Lavoro e professione

Psicogeriatria: Piano demenze, via all’aggiornamento per i medici di famiglia

di Marco Trabucchi, presidente Società Italiana Psicogeriatria

Il nostro Paese ha finalmente un Piano nazionale per affrontare in modo articolato e strutturato i problemi posti dalle demenze al sistema sanitario e sociosanitario. È un grande passo avanti, che ha però il limite di non prevedere finanziamenti dedicati, come, ad esempio, è recentemente avvenuto nel Regno Unito. Taluni hanno interpretato tale condizione in maniera estensiva e quindi considerano il documento solo come un insieme di affermazioni di principio. Invece l’Associazione italiana di Psicogeriatria ha ritenuto opportuno investire impegno ed energie per diffondere e discutere il Piano attraverso una serie di incontri su tutto il territorio nazionale, perché - seppure in assenza di un budget ad hoc - vi sono le condizioni per cui i servizi che operano nell’area delle demenze possano aumentare la loro funzionalità, se si collegano a un modello omogeneo e strutturato.

In particolare i punti sui quali richiamare i medici possono essere così schematizzati, con precisi riferimenti al Piano nazionale Demenze.

1. Superamento dello stigma nelle famiglie, nelle comunità, tra gli stessi operatori. È un aspetto delicato, perché ha rappresentato in questi anni un forte limite a una presa in carico tempestiva ed efficace dei cittadini con riduzione delle funzioni cognitive; la malattia veniva infatti negata dai famigliari e non riconosciuta dai medici; il grande pubblico arrivava fino ad avere timore della stessa parola demenza di Alzheimer, preferendo l’allocuzione “demenza senile”, ritenuta meno invasiva...

2. Diritto dell’ammalato a essere considerato “persona” in ogni fase della malattia e non un “costo”. Infatti, se il diritto di cittadinanza viene messo in discussione, è molto probabile prevalgano considerazioni di tipo economico in senso restrittivo, sempre dietro l’angolo in questo nostro tempo che sembra aver perso il rispetto della vita.

3. Superamento di ogni tipo di trascuratezza da parte dei servizi, in qualsiasi ambito e per qualsiasi esigenza dell’ammalato. La demenza è una malattia come le altre e va presa in carico con determinazione; spesso, invece, la mancata informazione sulle dinamiche cliniche induce comportamenti poco corretti (si vedano, ad esempio, le cure per i disturbi comportamentali). In questa logica, l’adozione della valutazione multidimensionale garantisce una conoscenza approfondita dell’ammalato e quindi evita errori e dimenticanze.

4. Diritto a rimanere nella propria casa il più a lungo possibile, compatibilmente con l’organizzazione di servizi adeguati. In questa logica si deve trovare un equilibrio non sempre facile tra le scelte dell’individuo malato e l’appropriatezza dei servizi, cioè tra costi e vantaggi (infatti, come sopra indicato, vi sono dei limiti che fanno parte della logica gestionale del buon padre di famiglia che devono rappresentare il punto di riferimento...). Le sperimentazioni che si vanno diffondendo in tutto il mondo riguardo alle “Città amiche della demenza” potrebbero rappresentare un modello importante, perché se l’ammalato e la sua famiglia si possono appoggiare su un ambiente accogliente, tollerante e supportivo il punto di equilibrio tra il rimanere a casa e il ricorso a una residenza può essere molto più alto.

5. Diritto a essere assistito in ogni fase della malattia, da quelle iniziali particolarmente delicate (l’identificazione dei sintomi, il ricorso a procedure diagnostiche appropriate, la comunicazione della diagnosi, il supporto psicologico quando l’insight di malattia induce profondo disagio) a quelle ultime (la grande importanza di cure palliative, per ridurre la sofferenza di una persona che spesso non è in grado di comunicare la propria condizione di disagio psichico o di dolore somatico, considerando anche le “decisioni difficili” che in quelle condizioni deve assumere la famiglia), passando per le diverse fasi di una malattia lunga, imprevedibile, che sconvolge i ritmi normali di chi offre assistenza.

6. Il “diritto alla speranza” indotto dalla certezza che la comunità nazionale dedica impegno intellettuale e tempo alla formazione e alla ricerca, al fine di garantire un continuo miglioramento delle cure prestate.

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13 eventi Ecm locali

Obiettivi del Progetto formativo realizzato da Aip, con il grant incondizionato di Angelini

Sono previsti eventi Ecm locali in 13 Regioni di riferimento per Aip, rivolti ai Mmg con focus sui benefici ottenibili grazie a un corretto approccio diagnostico-terapeutico e a una migliore relazione con il paziente.

Relatori: 1 presidente regionale Aip; 3 relatori locali specialisti in psichiatria/psicogeriatria,

Partecipanti: circa 50 Mmg per ciascun evento,

Durata di ciascun evento formativo: 1 giorno e mezzo,

Periodo di svolgimento: maggio-novembre 2016.


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