Lavoro e professione

Gli infermieri e le promesse del premier

di Mauro Carboni (responsabile Nursing Up Provinciale di Roma)

Gentile Direttore
Leggendo l'articolo su Sanità24-Il Sole 24 Ore dell’8 novembre scorso dal titolo: “Renzi: «Per medici e infermieri questo è l'anno del rinnovo del contratto»” non resisto a non rispondere.
Non so cosa ne pensino i medici ma sicuramente gli infermieri italiani sono stanchi di essere usati come testa di ponte per ottenere un voto alle politiche o un SI al referendum sulla riforma costituzionale. Un approccio intellettualmente onesto ai problemi di questa categoria, dovrebbe palesare una considerazione che va oltre le campagne elettorali!
Renzi non è il primo e non sarà l'ultimo, certamente, a percorrere la strada della captatio benevoltiae nei confronti delle categorie professionali per ottenere qualche consenso in più, ma per gli infermieri, anche ieri, sarebbe stato molto tardi.
Sono ormai trascorsi circa 25 anni da quando gli infermieri hanno iniziato a formarsi nelle Università Italiane e 17 anni da quando la legge ha dato loro l'autonomia e la titolarità professionale. In questi anni di contratti ne sono stati firmati molti, come molte sono state le leggi dello Stato che hanno rafforzato il percorso verso la definitiva emancipazione della professione infermieristica.
Oggi gli infermieri italiani sono così evoluti che ce li stanno “rubando” molti altri Paesi europei ed extra-europei e sono considerati giuridicamente autonomi e responsabili circa le decisioni e le azioni che compiono al punto tale da essere sempre più frequentemente chiamati a rispondere del loro operato nei Tribunali, esattamente come accade ai medici. Ovviamente, parlo per il comparo pubblico, con stipendi tre volte inferiori e senza la possibilità di esercitare la libera professione.
Alla luce di tutto ciò mi pare ovvio che sentire il Primo Ministro (leader, più o meno discusso, di un grande partito politico italiano) parlare dei contratti degli infermieri viene da domandarsi quanto, in realtà, egli sappia del lavoro di questi professionisti.
Se avessi la possibilità vorrei chiedergli se conosce:
il loro tabellare stipendiale; se sono impiegati nelle aziende sanitarie pubbliche per lo stesso motivo per cui sono stati assunti o demansionati; il loro titolo di studio; che devono pagarsi un'assicurazione di tasca loro poiché davanti ad un evento avverso sono perseguiti per colpa grave e conseguentemente, in caso di colpevolezza, le aziende sono obbligate ad azioni di rivalsa su di essi; che sono costretti a pagarsi l'aggiornamento Ecm di tasca loro; che non hanno alcuna possibilità di reale carriera professionale ed economica, differentemente da quanto avviene ad esempio nel UK e negli USA; che il loro lavoro è usurante a prescindere che sia svolto in sala operatoria o con turni notturni; che, anche grazie al suo partito, saranno costretti a lavorare, per ora, fino a 67 anni… .
Potrei andare avanti ancora per molto ma, quanto esposto, credo sia sufficiente per comprendere che il problema del contratto degli infermieri non si risolve con i pochi fondi che il Governo a messo a disposizione ma con interventi governativi decisi che orientino i Comitati di Settore e l'ARAN verso la risoluzione di un assetto contrattuale che non vede la differenza tra un esecutore di compiti, un para-professional e un infermiere.
Concludendo, vorrei informare il Premier che i sacrifici che stanno facendo gli infermieri sono antecedenti il periodo della c.d. crisi economica e ciò è testimoniato dall'evidente e complesso quadro di problemi (irrisolti) che affligge la categoria da oltre venti anni.


© RIPRODUZIONE RISERVATA