Lavoro e professione

«Un progetto straordinario per i giovani»

di Angelo Testa (presidente nazionale Snami)

Voglio dire chiaramente che la legge Balduzzi di riordino sanitario è veramente pessima e chi l’ha voluta a tutti i costi deve assumersi le responsabilità dei pesanti vincoli che oggi tutti noi abbiamo nel pensare e volere un’assistenza sanitaria nel territorio adeguata ai tempi che viviamo e con una presenza più attiva delle nuove generazioni dei medici.
È chiaro che aspettiamo la bozza contrattuale per poter pensare in maniera più precisa a disegnare le nostre proposte nella consapevolezza del ridimensionamento della Sisac, che stava a nostro parere lavorando bene e intratteneva con i sindacati dei rapporti corretti e di ascolto, con professionalità e sana interlocuzione, nel legittimo gioco delle parti.
Penso che i sindacati debbano essere uniti per condividere un modello nazionale forte di cure territoriali e frenare le fughe in avanti delle regioni. Ritengo pericoloso il pagamento al raggiungimento di obiettivo, paventato nell’Atto di indirizzo, senza un’avversione pregiudiziale a questo genere di percorsi, ma con il fondato sospetto che potrebbero essere posti in essere degli obiettivi irragiungibili e trattarsi di fatto di una decurtazione di parte dei nostri emolumenti.
Positivo il ristoro economico, più come principio che come “quantum”, con risorse messe a disposizione assolutamente inadeguate, perché negli anni abbiamo perso moltissimo in potere d’acquisto e la Medicina generale è in seria sofferenza economica.
Per questo saremo parte attiva nei confronti del Parlamento e del Governo, affinché vengano trovate risorse straordinarie per il nostro comparto.
Inoltre, atteso da anni, sembra si sia finalmente preso formalmente atto della carenza di medici nel prossimo futuro per i progressivi pensionamenti che deve portare, lo sosteniamo da anni, all’aumento delle borse di formazione e a un “progetto straordinario per le giovani generazioni” di inserimento nel mondo del lavoro. Il contratto non potrà prescindere quindi dal “fare la sua parte” in tal senso perché questo fenomeno, se non correttamente affrontato, decreterà la morte del territorio, anche se è necessaria in altre sedi una seria politica di programmazione per i giovani medici.
Ovviamente positivo, su tutto, è che si torna a trattare per cercare di arginare le fughe in avanti di alcune Regioni che vorrebbero stravolgere la medicina territoriale. Alcune pressano perché si facciano accordi stralcio integrativi da subito, senza una normativa di riferimento; altre, come la Lombardia, organizzano un sistema sanitario locale in cui entrano, per gestire la cronicità, ogni tipo di provider, escludendo di fatto la medicina generale.
Proporremo una sorta di regionalizzazione delle decisioni sul ruolo unico perché secondo lo Snami c’è l’impossibilità di adattare un modello uguale in Regioni che presentano diverso rapporto tra medici di famiglia e popolazione, tra medici di assistenza primaria e medici di continuità assistenziale, e differenti esigenze organizzative.
Come Snami vogliamo un accordo collettivo nazionale che tenendo ovviamente conto delle novità dei Lea, del nuovo piano vaccinale e di quello delle cronicità sia l’espressione dell’esigenza di una riorganizzazione del territorio secondo delle motivazioni concrete: il progressivo invecchiamento della popolazione, l’incremento di malattie croniche, l’aumentata prevalenza delle polipatologie e il progressivo modificarsi del contesto sociale.
Da ciò emerge che la missione principale del territorio è quella di affrontare i bisogni correlati alla cronicità, complessità e fragilità.
Secondo i nostri valori Snami dovranno, in questo contesto essere imprescindibili: l’approccio olistico alla persona, proprio della medicina di famiglia, l’univocità del rapporto di fiducia medico-paziente, l’utilità di mantenere anche la capillare diffusione sul territorio degli ambulatori di medicina generale.
Inoltre la modalità “on demand” (medicina di attesa), di organizzazione del lavoro per dare risposte al cittadino, quando esprime il suo bisogno di salute e una organizzata medicina di iniziativa per meglio gestire le patologie croniche e tumorali e un approccio più incisivo sulle abitudini alimentari, il rischio del fumo e l’attività sportiva.
Il tutto, dall’età scolare, perché i futuri cittadini possano prendere anche atto del corretto utilizzo del sistema sanitario nazionale in un futuro in cui la “razionalizzazione” non dovrà corrispondere a tagli ma a “corretti servizi essenziali!”».


© RIPRODUZIONE RISERVATA