Lavoro e professione

Legge Risk, Ania: «Primo passo utile verso la ridefinizione del sistema»

di Maria Bianca Farina (presidente Associazione nazionale imprese assicuratrici)

L’approvazione della legge “Rc medica” segna un momento importante per il Sistema sanitario nazionale. Si tratta infatti di un provvedimento atteso ormai da oltre un decennio da parte degli operatori della sanità.

Molteplici sono infatti le criticità del settore, prima su tutte il fenomeno dell’aumento del numero delle denunce per malpractice medica che ha riguardato molti Paesi sviluppati negli ultimi decenni e in particolare il nostro Paese. Infatti in Italia il fenomeno è rilevante, si è passati da circa 17.000 sinistri denunciati a metà degli anni ’90 agli oltre 30.000 sinistri denunciati del 2014.

Anche il costo medio è aumentato: si è passati da circa 20.000 euro a metà degli anni ’90 a oltre 40.000 euro. Le principali cause sono riconducibili alla “dilatazione” del concetto di responsabilità civile: in questi anni abbiamo assistito a un ampliamento, da parte della giurisprudenza, dei diritti e dei casi da risarcire; sono stati modificati i contenuti della prestazione medica, di fatto trasformandola da obbligazione di mezzi a obbligazione di risultato.

Inoltre ha contribuito anche l’aumento delle tipologie di danno indennizzabile riconosciute dai tribunali, in maniera spesso disomogenea. Questa situazione ha comportato da un lato, per il settore assicurativo, ingenti perdite economiche derivanti da una oggettiva difficoltà nella previsione sugli effettivi costi dei risarcimenti; dall’altro, per il sistema sanitario, maggiori costi “diretti” dovuti ai premi assicurativi o ai risarcimenti legati all’auto-assicurazione, nonché costi “indiretti” soprattutto derivanti dalla medicina difensiva.

A questi si aggiungono altri elementi come la sfiducia nei confronti della sanità, la complicazione del rapporto tra medico e paziente e l’aumentata probabilità di “discredito” della categoria dei medici, che si trova così a svolgere la propria professione in un contesto sempre più sotto pressione.

Il provvedimento sulla responsabilità civile medica approvato la scorsa settimana si muove nella giusta direzione: mira infatti a risolvere molte delle criticità esposte prima. Ad esempio, introduce misure di mitigazione del rischio, attraverso una funzione trasparente di risk management.

Inoltre, ridefinisce la responsabilità delle strutture sanitarie e di chi esercita la professione sanitaria, che dovrebbe portare a un contenimento della medicina difensiva e dei relativi costi.

La nuova legge introduce poi l’obbligo di assicurazione per le strutture (pubbliche e private) e per gli operatori sanitari, offrendo quindi una maggiore protezione per tutti i soggetti del Sistema sanitario, in particolare per i cittadini.

Infine, e non da ultimo, estende l’applicabilità delle tabelle per il danno biologico alle strutture sanitarie, consentendo una maggiore certezza nella determinazione del valore economico dei danni ed eliminando possibili discriminazioni legate ad esempio a fattori geografici o alla discrezionalità delle valutazioni, sempre in un’ottica di tutela del cittadino.

Nello stesso tempo, la legge potrebbe essere ancora più efficace, se prevedesse l’implementazione di alcune componenti quali ad esempio l’eliminazione della cosiddetta “azione diretta”, che può rendere più forte l’aspettativa di ottenere dei vantaggi economici anche quando essi siano fondati su presupposti deboli, aumentando il contenzioso giurisdizionale con conseguente prevedibile aumento del costo dei risarcimenti.

Il provvedimento va dunque nella giusta direzione e rappresenta un primo passo verso una ridefinizione del sistema. Ovviamente a questo primo passo ne dovranno seguire molti altri, da parte di tutti gli stakeholder coinvolti, con il costante obiettivo per tutti di proteggere sempre di più e meglio i cittadini.

Maria Bianca Farina presidente Ania
(Associazione nazionale imprese assicuratrici)

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