Lavoro e professione

Chiropratici, un «mostro giuridico» la sospensione dello status professionale

di John Williams (presidente Associazione Italiana Chiropratici)

Aspettare per nove lunghi anni l’applicazione di una legge dello Stato per poi scoprire che tre emendamenti al Ddl Lorenzin sulla riforma delle professioni sanitarie (Ddl 1324) cambiano le intenzioni originali espresse alla categoria dal ministro, cioè di porre fine alla sospensione dello status professionale dei chiropratici, dando attuazione alla legge vigente.
Il risultato? Un “mostro giuridico” che rimette in discussione il futuro di centinaia di professionisti già tenuti in un limbo da anni. La chiropratica, infatti, è una professione già riconosciuta in Italia come primaria (legge n. 244/07) mentre oggi, a seguito degli emendamenti che portano la firma della senatrice di maggioranza Emilia De Biasi, rischia seriamente di essere declassata a professione tecnica, creando un unicum sul panorama internazionale.
Contro questa ipotesi, peraltro già approvata in Senato e in attesa di discussione alla Camera, la scorsa settimana sono state raccolte dodici mila firme di pazienti che chiedono a gran voce al parlamento di non far scomparire una delle poche discipline che non fanno ricorso ai farmaci e che consentirebbero risparmi sui costi del sistema sanitario nazionale.

A rischio gli investimenti nel Belpaese
A sottoscrivere l'appello ci sono anche i rettori di importanti università degli Usa, Canada, Regno Unito, Australia, Francia, Danimarca e Sudafrica, che parlano di un caso senza precedenti, che porrebbe la legislazione italiana in evidente contrasto rispetto al contesto internazionale, dove i chiropratici vengono considerati alla stregua dei medici, una professione sanitaria primaria.
Gli standard internazionali prevedono dai 5 agli 8 anni di formazione universitaria, mentre gli emendamenti del Senato hanno diminuito i corsi a 3 anni, ovvero a una laurea breve. E' assurdo. Abbiamo provato più volte ad essere sentiti in Senato prima del voto, ma è stato tutto inutile.

La Federazione internazionale a confronto
La scorsa settimana i maggiori rappresentanti internazionali della professione sono atterrati in Italia per capire cosa stesse succedendo. Tra questi, il presidente della federazione mondiale della chiropratica Espen Johannessen, il presidente della European Chiropractors' Union, Oystein Ogre, e Robert Scott, VP della Life University, la maggiore università americana di chiropratica.
Proprio la Life University starebbe per fare marcia indietro rispetto a un importante investimento già annunciato in Italia: la nascita del primo corso di laurea a Roma, che sarebbe dovuto diventare operativo nel 2018. Un investimento di svariati milioni di euro, che avrebbe permesso anche agli aspiranti chiropratici italiani di poter avere in patria un'università riconosciuta a livello internazionale e che avrebbe attratto le iscrizioni di aspiranti dottori stranieri interessati a studiare in Italia. Ora, però, visto il cambiamento normativo in atto, la stessa università sarebbe pronta a ritirarsi.

Un caso “tutto italiano”
I chiropratici chiedono ora una modifica in extremis del disegno di legge che rappresenterebbe una vera disfatta della legislazione italiana a scapito della libera scelta di cura garantita ai cittadini dalla Costituzione. La chiropratica non utilizza farmaci e riduce i ricoveri per interventi chirurgici e ricoveri ospedalieri. Conta centinaia di migliaia di pazienti in Italia. Tutti gli studi internazionali dimostrano la sua efficacia nella riduzione dei costi dei sistemi sanitari e i benefici sulla qualità della vita dei pazienti. Chiediamo da sempre un percorso universitario non inferiore a cinque anni, così come prescritto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre all'attuazione del registro dei chiropratici, unica arma contro l'abusivismo, anche in Italia.

I chiropratici in Italia
L'Associazione Italiana Chiropratici è attiva in Italia dal 1974 e tutela la professione dal diffuso fenomeno dell'abusivismo per garantire ai pazienti professionalità e competenza. Per diventare Dottore in Chiropratica, il percorso di studi è lungo: almeno cinque anni di Università e una selezione particolarmente accurata per diventare membri dell'Associazione Italiana Chiropratici. La chiropratica, come disciplina medica, nasce nel 1895 negli Usa ad opera di D.D. Palmer, il primo chiropratico dell'era moderna. Dopo cento anni dalla sua nascita, negli Usa, si contano più di 70.000 chiropratici. La chiropratica è attualmente negli Stati Uniti la terza professione sanitaria più diffusa tra quelle che non si avvalgono dell'utilizzo di farmaci o medicamenti.


© RIPRODUZIONE RISERVATA