Lavoro e professione

La chance della medicina iperbarica

di Rosario Marco Infascelli (presidente Simsi, Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica)

Si conclude a Napoli l’8 ottobre il 22° Congresso nazionale della Simsi (Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica) “La Medicina iperbarica e le altre specialità: un confronto/incontro”.
Nelle sessioni del Congresso sarà dato ampio spazio alle novità tecnologiche, alla terapia farmacologia e ricompressiva nelle patologie subacquee, ai protocolli terapeutici nelle emergenze iperbariche (gangrene gassose, intossicazioni da CO, Patologie da decompressione), alla cura delle ferite ed alla prevenzione e gestione degli incidenti, dando ampio spazio alle problematiche della subacquea professione ed industriale.
Le recenti Consensus Conference europee e statunitensi, la letteratura e le evidenze scientifiche hanno dimostrato che un numero sempre crescente di patologie possono avvalersi dei benefici effetti della terapia con ossigeno iperbarico.
Un esempio fra tutti sono gli indubbi successi ottenuti nella cura delle ulcere cutanee e nelle ferite difficili, ma ampie e rigorose sono le applicazioni anche in altre patologie nelle quali l'ossigeno iperbarico risulta determinante o come importante sinergico presidio terapeutico alle terapie classiche.
In Italia la rete dei Centri iperbarici con annessi ambulatori per la cura delle ferite complicate, ha sviluppato un crescente interesse degli personale sanitario verso un presidio terapeutico sempre più sicuro, affidabile e concretamente in grado di migliorare sensibilmente i tempi di guarigione.
La tecnologia, di pari passo, ha messo a disposizione strumenti ed apparecchiature sempre più sofisticate che risultano essere di grande ausilio nell'offrire all'utenza performance sempre più adeguate nei tempi e nelle modalità di cura.
In Italia fino al 2004, presso l'Università di Chieti, sono stati specializzati in Medicina Subacquea ed Iperbarica circa 500 medici. Da Allora sono stati attivati 4 master universitari di II livello a Pisa, Trapani, Padova ed ultimo, quest'anno, a Varese.

Negli ultimi 20 - 30 anni la specialità ha mostrato notevole dinamismo in tutto il mondo scientifico e, con il contributo di studi clinici prospettici e retrospettivi, studi randomizzati , ricerche su cloni cellulari, studi biochimici e cellulari, molteplici sono le conferme terapeutiche e suggestive sono le prospettive future nel campo applicativo.
I ricercatori di tutto il mondo hanno intensificato gli incontri e lo scambio di dati ed hanno organizzato varie eventi scientifici dove sono state evidenziate e confermate, con metodi rigorosi, le numerose indicazioni all'ossigeno terapia iperbarica e sono state riviste le modalità di approccio terapeutico nelle emergenze/urgenze subacquee e non.
Le ricerche più recenti, a cui gli scienziati italiani hanno contribuito in modo determinante, hanno evidenziato l'effetto dell'ossigeno iperbarico nel “mobilizzare e far proliferare” cellule staminali progenitrici delle normali cellule circolanti e tissutali, in grado di sostituirsi a cellule, ad esempio endoteliali e cerebrali, danneggiate da condizioni ipossiche.
Sono stati confermati, inoltre, i successi terapeutici nelle ipoacusie improvvise,le sinergie con antibiotici, antiblastici, medicazioni interattive, tecniche chirurgiche ricostruttive, impianti e innesti, etc. Studi internazionali, poi, stanno dimostrando come l'ossigeno iperbarico sia in grado di intervenire su alcune neoplasie del sangue e in alcuni tumori solidi, nei danni da radioterapia, in alcune patologie neurologiche, in alcune sindromi dolorose ad etiologia ancora sconosciuta (ad es. fibromialgia).Tutto ciò dimostra che l'orizzonte della ricerca è ampio e foriero di ulteriori scoperte.
È in continuo perfezionamento, utilizzando i dati internazionali, la problematica dei profili decompressivi nella subacquea professionale e ricreativa, degli incidenti subacquei, spesso causati da patologie o atipicità anatomiche non evidenziabili nei normali screening preventivi, come ad esempio, la presenza di pervietà del dotto di Botallo non emodinamicamente significativa.


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