Lavoro e professione

Sangue, Avis: «Stop alla burocratizzazione, spazio a programmazione e qualità»

di Vincenzo Saturni (presidente Avis nazionale)

Il 2017 rappresenterà per Avis – ma anche per il mondo trasfusionale e la società italiana – un importante momento di riflessione. I 90 anni che l'Associazione festeggerà non saranno infatti l'occasione per mere celebrazioni, quanto piuttosto per dialogare sui traguardi che la medicina trasfusionale ed il sistema associativo hanno raggiunto in questi decenni e sulle diverse sfide che ci attendono. L'autosufficienza di sangue ed emocomponenti è infatti un obiettivo che non si può mai definire costantemente raggiunto e richiede da parte di tutti gli attori del sistema un impegno quotidiano e la capacità di anticipare, comprendere e risolvere le problematiche che si presentano.

Dal 1927, quando il fondatore di Avis, l'ematologo Vittorio Formentano, lanciò un appello per reclutare donatori di sangue volontari che mettessero fine alla pratica della donazione a pagamento, ad oggi, si può dire che la donazione di sangue gratuita, anonima, periodica, associata e volontaria sia diventata un patrimonio comune di tutta la Nazione.

L'ultima Legge che regola il sistema sangue (219/05) conferma l'assoluta gratuità dell'atto donazionale. Non si tratta però di qualcosa di scontato e non possiamo dimenticare – specialmente per quanto riguarda la donazione di plasma – che in alcuni Paesi stranieri è prevista la remunerazione.

È anche per questo che Avis, nell'anno che si sta per concludere, ha organizzato – per la Giornata mondiale del donatore del 14 giugno – un importante convegno all'Europarlamento nel quale abbiamo sottolineato anche l'importanza dell'associazionismo quale interlocutore attivo dei decisori politici per le scelte strategiche in questo settore.

Priorità a qualità, sicurezza e programmazione
Altre parole chiave per il 2017 saranno qualità, sicurezza e programmazione. Parole che non devono in alcun modo svilire l'impulso di solidarietà che è nel nostro Dna, quanto indirizzarlo a una miglior risposta ai bisogni trasfusionali. Dopo la proroga di fine 2014, il 30 giugno 2015 si è giunti all'accreditamento del sistema trasfusionale, un obiettivo da noi ritenuto strategico. Abbiamo sempre fortemente creduto in questo traguardo e ci siamo adoperati per far sì che tutti i soggetti coinvolti operassero per elevare ulteriormente il livello qualitativo del sistema italiano.

Pertanto, in un modello che presentava già elevati livelli di qualità, l'accreditamento ha costituito un percorso certamente faticoso e oneroso, ma anche indispensabile per dare risposte sempre più qualificate ai donatori ed agli ammalati nel rispetto delle normative europee.

Il 28 dicembre 2015 è stato poi pubblicato in Gu il Decreto Ministeriale, 2 novembre: «Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti».
Riteniamo che la nuova norma – sulla quale abbiamo investito molto per la formazione delle nostre sedi - costituisca un ulteriore tassello per allinearci alle indicazioni internazionali in tema di qualità e sicurezza sul triplice versante del paziente, del donatore e della donazione. Tra gli aspetti del Decreto occorre sottolineare che le informazioni pre-donazione e il questionario anamnestico sono diventati molto corposi. Non è eccessiva burocratizzazione, quanto piuttosto un modo per far capire il ruolo dell'Associazione quale mediatrice di una serie di comportamenti positivi e l'importanza di avere un donatore responsabile e consapevole.

Il nodo della programmazione e la gestione delle emergenze
Anche la programmazione rimane uno degli aspetti fondamentali della nostra azione. Il recente terremoto del 24 agosto che ha colpito il Centro Italia ha contribuito a creare ancora più consapevolezza sulla necessità di programmare le donazioni, affinché vi siano sempre scorte di sangue a sufficienza nella quotidianità (ogni giorno vengono trasfusi in Italia oltre 8600 emocomponenenti ad oltre 1700 pazienti) e nelle emergenze la comprensibile emotività della tragedia non porti ad avere congestionamenti dei Servizi Trasfusionali nell'immediato e deficit nelle settimane successive, quando cala l'attenzione mediatica.
In questo contesto Avis è promotrice della cultura della solidarietà e del dono, di stili di vita sani e positivi ed il 2017 sarà per noi l'anno per presentare alcune ricerche che metteremo a disposizione di tutti gli attori del mondo sociale e trasfusionale.

Come si inserisce Avis nella storia della medicina trasfusionale? E come si è mossa l'Associazione in una società italiana che dal 1927 a oggi ha subito molteplici cambiamenti? Sono queste le domande principali a cui cercano di rispondere le ricerche che abbiamo affidato - per la parte sociologica – all'Università di Palermo (prof. Fabio Lo Verde/Marianna Siino) – e per la parte medica all'Università dell'Insubria e alla Società di Storia della Medicina (prof. Giuseppe Armocida/Barbara Pezzoni).

Il lavoro nel suo complesso cerca di svelare il percorso di un'associazione che – pur mantenendosi fedele agli scopi iniziali del fondatore Vittorio Formentano – ha saputo trasformarsi e adattare lo spirito di solidarietà originale alle necessità di un volontariato del sangue organizzato, capace di programmare e adeguarsi al progresso medico-scientifico e sociale.

Al Centro nazionale ricerche Avis ha, inoltre, commissionato due indagini per interrogarsi sugli scenari futuri dell'Associazione nella società e nel mondo del lavoro, dal titolo “La donazione del sangue come prassi sociale, uno scenario per Avis al 2027 (anno del nostro centenario)” e “Avis e mondo del lavoro” analizzati a partire dalle situazioni concrete di tre città di media dimensione nell'Italia settentrionale, centrale e meridionale.

Infine, in collaborazione con il Cergas Bocconi, Avis presenterà un approfondimento del Libro Bianco – pubblicato nel 2013 - sul sistema trasfusionale. Il testo si intitolerà “La Vis di Avis”, soffermandosi appunto sulla Valutazione di Impatto Sociale (Vis). La ricerca è il risultato dello sforzo intrapreso da Avis di giungere alla definizione di un modello di valutazione capace di misurare e comunicare gli impatti sociali ed economici delle attività che l'organizzazione promuove, nonché di offrire un contributo all'acceso dibattito sollevatosi a vari livelli attorno al tema della Valutazione di Impatto Sociale (Vis).
Tramite l'applicazione del consolidato metodo di valutazione del Social Return on Investment (Sroi), lo studio ha voluto misurare la capacità di Avis di generare valore socio-sanitario per i propri soci e per la collettività.


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