono le prime tensioni e nel Lazio i sindacati chiedono l’apertura immediata di un confronto con la regione. «Mentre monta la rabbia in tutta la regione - spiegano in una nota Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Roma e Lazio - la direzione del San Camillo è stata lo scenario di una manifestazione spontanea. A scatenare le comprensibili ire degli operatori sono le ricadute di una giustissima norma che finalmente recepisce le direttive europee sull'orario di lavoro in sanità. Come era già stato denunciato alla Regione Lazio, per applicare queste norma sacrosanta le aziende, in carenza di personale, hanno intrapreso la strada peggiore: minacciano atti unilaterali. Avevamo chiesto alla Giunta regionale di farsi parte attiva per governare questo passaggio, ma purtroppo si è deciso di lasciare alle singole Asl la risoluzione del problema. Senza un'immissione di personale sarà impossibile applicare quelle norme in modo equo. Va tenuto conto che parliamo di un settore in cui sono stati smaccatamente violati i diritti degli operatori sanitari e dei medici. Servono percorsi partecipati sui posti di lavoro e linfa nuova, assunzioni per rafforzare organici che non permettono sforzi ulteriori. Visto il caos e i malumori crescenti, ci aspettiamo un intervento con soluzioni eque ed efficaci da parte della Regione Lazio e l'apertura immediata di un confronto».


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