Lavoro e professione

Doppio canale formativo per gli specializzandi, la Crui boccia la proposta delle Regioni

di Red.San.

L’ultima proposta delle Regioni sul doppio binario formativo per i medici specializzandi continua a dividere: non solo ha incontrato a stretto giro le critiche dei sindacati, ma incassa ora la sonora bocciatura dellaCrui . Per Giuseppe Novelli, vicepresidente della Conferenza dei rettori universitari con delega alla Sanità, «la proposta della commissione Salute in merito al Ddl delega ex art 22 del Patto per la Salute è oggettivamente posizionata a circa un parsec (3,26 anni luce) da una possibile mediazione. Un documento incompleto - attacca Novelli - e in palese contraddizione con la normativa vigente, che in tema di formazione propone uno scenario incomprensibile, con un doppio binario formativo che penalizza coloro che percorrono l’iter formativo ordinario (universitario completo) rispetto ad altri che entrano direttamente nel sistema in assenza del requisito, indirizzati su un binario incerto in condizioni operative di vero e proprio demansionamento sostanziale. Tutto questo in un confuso corollario di espressioni che tenderebbero a valorizzare la formazione in sede ospedaliera, con un impianto che rappresenta un oggettivo arretramento rispetto alle disposizioni previgenti in materia, a partire dall'art.6 del D.Lgs 502/92 e s.m.i., come altresì ulteriormente specificate con la legge 8 novembre 2013, n. 128, art. 21. Non è infatti con la concorrenza al ribasso, in cui chi meglio viene formato, viene allo stesso tempo messo in condizioni peggiori per l'accesso al sistema, saturato in parte dal percorso gestito dalle regioni e chi invece fa la scorciatoia viene usato come vero e proprio tappabuchi in un sistema che evidentemente presenta delle falle importanti. La Crui chiederà al Ministro dell'Università - è la conclusione - di respingere il metodo di confronto adottato dalla Commissione Salute delle regioni, sospendendo i lavori sino a quando non siano ripristinate condizioni consone ad un confronto di tipo istituzionale».

Poi, i rettori rilanciano: «La Crui - si legge nel comunicato diffuso dalla Conferenza - ritiene infatti che le disposizioni del D.Lgs 502/92, ribadite dalla Legge n.128/13, prefigurino assetti che superano largamente in avanti le proposte delle regioni e dei sindacati. Si dovrà perciò operare all'interno del quadro normativo previgente, definendo norme cogenti che garantiscano un modello formativo che obbligatoriamente preveda che la formazione specialistica dei medici, ma anche dei veterinari, biologi, chimici, fisici, farmacisti, odontoiatri e psicologi, , inopinatamente esclusi dalla Commissione salute, si svolga all'interno delle strutture e dei servizi del Ssn. Tale modalità formativa innovata con la previsione obbligatoria di reti formative che coinvolgano le strutture e i servizi dell'Ssn, in possesso dei requisiti previsti per la formazione, può cogliere e superare gli obiettivi che le Regioni si erano proposte con l'art.22 del Patto salute». Secondo Novelli «le nuove risorse che le Regioni prevedevano di impiegare nell'inaccettabile modello formativo “a doppio binario, potrebbero invece essere pienamente utilizzate per migliorare ed incrementare un modello formativo di specializzazione incentrato sulle strutture e sui servizi del Servizio sanitario nazionale».

Concorda con la posizione die rettori Paola Binetti (deputata Ncd-Udc). «Come è ben noto - spiega - la soluzione ottimale comporta tre passaggi-chiave: raccordare il numero dei posti disponibili per gli studenti che si iscrivono a medicina con il numero dei contratti di lavoro che danno accesso alle scuole di specializzazione. Dare durante gli anni della specializzazione la possibilità di acquisire tutte le competenze fondamentali per un medico specialista, attraverso tirocini pratici in cui con la giusta supervisione si possa imparare a fare le cose autonomamente. Lo specializzando non è un tappabuchi, ma un medico appena entrato in un processo di formazione specialistica. In quanto tale ha diritto ad avere un tutor, un supervisore, che insegni e controlli quanto fa, per trasformare in esperienza positiva anche gli eventuali errori. In terzo luogo il medico che lo desidera e ne ha le capacità, dovrebbe poter frequentare contemporaneamente alla scuola di specializzazione un dottorato di ricerca, allungando il tempo di permanenza in università, ma capendo bene se ha la stoffa e la volontà di dedicarsi anche alla attività di ricerca. Solo in questo modo avremmo in pochi anni un ulteriore salto di qualità nelle nostre scuole di specializzazione, a tutta garanzia del diritto alla salute dei cittadini. La Crui è stata molto dura nel suo giudizio sulle proposte delle Regioni e ha chiesto al Miur di respingere il metodo adottato dalla Commissione Salute delle regioni, sospendendo i lavori sino a quando non siano ripristinate le migliori condizioni possibili per un confronto istituzionale. Intanto però si tratta i soddisfare una legittima esigenza dei neolaureati in medicina a cui era sta promessa una data certa e dei contenti e dei criteri inequivocabili entro il 30 aprile», conclude Binetti.


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