Lavoro e professione

Tra corruzione e sprechi un conto da 23 mld per la sanità, Amd: «Sostenibilità al centro»

Corruzione e frode in sanità, insieme a sprechi e inefficienze, sottraggono risorse ai servizi assistenziali per un totale di circa 23 miliardi di euro, pari al 20% del totale delle spese sanitarie sostenute annualmente (equivalente a 110 miliardi). È questo il conto salato che fa da scenario alle proposte lanciate dall'Associazione Medici Diabetologi (Amd) nel corso di un convegno al ministero della Salute su «L'etica nella professione e nelle organizzazioni» per incrementare la consapevolezza etica dei professionisti della salute, anche alla luce del nuovo Piano nazionale anticorruzione 2016, e per contribuire al miglioramento della qualità dell'assistenza diabetologica e alla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

Sostenibilità fondamentale nell'area diabete che rappresenta una delle patologie croniche più diffuse al mondo – in Italia si contano 4 milioni di pazienti – e che ha pesanti ricadute non solo in termini economici, ma anche sociali e personali.

«Nel nostro sistema sanitario - spiega Maria Franca Mulas, coordinatrice del Gruppo Diabetologia Misurata, Amd - non è possibile isolare il fenomeno della corruzione da quello dell'inadeguata gestione organizzativa e degli sprechi, che si traducono in risorse sottratte ai servizi sanitari. In particolare le attività di prevenzione nell'area del diabete, fondamentali per evitare il dilagare di questa vera e propria epidemia. Un comportamento etico si concretizza proprio nelle scelte operate quotidianamente, ad esempio nella scelta del farmaco più appropriato, nel rapporto con le aziende, con le organizzazioni e con gli altri operatori. Come operatori abbiamo la responsabilità di crescere professionalmente al fine di prevenire comportamenti che, a causa di un certo grado di inconsapevolezza e inerzia, contribuiscono a quelle storture e inefficienze del sistema che ben conosciamo».

Secondo il Transparency International Italia, associazione contro la corruzione, il problema di tale illegittimità è determinato da fattori quali l'asimmetria informativa (la mancata comunicazione trasparente tra pazienti, operatori, aziende produttrici e ufficiali responsabili della spesa), la grande complessità del sistema sanitario (difficoltà e analisi di raccolta delle informazioni, di sviluppo della trasparenza, di prevenzione della corruzione), l'incertezza del mercato della sanità (difficoltà per i decisori policymakers di prevedere la diffusione di malattie per allocare risorse comprendere i costi e l'efficacia delle cure).

Si stima infatti che il tasso medio di corruzione e frode in sanità sia del 5,59%, con un intervallo che varia tra il 3,29 e il 10%. Per la sanità italiana, che vale circa 110 miliardi di euro annui, questo si tradurrebbe in circa 6 miliardi di euro sottratti ai servizi assistenziali. Se a questi si aggiungono i costi di sprechi e inefficienze, il conto salirebbe a oltre 23 miliardi di euro.

«Acquisita la distanza esistente tra l'ambiente sanitario descritto e la necessità di un'assistenza più appropriata e sostenibile - dichiara Nicoletta Musacchio, presidente Nazionale Amd - Amd si sta adoperando per rendere più trasparenti i comportamenti professionali dei propri iscritti, iniziando con attività dedicate all'educazione alla legalità e alla consapevolezza etica dell'agire professionale. Arrivando poi a fornire strumenti funzionali nel guidare sia le scelte tecniche, sia le relazioni con il paziente, i rapporti tra operatori e con le organizzazioni sanitarie, le aziende e le istituzioni, anche alla luce del nuovo Piano Nazionale Anticorruzione 2016, di recente approvazione, che richiede agli ordini professionali un sempre maggiore impegno in termini di formazione e controllo».

Tra le proposte da rilanciare: favorire la risoluzione della asimmetria informativa che espone al rischio corruzione il cittadino debole e poco informato rispetto al medico che agisce in sua vece, rispetto al Ssn, determinando la domanda e l'offerta; promuovere l'etica tra i medici e lo staff; aumentare l'efficienza e intensificare i controlli sull'attività dei medici e lo staff; pubblicare indicatori di attività e risultato dei medici e dei dirigenti per rendere trasparente l'uso delle risorse pubbliche; sostenere il whistleblowing.

Il ruolo di Agenas
«L'etica in sanità impone la ricerca di un corretto equilibrio tra l'efficienza delle risorse impiegate ed i risultati ottenuti in termini di salute, alla luce dei bisogni emergenti della popolazione», dichiara Francesco Bevere, direttore generale di Agenas. «A tale proposito, Agenas, alla luce di quanto previsto nel DM 70 del 2015, è impegnata in prima fila nella costruzione di un nuovo modello organizzativo dell'assistenza, fondato su tre pilastri: processo di riassetto strutturale e di qualificazione della rete assistenziale ospedaliera, rilancio degli interventi di prevenzione primaria e secondaria e potenziamento delle cure primarie territoriali. È soltanto attraverso la gestione di una rete integrata che riusciremo a dare risposte ai crescenti bisogni di salute dei pazienti cronici, in particolare delle persone affette da diabete che ammontano, solo in Italia, a circa 4 milioni di persone, migliorandone qualità di vita, riducendo l'insorgenza di gravi complicanze».

Lucia Borsellino, Responsabile del coordinamento dei programmi di sviluppo e ricerca dell'Agenas e della formazione manageriale aggiunge: «L'integrità e la sostenibilità del servizio sanitario passano principalmente attraverso l'affermazione dell'etica, un valore irrinunciabile per i professionisti che vi operano, per i cittadini e quindi, per l'intero sistema. È in questa logica che Agenas sta puntando al rafforzamento delle capacità e delle competenze istituzionali e professionali nella misurazione e valutazione delle performance delle strutture sanitarie, condividendo un modello omogeneo ed uniforme di conoscenze, di strumenti operativi e metodologici, a supporto delle Regioni, aziende sanitarie nell'attività di prevenzione, analisi e valutazione delle criticità, in primo luogo organizzative, all'origine di fattori distorsivi che rischiano di pregiudicare la qualità, la sicurezza e l'equità nell'accesso alle cure. Ciò nella consapevolezza che i “valori etici” vanno espressi in pratiche e comportamenti e che questi ultimi necessitano di modelli e approcci metodologici il più possibile omogenei e trasferibili».


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