Lavoro e professione

Ddl Lorenzin, sindacati medici sul fronte del no

di Red. San.

Fronte unito tra sindacati dei camici bianchi e Fnomceo contro il Ddl Lorenzin, nella versione in discussione alla Camera. Al centro delle critiche di Anaao Assomed, la svalorizzazione del ruolo del medico e la necessaria riconquista di un necessario ruolo di interlocuzione con i decisori politici, secondo una linea di confronto costruttivo. . «L'ordine professionale dei Medici, regolato da una legge del dopoguerra, è certo organismo imperfetto - premette una nota dell’Anaao Assomed- specchio più o meno fedele della società politica, e di quella civile. L'articolo 4 del Ddl Lorenzin, nella stesura in discussione alla Camera dei Deputati, va però, a giudizio dell'Anaao Assomed, al di là dell'esigenza di un adeguamento, da tutti condiviso, per proporre elementi negativi che sembrano creati apposta per suscitare sfiducia e conflitti. L'inevitabile bocciatura da parte delle rappresentanze istituzionali della professione esprime, infatti, il rifiuto di una riforma nata in una “travagliata navetta tra i due rami del Parlamento”, nella tenaglia tra il populismo ostile ai corpi intermedi e l'ossessione di normare fino ai più minuti dettagli, al di fuori di una idea di sanità e di professione che rispetti, anche in un contesto sociale profondamente cambiato, il ruolo di chi, come Medici, è chiamato a garantire la esigibilità di un diritto fondamentale come la salute dei cittadini. In un quadro politico, inoltre, che favorisce l'emergere in sanità di una confusione conflittuale di identità professionali vecchie e nuove, corollario alla svalorizzazione del ruolo e del lavoro medico. Se a prevalere non è la ragione ma la logica dell'inseguimento delle singole specificità sociali e parlamentari, nascono ordinamenti scomposti, propri di una società frammentata».

«Alle leggi spetta delineare i principi e le regole del gioco. Si demandino ad atti di rango secondario - sottolinea Anaao - i compiti di declinare ed adattare ai tempi che cambiano le modalità attuative, anche quelle riguardanti procedure elettorali. Per le quali la politica, nel necessario adeguamento, non può pensare di imporre agli altri quello che non vorrebbe fosse fatto a se stessa, avventurandosi anche in inventive, quali il voto telematico, la cui affidabilità è ancora sub iudice. La Fnomceo è organo dello Stato e come tale deve rivendicare per la sua dirigenza un ruolo di interlocuzione dalla politica senza sottrarsi alla apertura del dialogo ed al confronto costruttivo, per evitare di aspettare altri 70 anni un necessario adeguamento normativo. Tanto più di fronte ad una categoria alle prese con il peggioramento delle condizioni di lavoro e difficili rinnovi di contratti e convenzioni, ed alla incertezza sulle condizioni della sostenibilità di un Ssn in progressivo definanziamento in cui il collasso del sistema formativo mette a rischio il futuro dei giovani e la stessa disponibilità di medici per la sanità pubblica».

Cimo: «Involuzione normativa. Ennesima ammucchiata di articoli»
E Cimo condivide totalmente la scelta della Fnomceo di abbandonare i tavoli istituzionali per protesta contro il decreto Lorenzin. «Un disegno di Legge Delega che parte dalla sperimentazione clinica e dai comitati etici - sottolinea il presidente Guido Quici - fino ad approdare alla riforma degli Ordini e delle professioni sanitarie trasformatesi in un vero e proprio “assalto alla diligenza”, visto il proliferare di ulteriori nuove figure professionali nell'ambito di un contesto, quello sanitario, divenuto terra di tutti a prescindere dai livelli di responsabilità. Un testo che, da un lato, introduce elementi di concretezza in ambito deontologico, attraverso sanzioni per reati contro la persona connessi in danno di pazienti ricoverati ma, al tempo stesso, impedisce ai medici dipendenti di ottemperare ai propri doveri deontologici essendo prioritari i poteri delle aziende sanitarie in tema di organizzazione del lavoro secondo le direttive regionali e contrattuali».

In altre parole si abroga, secondo Cimo, «di fatto l'art. 68 del Codice Deontologico attraverso una norma ad hoc contro chi intende difendere il proprio codice deontologico per salvaguardare la professione medica e la sicurezza delle cure. Ovviamente è l'intero impianto ad essere in discussione; tuttavia, proprio attraverso l'articolo 4, si concretizza il vero obiettivo denunciato dalla Fnomceo che è quello di voler fortemente limitare l'autonomia professionale rendendola ostaggio di una amministrazione controllata dalla politica.Non ci convincono le nuove modalità di elezioni, come non ci convince il Collegio dei Revisori la cui iscrizione al Registro dei revisori legali comporterà costi aggiuntivi per ciascun Ordine Professionale. In altre parole l'ennesima ammucchiata di articoli e commi nell'ottica di una evidente involuzione della normativa».


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