Lavoro e professione

Registro osteopati: «Accelerare sul Ddl Lorenzin»

di Paola Sciomachen (presidente Registro degli Osteopati d'Italia)

C'è sempre più osteopatia nella salute degli italiani. È quanto emerge dall''Indagine demoscopica dell'istituto di ricerca Eumetra Monterosa, commissionata dal Roi – Registro degli Osteopati d'Italia, - che sarà presentata lunedì 30 gennaio a Milano.

Ogni anno milioni di italiani si affidano al trattamento manipolativo osteopatico con livelli di soddisfazione altissimi. Un dato plebiscitario che rivela come l'osteopatia sia una realtà consolidata nel nostro Paese, con una diffusione in costante crescita.

Come accade spesso anche in altre professioni sanitarie, è il passaparola il canale principale attraverso il quale si seleziona il proprio osteopata, ma l'evidenza più interessante è che più di un terzo degli italiani che si rivolgono a un osteopata, lo fa su consiglio dei medici stessi. Questo risultato dell'Indagine dimostra come, inconfutabilmente, l'osteopatia sia, a tutti gli effetti, una professione “integrata” con le altre, in un sistema di cura che vede la salute del paziente al centro di un lavoro interdisciplinare.

Attualmente 8 italiani su 10 soffrono di mal di schiena e molti si affidano alle cure osteopatiche, la cui efficacia è dimostrata e documentata dalle “Linee Guida sulla lombalgia” pubblicate sul Jaoa - Journal of American Osteopathic Association nel 2010 e aggiornate nel 2016.

In quest'ottica il riconoscimento della professione assume un significato estremamente rilevante, in quanto esiste l'esigenza di tutelate i professionisti ma soprattutto, i pazienti attraverso un servizio con standard elevati, che possa consentire di accedere a quei diritti che solo il Sistema Sanitario Nazionale può garantire.

Il Ddl Lorenzin e, in particolare, l'articolo 4 vanno in questa direzione, riconoscendo la valenza della professione dell'osteopata, come già succede in buona parte dei nostri vicini europei.

Negli ultimi mesi, invece, assistiamo a uno stallo del processo di riconoscimento. Il Ddl passato al Senato a maggio dell'anno scorso, è “parcheggiato” alla Camera dei Deputati da più di sei mesi.

Se da un lato la caduta del Governo Renzi non ha giocato a favore della riforma e la manovra di bilancio ha calamitato l'attenzione dell'attuale Governo, dall'altro è vero che il Disegno di Legge, in questo momento, è ostaggio del corporativismo, in primis dei fisioterapisti, che per logiche meramente di parte, non tengono conto dei milioni di italiani che si rivolgono abitualmente all'osteopatia per curare i propri disturbi.

L'intervento dei fisioterapisti ha l'obiettivo di generare incertezza e screditare il nostro riconoscimento, sfruttano la inevitabile prudenza di questo Governo ”di transizione”.
In questo contesto il Roi ha sempre sottolineato l'importanza di un'integrazione tra l'osteopatia e le altre professioni sanitarie, come già avviene quotidianamente nella pratica clinica. L'osteopatia è una professione autonoma, che ha un suo specifico approccio clinico al paziente e un proprio campo di intervento, che riguarda la disfunzione somatica: la diagnosi di disfunzione somatica è di competenza esclusivamente osteopatica, secondo la decima edizione (ICD 10) dell'International Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death dell'Organizzazione Mondiale della Sanità).

I dati dell'Indagine sanciscono definitivamente l'interesse e il gradimento che si è creato intorno alla nostra professione, che va riconosciuta come sanitaria e autonoma, come sta accadendo nella maggioranza dei Paesi europei che fanno riferimento a un documento condiviso per la regolamentazione della professione (Norma CEN doc UNI EN 16686).
Come Presidente del Roi auspico una ripresa dei lavori del Ddl Lorenzin da parte della Commissione Affari Sociali della Camera, che vada verso l'approvazione del disegno di legge e in particolare dell'articolo quattro, a chiederlo non è solo il Roi, ma anche milioni di italiani.


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