Lavoro e professione

«Modificare il comma 566 sulle competenze», Chersevani (Fnom) scrive a Lorenzin

di Fnomceo

Modificare l'incipit dell'ormai noto “Comma 566”, nel quale si riservano alla professione medica soltanto «atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi cura e terapia». È quanto la Fnomceo chiede da tempo, sin da quando, con un vero «strappo di metodo e di merito», il comma fu inserito nella Legge di Stabilità 2015, approvata con un voto di fiducia.
Molti, in questi mesi, i contatti con il ministero della Salute, ampio e paziente il lavoro di mediazione. Ma dal ministero, a fronte di molte promesse, ad oggi nessuna risposta concreta.
«Il fatto più preoccupante - commenta con amarezza il presidente della Fnomceo, Roberta Chersevani – è che sono stati disattesi impegni condivisi, e che la fiducia sempre dimostrata è stata tradita. Questo sta a significare una sola cosa – afferma -: che, ancora una volta, le legittime aspettative e competenze della professione medica sono messe in secondo piano dalla politica».
E per esprimere, a nome di tutti i medici, il suo «disappunto», ha scritto al ministro Beatrice Lorenzin la lettera che qui alleghiamo.
«Se la nostra voce rimarrà inascoltata – prosegue Chersevani – coinvolgeremo anche il presidente Renzi: nonostante le leggi sembrino andare in un'altra direzione, vogliamo ancora credere che, pure per la politica, la salute dei cittadini sia cosa troppo seria per essere ridotta a mera prestazione sanitaria, con attenzione unicamente al costo. E questo non significa - puntualizza - che non sia nostra intenzione continuare a lavorare, come abbiamo sempre fatto, in sinergia con le Professioni sanitarie, in quello stesso clima di cooperazione e comunicazione che caratterizza le nostre attività quotidiane. Né significa - poiché non lo siamo mai stati -, che siamo contrari allo sviluppo di competenze delle Professioni sanitarie, con i conseguenti riconoscimenti di carriera ed economici. Ciò che non ci stanchiamo di ribadire – spiega - è che non può essere superato il ruolo di leadership funzionale del medico nei processi e nelle attività di diagnosi e cura».

Una leadership che si poggia sulle competenze acquisite nel corso di lunghi e complessi iter formativi e che, in ogni caso, è volta a garantire l'unitarietà, l'armonia, la qualità, la sicurezza e l'efficacia degli esiti dell'intero processo clinico – assistenziale, non negando, ma anzi valorizzando, le molteplici autonomie. «In altre parole – conclude Chersevani - il medico, in un’equipe, deve essere come il direttore d'orchestra: coordina, dà il tempo e l'andamento, crea armonia, ma poi sta ad ognuno suonare il suo strumento».


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