Lavoro e professione

Medicina generale, formazione in ordine sparso. Il dossier della Fnomceo sulle ricette regionali in attesa delle linee guida Stato-Regioni

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

È solo un primo passo, ma decisamente significativo. Il dossier messo a punto dall’Area strategica formazione Fnomceo sulla formazione specifica in Medicina generale, pur limitato, per il momento, al profilo logistico-organizzativo, mette in chiaro una vera e propria schizofrenia degli approcci seguiti in questi oltre 20 anni di specializzazione. Regione che vai, insomma, gestione che trovi. Con immaginabili ricadute sulla preparazione definitiva di professionisti che spesso sono la prima porta d’accesso per i cittadini al Servizio sanitario nazionale. Nel frattempo, nei cassetti della Conferenza Stato-Regioni giacciono le linee guida messe a punto - e già emendate in sede tecnica - dal composito osservatorio presso il ministero della Salute cui a suo tempo collaborarono la stessa Fnomceo, l’Università e le società scientifiche in Mg.
Ora, il dossier coordinato da Roberto Stella (Area strategica Fnomceo, appunto), riaccende i riflettori su un tema quanto mai attuale: il riordino delle cure primarie, dato per assodato nei più recenti, cruciali documenti approvati, dal Piano nazionale cronicità ai nuovi Lea, non potrà prescindere da una formazione del medico di medicina generale omogenea e adeguata alla “rivoluzione” cui dovrebbe essere già preparato a far fronte.

Il documento Fnomceo ha dunque un valore non solo in sé ma anche per il messaggio “politico” che invia: la Medicina generale ha bisogno di gambe salde per poter supportare il cambiamento. E non c’è tempo da perdere. Chissà che l’occasione, se le linee guida sulla Formazione in Medicina generale resteranno chiuse nei cassetti della Stato-Regioni, non arrivi con la stesura dell’Acn, anch’essa per il momento ferma al palo. Stella non lo esclude. «Si potrebbe pensare di agganciare all’accordo, nella parte in cui si parla di formazione, una sorta di appendice o di sinossi che dia regole chiare per tutti - spiega - . Perché le specificità regionali vanno salvaguardate, ma solo all’interno di una cornice formativa comune robusta, che garantisca esiti sostanzialmente invariati dalla Val d’Aosta alla Calabria. Ne va dell’omogeneità dell’assistenza formita dai professionisti ai pazienti, sia nel nostro Paese sia in un quadro di libera circolazione in ambito Ue».

Più facile a dirsi che a farsi, almeno a guardare lo schema di questo primo dossier. Ma la partita è decisiva e la Federazione non ha intenzione di fermarsi qui. In un successivo testo, si legge nella presentazione di questo primo lavoro, saranno presi in considerazione «obiettivi, contenuti, metodologie, programmazione didattica». E lì si entrerà nel cuore della professione.


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