Lavoro e professione

Atto d’indirizzo in stand-by: Fimmg, Fimp e Sumai proclamano lo stato di agitazione

di Barbara Gobbi

Ricordano i buoni auspici del coordinatore degli assessori alla Salute, Antonio Saitta. Puntano il dito contro il presidente del Comitato di settore Sanità, pur senza nominarlo (è il lombardo Massimo Garavaglia), perché «non valorizza la necessità della formulazione di un nuovo atto d'indirizzo che recepisca l’evoluzione legislativa e le nuove necessità organizzative». Sottolineano come, «mentre la definizione degli atti di indirizzo per il personale dipendente va avanti, prevedendo anche una qualificazione economica, la medicina convenzionata diventa sempre la cenerentola del sistema, non avendo peraltro neppure usufruito negli ultimi anni della vacatio contrattuale, prerogativa esclusiva della dipendenza». Chiedono alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, nella sua qualità di componente del Comitato di Settore, «di farsi ancor più parte attiva per la elaborazione di un nuovo atto d’indirizzo che sia coerente e inclusivo delle normative ed indirizzi che la sua azione di governo, condivisa dalle regioni, in questi due anni ha generato e che ne rendono indispensabile la sua formulazione».

In attesa che qualcosa si sblocchi, proclamano lo stato di agitazione. Sono i sindacati della medicina generale - Fimmg, Fimp e Sumai Assoprof - che a Roma hanno organizzato una seduta congiunta per fare il punto insieme ad esponenti politici e al Tdm-Cittadinanzattiva sull’impasse che blocca da anni il rinnovo della Convenzione per la Medicina generale. Un’impasse che vedrebbe contrapposti i due schieramenti regionali di destra e di sinistra: con l’asse Liguria (Toti), Lombardia (Maroni) e Veneto (Zaia) da una parte e, dall’altra, il gruppo guidato da Piemonte ed Emilia Romagna. I cui tecnici hanno nel cassetto un testo pronto a rilanciare la medicina del territorio e le cure primarie, che prenda atto delle “rivoluzioni” Piano nazionale cronicità, Piano vaccini, sblocco economico dei rinnovi contrattuali e legge sulla responsabilità professionale. L’obiettivo dei sindacati, che l0 spiegano nel comunicato congiunto seguito all’incontro romano con gli esponenti politici (presente anche il responsabile Sanità del Pd Federico Gelli), è «riavviare una trattativa contrattuale delle tre aree della medicina del territorio che disegni il futuro del Ssn e ne garantisca la sostenibilità e la sopravvivenza».

«Le Regioni - afferma il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti - si assumano se credono la responsabilità di far naufragare il necessario rilancio di tutta l’area extra-ospedaliera. Sia chiaro che non ci stiamo a giocare il ruolo dell’utile idiota cui dare le colpe degli enormi gap assistenziali sul territorio. Siamo pienamente disponibili a “metterci la faccia”: ci aspettiamo che i nostri interlocutori siano altrettanto trasparenti».

Al momento, anche se in via sotterranea, i contatti fervono. In attesa che qualcosa si definisca, lo stato di agitazione annunciato oggi - e che sarà formalizzato in occasione dei Consigli nazionali dei tre sindacati - preclude alla calendarizzazione congiunta tra settembre e ottobre di varie iniziative: dallo sciopero al blocco delle trattative periferiche all’astensione delle attività telematiche della medicina territoriale.

Considerato «produttivo» il confronto con i parlamentari presenti, raccontato dai sindacati. Edmondo Cirielli, Fratelli d'Italia, ha sostenuto che la sanità deve rientrare in capo allo Stato centrale. Le Regioni hanno fallito e il livello di assistenza è assolutamente squilibrato tra regioni del Nord e regioni del Sud. Ha inoltre manifestato completa adesione alle azioni che i sindacati vorranno mettere in campo. A fare da eco sulle responsabilità delle Regioni, Federico Gelli responsabile salute del Pd, il quale ha ribadito che i soldi per il rinnovo della Convenzione ci sono e se il problema è politico sarà necessario fare una forzatura politica nei confronti di alcune Regioni. Tra gli intervenuti Giovanni Monchiero, capogruppo di Civici e innovatori, che ha sottolineato la necessità di procedere nella prossima legislatura ad una revisione del D. Lgs 502/92, aggiungendo che sarebbe positivo se i sindacati facessero delle loro proposte sull'aspetto giuridico formale. Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del Malato di Cittadinanzattiva, ha ricordato come nel Rendiconto generale dello Stato rilasciato dalla Corte dei Conti nei giorni scorsi, il Ssn ha complessivamente un avanzo di 312 milioni di euro, dunque apparentemente non è più un problema di risorse. Ha lanciato infine la proposta di una Conferenza nazionale delle cure primarie per conoscere qual è la strategia di questo paese sul modello di assistenza socio sanitaria territoriale perché in questo momento non è evidente.


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