Lavoro e professione

Allarme Fofi: «Tra 20 anni più di 60mila farmacisti italiani disoccupati». Ecco la ricetta per salvare i professionisti

Prevedere anche per la laurea in Farmacia il numero chiuso per le iscrizioni universitarie, sulla base di una programmazione legata all'effettivo fabbisogno di ricambio generazionale; realizzare compiutamente la farmacia dei servizi come previsto dal Patto per la salute (puntando sul controllo dell'aderenza alla terapia, sugli screening preventivi; sul monitoraggio del paziente cronico e sul ritorno in farmacia dei farmaci innovativi); incrementare gli organici dei dirigenti farmacisti ospedalieri nel Ssn per adeguarli finalmente agli standard funzionali. Sono queste le proposte lanciate dalla Fofi da FarmacistaPiù 2016, il congresso annuale dei farmacisti italiani, per far fronte all'allarme sullo stato occupazionale che attende la categoria nell’immediato futuro.

In Italia, una volta concluse le nuove assegnazioni di farmacie dopo il concorso straordinario di qualche anno fa si conteranno circa 21mila farmacie di cui 18mila private, tutte convenzionate con il Ssn. Sono poi presenti circa 4mila parafarmacie private. Ma i farmacisti attivi iscritti all'Ordine sono ben 92mila e non tutti possono contare su una titolarità di farmacia o parafarmacia che in ogni caso devono fare i conti anch'esse da anni con la crisi economica che ha colpito anche questo settore.
La stragrande maggioranza dei farmacisti lavora infatti presso farmacie e parafarmacie come collaboratore, oppure lavora in ospedale, nelle Asl o nelle aziende del farmaco con trattamenti economici molto differenziati tra loro.

I numeri parlano chiaro. Secondo gli ultimi dati emersi nell'ambito dell'iniziativa Joint Action Health Workforce Planning and Forecasting, avviata nel 2015 e promossa dalla Commissione europea con la partecipazione del ministero della Salute, finalizzata a definire una metodologia condivisa per la determinazione del fabbisogno per il Servizio sanitario nazionale per il periodo 2015-2040, per le professioni di farmacista, medico chirurgo, odontoiatra, infermiere e ostetrica, emerge un fabbisogno occupazionale per il farmacista italiano di circa 1.500 unità l'anno. A fronte di questo dato si registrano circa 4.700 nuovi laureati in farmacia dei quali 4mila si iscrivono all'albo con l'aspirazione di esercitare a pieno titolo la professione di farmacista.

Secondo l’analisi della Federazione degli ordini dei farmacisti, quindi, da qui a 20 anni, in Italia ci saranno almeno 50mila nuovi farmacisti disoccupati che si aggiungono ai quasi 13mila farmacisti che già oggi sono in cerca di occupazione. In tutto quindi un esercito di 63.000 professionisti disoccupati per i quali lo Stato e le famiglie hanno fatto sacrifici e speso denaro per garantire loro una laurea che molto difficilmente, a bocce ferme, darà opportunità di lavoro e soddisfazione professionale.


Le proposte Fofi
Prima proposta. Prevedere anche per la laurea in Farmacia, il numero chiuso per le iscrizioni universitarie sulla base di una programmazione legata all'effettivo fabbisogno di ricambio generazionale e quindi stabilendo al momento una quota massima di iscrizioni per i prossimi anni accademici.

Seconda proposta. Dare finalmente seguito alla farmacia dei servizi quale presidio del Servizio sanitario nazionale da inserire a pieno titolo, come del resto previsto anche dall'ultimo Patto per la Salute siglato da Governo e Regioni, nella riforma in atto della medicina territoriale.
Questa nuova farmacia multifunzionale può costituire un valido presidio della rete extraospedaliera ed essere attiva in molteplici campi di attività dando così spazio e opportunità alle nuove leve della professione:
1.controllo dell'aderenza alla terapia (attualmente risulta che il 50% dei pazienti non sia aderente e che il 25% di ricoveri in ospedale sia legato alla cattiva gestione delle terapie farmacologiche, spesso inconsapevole);
2.attività di screening della popolazione sana a scopi di prevenzione (es. diabete), anche in collaborazione con i medici di medicina generale;
3.monitoraggio del paziente cronico con autoanalisi ed iniziative di educazione sanitaria;
4.una nuova remunerazione per l'atto professionale, che preveda una fee per la singola dispensazione e una percentuale sul prezzo del farmaco; tale soluzione consentirà di uscire da una logica meramente commerciale e di valorizzare il ruolo professionale del farmacista.
5.ritorno in farmacia dei farmaci innovativi compatibili con l'uso sul territorio, oggi ormai dispensati esclusivamente in ambito ospedaliero, per venire incontro alle esigenze di continuità terapeutica del cittadino senza costringerlo ad andare per forza in ospedale.

Terza proposta. Incrementare gli organici dei dirigenti farmacisti ospedalieri nel Ssn per adeguarli finalmente agli standard funzionali. Riconoscerne e valorizzarne le competenze prevedendo un maggiore coinvolgimento nella valutazione della gestione delle terapie farmacologiche a tutto vantaggio della salute del paziente in termini di farmacovigilanza e valutazione dell'appropriatezza prescrittiva.

Il farmacista ospedaliero, contrariamente a quanto comunemente si pensa, non si dovrebbe infatti occupare solo del rifornimento di farmaci ai reparti ma, soprattutto oggi, con l'affermarsi degli ospedali ad alta e media complessità, impegnati spesso nella ricerca e nella sperimentazione, può e deve avere un ruolo attivo anche in questi ambiti.
Senza dimenticare il ruolo che il farmacista ospedaliero può e deve avere nel monitoraggio degli schemi posologici e nella valutazione dell'aderenza dei pazienti che seguono delle terapie farmacologiche importanti dopo la dimissione, in modo da assicurare un esito migliore delle cure proposte.

Va poi previsto che la presenza del farmacista ospedaliero diventi requisito obbligatorio anche per le case di cura private e per qualunque struttura sanitaria accreditata che preveda la dispensazione di farmaci. In tal senso avrebbe già dovuto trovare piena attuazione l'istituzione del farmacista di reparto i cui benefici in termini di qualità dell'assistenza, con specifico riferimento alla corretta assunzione dei farmaci, è stato del resto già riconosciuto dallo stesso Ministero della Salute dopo la presentazione di un progetto per l'istituzione di tale figura da parte della Fofi.


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