Lavoro e professione

Clerico (Cipomo): «Oncologia, un lungo cammino, si riparta dalle reti e dal rilancio della formazione»

di Mario Clerico (nuovo presidente Cipomo)

Sono molto onorato di essere stato nominato presidente del Cipomo, ma anche un po' preoccupato dai tanti problemi che il nostro collegio sta affrontando. Mi rassicura sapere che siamo un numero relativamente piccolo: 250 direttori di Oncologie da tutta Italia, che si conoscono e si sentono un po' amici.

Cosa ci proponiamo di fare nei prossimi mesi?
Innanzi tutto riconoscere che la medicina sta cambiando con notevole rapidità, grazie ai progressi della scienza. Anche il nostro sistema sanitario cambia, cercando faticosamente di adattarsi ai mille problemi che deve affrontare: il progresso scientifico, le limitate disponibilità economiche, l'invecchiamento della popolazione, il lento ricambio generazionale degli operatori, i nuovi immigrati, la complessità delle richieste d'assistenza, per non parlare degli sprechi, le inappropriatezze, gli abusi, la corruzione.
Credo che il Cipomo, come ribadito in questi giorni a Palermo in occasione del nostro 21° congresso nazionale, debba proseguire sulla strada già intrapresa, cercando di dare il suo contributo per governare il cambiamento. Il cammino è lungo e pieno di difficoltà, ma sono fiducioso che con il contributo dei miei colleghi e di tutti coloro che operano nel nostro campo, riusciremo a raggiungere gli obiettivi prefissati.

Si partirà da questi elementi:
• I modelli organizzativi delle oncologie di domani. Siamo ancora legati a un'impostazione sanitaria pensata fondamentalmente per le patologie acute, con strutture identificate da “saperi” specialistici, ognuna di queste valutata secondo il volume di attività. Poiché la malattia oncologica è tipicamente una patologia cronica, che deve essere affrontata da specialisti diversi, è auspicabile pensare a organizzazioni trasversali, basate e valorizzate sui “percorsi” anziché sulle “prestazioni”. Percorsi, che coinvolgono medici, infermieri, psicologi, amministrativi, volontari e tutte le figure che concorrono alla cura e all'assistenza dei malati oncologici.
• A questo proposito sarà necessario approfondire quale possa essere il giusto equilibrio fra i “centri di riferimento” e l'organizzazione in “rete”, necessaria per superare le disomogeneità territoriali, migliorare gli standard assistenziali e garantire l'equo accesso ai servizi da parte di tutti.

Cipomo, Aiom e Agenas hanno già proposto un documento sulle Reti Oncologiche: sarà la base di partenza per il nostro lavoro.
• Proseguire la collaborazione con AIFA, insieme ad AIOM, per ridurre il carico burocratico imposto dai Registri dei farmaci sottoposti a monitoraggio.
• Dare un contributo all'educazione degli operatori e della popolazione sull'uso oculato delle risorse, accettando i limiti della medicina e riconoscendo che ogni individuo ha responsabilità sulla salute di tutti. Proseguiremo quindi le iniziative di “Green Oncology”, insieme a “Slow Medicine”, all'Associazione Medici per l'Ambiente (Isde). Con la Società Italiana di Cure Palliative (SICP) lavoreremo per una maggiore integrazione e la riduzione di alcuni eccessi diagnostico-terapeutici nel “fine vita”.
• Proseguire la formazione dei giovani oncologi che vogliono intraprendere la carriera di direttore. È stata conclusa con successo la prima edizione del corso Omft (Oncology Management Fast Track) in collaborazione con SDA Bocconi ed è stata da poco attivata la seconda edizione.
• Riproporre eventi per valorizzare i progetti di miglioramento della cura, come è stato fatto nelle tre precedenti edizioni di “Contaci” (www.contaci.org ), dove si sono incontrati pazienti, famigliari, operatori, associazioni di volontariato e istituzioni.
• Potenziare le collaborazioni con altre associazioni scientifiche, oltre all'Aiom nel quale ci riconosciamo: quelle dei farmacisti, dei medici di medicina generale, degli infermieri, degli psicologi, dei medici manager, dei colleghi della medicina interna, della medicina d'urgenza e di chi si occupa di health technology assessment.
• Fare in modo che sia riconosciuta ufficialmente la figura dei data manager nei nostri ospedali.


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