Lavoro e professione

«Baby food? No al marketing sulla pelle dei bambini». I pediatri Acp in rotta con Sip e Fimp per il sostegno alla campagna dell’industria alimentare

di Federica Zanetto (pediatra, presidente ACP) e Sergio Conti Nibali (pediatra, responsabile gruppo Nutrizione ACP)

I pediatri dell'Associazione Culturale Pediatri (ACP) considerano gravissima la condivisione da parte della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) e della Società Italiana di Pediatria (Sip) dei contenuti scientifici della campagna di comunicazione che AIIPA, l'Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari, ha fatto partire per “informare” le famiglie italiane.
L'avvio della campagna di comunicazione, con il marchio “Nutrizione e Sicurezza Specializzata” come elemento di riconoscimento degli alimenti normati e specifici per la prima infanzia, prevede due locandine-poster da distribuire e affiggere nelle sale di aspetto degli studi pediatrici.
I pediatri dell'ACP intendono dissociarsi dalle raccomandazioni sui vantaggi degli alimenti industriali specifici.

In particolare, nella prima locandina si legge: «Gli alimenti per la prima infanzia sono prodotti specifici per lo svezzamento, pensati per le esigenze nutrizionali del bambino in crescita fino ai 3 anni e che per legge assicurano il rispetto di rigorosi standard di sicurezza alimentare e di tracciabilità, senza ogm, coloranti e conservanti».

L'ACP ritiene che la validità di queste affermazioni sia ampiamente discutibile.
In tutta l'Unione Europea, da settembre 2008 è in vigore un nuovo regolamento che modifica le disposizioni per i residui dei pesticidi (Regolamento (CE) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 febbraio 2005.). La legge indica i limiti quantitativi tollerabili per la sicurezza alimentare di tutti: adulti e bambini. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (AESA) verifica che tale residuo sia sicuro per tutte le categorie di consumatori, compresi i gruppi vulnerabili come i neonati, i bambini e i vegetariani. Il ministero della Salute ha più volte ribadito che il controllo ufficiale dei prodotti fitosanitari, compresi i pesticidi negli alimenti, è una delle priorità sanitarie più rilevanti nell'ambito della sicurezza alimentare.
Gli organi competenti del ministero della Salute, del ministero dell'Agricoltura e delle Regioni effettuano controlli costanti sulla frutta, la verdura e i cereali. I dati in possesso del ministero della Salute ci permettono di affermare che tali alimenti sono tra i più sicuri in Europa. Infatti, solo lo 0,6% di frutta fresca e lo 0,3% di cereali hanno superato i limiti fissati dalla normativa comunitaria, contro una media europea che si attesta intorno al 3,5% di irregolarità.
Il ministero della Salute raccomanda anche per i bambini, nel contesto di un'alimentazione equilibrata e varia, il consumo di cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, rispettando la comune regola di igiene di lavare accuratamente e, ove possibile, sbucciare i vegetali.

Nella seconda locandina si legge: «Dopo l'anno il latte crescita contribuisce a fornire un apporto equilibrato di nutrienti, come ferro, calcio, vitamine, adeguato alle loro esigenze».

Latti di crescita&Co: l'Europa li dichiara “non necessari”
La Commissione Europea ha recentemente pubblicato un rapporto su quelli che sono impropriamente chiamati latti di crescita e che in realtà non sono latti né sono essenziali per la crescita. Dal rapporto emerge che:
· Dal punto di vista nutrizionale, le formule per bambini nella prima infanzia non sono necessarie
· Alcune formule per bambini nella prima infanzia possono inoltre contenere un tenore di alcune sostanze (ad esempio, zuccheri e aromi,) non raccomandato per i bambini, tenendo presente il ruolo del consumo di zuccheri nel favorire lo sviluppo dell'obesità e l'impatto di zuccheri e aromi sullo sviluppo del gusto nei bambini).
· La commercializzazione di formule per bambini nella prima infanzia può in taluni casi essere considerata ingannevole, poiché solleva dubbi ingiustificati sull'adeguatezza nutrizionale degli alimenti freschi in commercio.
· Secondo l'EFSA-Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, tali prodotti non hanno un “ruolo cruciale” e “non possono essere considerati necessari per rispondere alle esigenze nutrizionali dei bambini” se confrontati con altri prodotti alimentari che possono essere inclusi nella loro normale alimentazione.
Per questi motivi l'ACP ritiene che le affermazioni riportate nelle locandine siano ampiamente discutibili e invita tutti i pediatri italiani a non diffondere informazioni che possono disorientare i genitori.

I pediatri dell’Acp:
· intendono rassicurare e incoraggiare tutti quei genitori che, intorno al sesto mese di vita, ricorrono all'alimentazione complementare a richiesta del bambino, utilizzando gli alimenti che essi stessi assumono;
· ribadiscono l'importanza di un'adeguata informazione ai genitori per un'alimentazione salutare per tutta la famiglia e si impegnano a realizzare campagne di comunicazione ad hoc;
· incoraggiano una dieta ricca di frutta, verdura e ortaggi freschi per tutta la famiglia, ricorrendo quando è possibile ai prodotti a filiera corta e in questo caso spesso anche biologici (anche ricorrendo alla partecipazione a gruppi di acquisto solidale, i cosiddetti G.A.S.);
· ritengono che l'assunzione di cibi industriali penalizzi la ricchezza della cultura del cibo delle diverse popolazioni e di ogni famiglia, perché delega ingiustificatamente a terzi “più esperti” anche le scelte di nutrizione dei propri figli;
· si impegnano a continuare a battersi per sensibilizzare gli enti preposti alla sicurezza alimentare per migliorare sempre di più le leggi e i regolamenti, insieme alle associazioni a tutela dei consumatori;
· ritengono che le azioni di advocacy per mettere a tavola cibi sicuri rientrano nel più vasto capitolo della salvaguardia dell'ambiente, obiettivo prioritario di salute pubblica. Gli interventi devono essere “politici” e devono ricadere su tutta la popolazione, con inclusione ovviamente delle fasce più vulnerabili (feti ed embrioni compresi);
· mettono in risalto che la promozione dei cibi dell'industria per i bambini penalizza le famiglie più in difficoltà economica, (fattore molto grave, per motivi etici e per l'evidenza che il tasso di obesità tra le famiglie povere è più alto, anche in relazione alla necessità di attingere agli alimenti industriali di più basso costo e di qualità scadente) e peggiora la qualità dell'ambiente, perché moltiplica i rifiuti da imballaggio, il loro smaltimento e il trasporto attraverso i territori.
· Sottolineano che, secondo aggiornate evidenze scientifiche, il contrasto all'obesità infantile richiede il coinvolgimento di tutta la famiglia in un miglioramento condiviso delle abitudini alimentari, preferendo cibi preparati in casa, con ingredienti di buona qualità e minor costo rispetto agli alimenti industriali.
· Infine, l'ACP ritiene che, nell'ambito del generale principio di trasparenza, iniziative di questo genere comportino - come accade in tutto il mondo - la necessità di dichiarare la fonte di finanziamento alla base della campagna di informazione.


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