Lavoro e professione

Emergenza Fipronil, veterinari in prima linea sulla prevenzione

di Aldo Grasselli (segretario nazionale del Sindacato Italiano dei Veterinari di Medicina Pubblica)

I controlli per la ricerca dei residui di fluocianobenpirazolo che ha causato la contaminazione di carni, uova e ovoprodotti si estende ora alle aziende avicole colpite dall'epidemia di influenza aviaria ad alta patogenicità da virus H5N8.

I campionamenti effettuati immediatamente dai Servizi Veterinari delle ASL - nell'ambito del Piano di ricerca su pollame, uova e derivati disposto dal Ministero della Salute - hanno dimostrato ancora una volta che il sistema nazionale di allerta e di sorveglianza veterinario è estremamente efficiente anche grazie alla sua capillare distribuzione sul territorio.
Il piano dei controlli ha mobilitato tutti i servizi veterinari delle ASL per dare riscontri in tempi brevi sulla situazione degli allevamenti e dei loro prodotti e sui rischi relativi alla diffusione del Fipronil.

Il caso delle uova contaminate dimostra quindi che i veterinari delle ASL - nonostante siano stati quasi dimenticati dagli assessorati alla sanità che si sono preoccupati in questi anni di risparmiare soprattutto in prevenzione - restano la principale professionalità che tutela i consumatori dai rischi per la loro salute e che può garantire un allevamento rispettoso del benessere degli animali.

Tuttavia, se il Paese vuole dare garanzie più elevate non può non accorgersi che abbassare le difese minimizzando i servizi veterinari del territorio significa accettare di rincorrere le emergenze. Il rischio dietro l’angolo è infatti che il caso Fipronil diventi solo uno dei tanti episodi di crisi che sfociano in una emergenza mediatica che dura qualche settimana sulle prime pagine per poi tornare al silenzio più profondo e indifferente sull'argomento “prevenzione sanitaria”, con gli assessori alla sanità che pesso chiudono i loro servizi veterinari regionali perché li ritengono superflui.

Il Fipronil è un farmaco autorizzato unicamente come antiparassitario per cani e gatti ed è vietato per tutti gli altri. In particolare ne è proibito l'utilizzo su animali destinati alla produzione di alimenti di origine animale e questa molecola avrebbe dovuto entrare nei piani di monitoraggio dei residui, ma evidentemente non è mai venuto in mente agli esperti di cui si avvalgono i decisori politici. Qualcuno ha commesso intenzionalmente una frode, e forse le responsabilità sono più diffuse di quanto possa sembrare a prima vista.

In conclusione, se il lavoro profilattico dei servizi veterinari, la sorveglianza epidemiologica e il monitoraggio costante dei rischi sanitari tra animali-alimenti-uomo dei veterinari pubblici vengono costantemente compressi e ignorati e l'opinione pubblica si sente soddisfatta per gli interventi repressivi ed emergenziali proiettati in mondovisione, ci si dovrà abituare a “scoprire dopo” che cosa abbiamo mangiato di pericoloso con tutto quello che ne consegue, mentre prevenire i rischi (cosa che i veterinari del Ssn fanno costantemente per molte patologie che sono combattute, vinte e quindi ignorate) sarebbe molto meno mediatico ma molto più efficace e sano.


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