Lavoro e professione

Europa a due velocità: l'Italia non può restare indietro nelle tecnologie sanitarie

di Lorenzo Leogrande (presidente Associazione Italiana Ingegneri Clinici Aiic)

Sanità ed healthcare sono tra i settori maggiormente trasformati dalla continua innovazione tecnologica e dalle possibilità offerte dalla rivoluzione digitale. Certo l'innovazione tecnologica – nella vita quotidiana interconnessa, nelle telecomunicazioni, nella domotica, nelle soluzioni per il tessuto urbano, nella finanza e nella sicurezza dei Paesi e dei territori, nella gestione dell'ambiente e della ricerca scientifica – è un denominatore della nostra vita, ma quello che la rivoluzione digitale può portare come contributo alla sanità (in termini di ricerca, sicurezza, organizzazione, continuità dell'assistenza, risparmio di sistema...) ha effetti persino superiori a quelli già visibili in altri campi, in quanto risulta essere effettivamente decisivo per la stessa sopravvivenza delle persone e il rinnovo dei sistemi di cura.

Gli ingegneri clinici italiani si ritrovano a Genova nei prossimi giorni (XVII Convegno AIIC, 6-8 aprile, “Tecnologia e persona: La sfida dell'Innovazione”, Genova; www.convegnonazionaleaiic.it) proprio per comprendere quale sia l'immensa portata delle tecnologie nell'immediato futuro del settore healthcare approfondendo il tema dell'innovazione “utile” in sanità. E lo fanno mettendo al centro non le tecnologie, bensì le persone (cittadini, pazienti, clinici, operatori) che proprio quelle tecnologie si trovano ad utilizzare. In pratica il nostro vuole essere un convegno sull'innovazione “utile”, perché la nostra è una visuale professionale che vuole contribuire all'evoluzione della sanità del nostro Paese, aiutando tutto il sistema a identificare soluzioni avanzate ma al contempo anche effettivamente implementabili a costi (economici ed organizzativi) accessibili.
Avviando i lavori del nostro simposio annuale, siamo però consapevoli che tutto questo si colloca inevitabilmente all'intero di uno scenario complesso in cui anche le macro-scelte politiche ed economiche hanno il loro peso e la loro centralità.

Vale la pena infatti ricordare che lo scenario geo-politico continentale sta prefigurando un'Europa a due velocità. Qualcuno lo auspica, qualcuno lo teme. Anche il Nobel Joseph Stiglitz ne ha sdoganato il concetto ai massimi livelli di pensiero e ormai non è segreto che si pensi a un Europa che preveda nazioni trainanti (non chiamiamoli “paesi di serie A”, ma il concetto è proprio quello) e altre di serie minore come soluzione all'attuale crisi. L'Italia, come sappiamo, finirebbe nella seconda serie.

Ebbene: i macro concetti economici hanno ricadute non solo sugli equilibri politico-finanziari, ma anche sullo stato sociale, sui servizi, sulla vita quotidiana.
Il rischio che personalmente, insieme all'Associazione degli Ingegneri Clinici e a tutti quelli che si occupano di politiche sanitarie con sguardo realista e critico (molti di questi sono presenti a Genova), intravvedo è proprio questo: che l'innovazione che più conta, quella messa a disposizione della salute, potrebbe essere disponibile a due velocità. In pratica ci potrebbero essere tecnologie avanzate in healthcare a disposizione immediata e completa delle nazioni di serie A, mentre le altre nazioni potrebbero avere a disposizione solo pseudo-innovazioni e tecnologie sanitarie minori.

A Genova l'Aiic si trova a ragionare (con oltre 1.300 partecipanti, circa 150 relatori da tutto il mondo, esponenti della politica nazionale e regionale, esperti, agenzie, clinici, associazioni, aziende..) sull'innovazione, motore che può portare la sanità italiana velocemente verso risposte efficaci ed efficienti alle nuove domande di salute. Non vorremo trovarci nella situazione di dire: abbiamo visto cose bellissime e utili, già implementabili, ma non a portata di mano dei pazienti e dei medici italiani, perché l'Italia nel frattempo sta retrocedendo in serie B. L'innovazione in sanità non può avere due marce.


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