Lavoro e professione

Formazione, la nuova metrica dei fabbisogni

di Angelo Mastrillo

L a Conferenza Stato-Regioni ha approvato l’accordo per la determinazione del fabbisogno formativo per l’Aa 2016-17 per medicina, odontoiatria, farmacia, veterinaria e per le 22 professioni sanitarie.

Per i criteri di definizione del fabbisogno di 5 professioni in particolare, medici, odontoiatri, farmacisti, infermieri e ostetriche il ministero della Salute ha portato avanti un apposito progetto Europeo, Joint Action, la cui prima fase si è conclusa in aprile scorso, con diretta applicazione già dal prossimo Aa 2016-17.

Il progetto, che costituisce pertanto parte integrante dell'Accordo, seppure limitato alle 5 professioni citate, potrebbe essere esteso dal successivo Aa 2017-18 anche a tutte le altre 20 professioni sanitarie (Fisioterapisti, Logopedisti, Tecnici di radiologia, Tecnico di laboratorio, di neurofisiopatologia, della prevenzione, Dietisti, Ortottisti, ecc.).

Medicina e chirurgia. La richiesta di 9.937 delle Regioni è di poco inferiore (-2,8%) rispetto ai 10.222 dello scorso anno con 285 posti in meno e con equivalente turnover del 3,8% rispetto ai 262.421 medici in attività. Questi sono il 68% sui 387.478 iscritti all’Ordine dei medici FnomCeo, mentre sono 4.193 (22%) quelli in formazione specialistica. Invece, i medici non attivi, in quanto over 70 anni, sono 84.193 (22%) mentre i disoccupati sono 10.397, pari al 3 per cento. Questi ultimi sono quelli che ogni anno tentano l’ammissione ai circa 6.500 posti a bando nella scuole di specializzazione.

Quindi, essendo di 9.937 il fabbisogno delle Regioni non dovrebbero esserci ripercussioni sui 9.530 posti messi a bando lo scorso anno dalle Università. Ma su questo è di parere diverso la Federazione dei Medici che ha indicato 8.005. Il Ministero della Salute ha quindi proposto alla Conferenza Stato-Regioni 8.700, una riduzione di 830 posti, pari al -9% rispetto ai 9.530 posti bando dello scorso AA 2015-16. Ora si cerca una mediazione.

Odontoiatria. A differenza di medicina, in questo caso il fabbisogno delle Regioni aumenta da 700 a 947, con un turnover equivalente dell’1,9% sui quasi 50mila odontoiatri attivi. Mentre a fronte di 10.458 inattivi (17%), i soliti over70, non ci sarebbero disoccupati.

La proposta di 947 con 247 posti in più (+35%) dello scorso anno, dipende dal fatto che per la prima volta alcune Regioni hanno deciso di considerare nel calcolo dei fabbisogni anche i liberi professionisti, che con il 99,7% costituiscono peraltro la quasi totalità degli odontoiatri.

Ma, analogamente allo scorso anno, la Federazione degli Odontoiatri Cao stima un fabbisogno inferiore, ovvero circa 800, quindi meno dei 947 delle Regioni con un -16 per cento. Va evidenziato che lo scorso anno la Cao aveva provocatoriamente avanzato una prima proposta pari a zero.

Di conseguenza, anche in questo caso il ministero della Salute interviene con una mediazione che porta il totale a 850. Questo potrebbe comportare per le Università un aumento di 58 posti, pari al +7,3%, che sarebbero ampiamente garantiti dal potenziale formativo di circa 1.100 delle Università. In ogni caso sarebbero prevedibili 850-900 posti a bando.

Farmacia. Dato che Farmacia non fa parte delle Lauree contingentate a numero chiuso secondo la legge 264/1999, solo e per la prima volta da quest’anno Regioni e ministero della Salute ne stimano il fabbisogno, proprio in occasione e nel contesto del progetto Joint Action.

L’indicazione nazionale è per 1.279 posti, che corrisponderebbero a un turnover dell’1,6% sui 91.062 iscritti all’Ordine della Federazione dei farmacisti Fofi. Gli attivi sono 78.525, i non attivi 7.257 (8%), mentre i disoccupati sono 5.280, pari al 6 per cento.

Secondo i dati presentati dalla Fofi, a fronte di un fabbisogno annuale di 1.300 laureati all’anno, a conseguire il titolo sono invece 4.700, quasi il triplo in più. Da questo deriva la richiesta pressante della Fofi che anche per Farmacia venga introdotto per Legge il numero chiuso ministeriale, invece di quello programmato autonomamente dai singoli Atenei, che nel 2015-16 hanno messo a bando circa 6.500 posti, di cui 4.000 per Farmacia e 2.500 in Chimica e Tecnologie farmaceutiche.

La futura riduzione dovrebbe avvenire in maniera proporzionata con gli indicatori demografici delle varie Regioni, piuttosto che secondo le attuali richieste delle stesse, dato che in alcuni casi i dati appaiono palesemente squilibrati per eccesso.

Criteri più omogenei e proporzionati ma retsano dati «fuori scala»
Fra i vari fabbisogni analizzati, è parecchio evidente come il ministero della Salute sia riuscito nella azione di coordinamento con le varie Regioni giungendo all’applicazione di criteri quanto più possibile omogenei e proporzionati.

Resta tuttavia ancora qualche dato “fuori scala”, specie per Farmacia proprio perché è la prima volta che è sotto programmazione ministeriale. Per il resto, come si può apprezzare tramite i valori del rapporto Pmp ci sono alcuni numeri dubbi e perfettibili: rispetto al 164 nazionale di medicina risulta alto il 211 della Toscana; mentre sul Pmp di 16 per odontoiatria si rileva l’esubero dell’Abruzzo con 51. Ancora maggiori sono alcuni esuberi su veterinaria: rispetto al Pmp di 8, risultano eccessivi il 45 dell’Umbria e il 23 delle Marche. In tutti questi casi sembra verosimile il tentativo delle Regioni a tutelare l’offerta formativa dei rispettivi atenei.

Al contrario si rilevano alcune evidenti sottostime, come ad esempio dell’Emilia Romagna e della Puglia, sia per Veterinaria su cui, rispetto a un Pmp nazionale di 21, si limitano rispettivamente a 3 e a 4. E sia per Farmacia su cui, rispetto al Pmp nazionale di 8, abbiamo 4 per Emilia Romagna e 2 per la Puglia.

In questi casi sembrerebbe che la stima sia limitata ai dipendenti pubblici, con esclusione dei liberi professionisti. In ogni caso, a riequilibrio, finora è stata comunque garantita l’adeguata offerta formativa dei rispettivi atenei.

In prospettiva futura, l'azione intrapresa con il progetto Joint Action, che ha trovato ampie condivisioni sia fra le Regioni che fra le categorie, è destinata a migliorare e perfezionarsi, per arrivare a stime di fabbisogni formativi coerenti e proporzionati con tutti i vari indicatori demografici e soprattutto con tutte le altre 18 Professioni sanitarie. Per queste ultime, i cui operatori sarebbero stimati in circa 185mila, sarebbe determinante poter disporre di dati certi sugli iscritti tramite il nuovo ordine con i rispettivi albi, quando saranno istituiti secondo il Ddl 1324, che è stato approvato il 24 maggio e che ora è fermo alla Camera dei deputati.


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