Lavoro e professione

6° Healthcare Summit/ Le corsie sono 4.0, il futuro è già qui. Scenari e-health in evoluzione possibile

di Lucilla Vazza

Il futuro possibile della sanità non può che passare per la sfida digitale. E la sfida elettronica passa per nuovi modelli di interazione pubblico-privato e non può prescindere da finanziamenti adeguati. Per questo, nella tavola rotonda dedicata alla digital revolution nel Ssn, i relatori hanno tutti evidenziato come sia fondamentale tenere il passo con l’evoluzione tecnologica che evolve in maniera dirompente.

Nel 2016 il finanziamento pubblico per la sanità digitale è stato di 1,27 miliardi di euro , con una flessione del 5% rispetto all’anno precedente (stando ai dati del Policlinico di Milano). Questo significa un calo dell’attenzione della politica verso l’innovazione? Speriamo di no. A spiegare bene quanto si fa e quanto stato fatto nelle aziende sanitarie, il presidente Fiaso, Francesco Ripa di Meana, oggi dg degli Ifo di Roma, dopo una lunga carriera ai vertici della sanità pubblica. Ha spiegato Ripa di Meana: «Le aziende sanitarie in 10 anni hanno compiuto passi da gigante, nonostante le ristrettezze in cui hanno dovuto operare in una significativa parte del Paese - e il riferimento è ovviamente ai Piani di rientro. Le Asl hanno operato una sorta di fai-da-te nella telemedicina, ma anche nella semplice informatizzazione di base: computer, creazione di archivi digitali, progressiva smaterializzazione dei documenti». Oggi la tecnologia ha permesso non solo di operare in ambito operativo nei processi burocratico-organizzativi, ma sta rivoluzionando molti settori, compresi quelli già altamente tecnologici come la Medicina. La progressiva trasformazione in digitale delle diverse attività impatta notevolmente sull’evoluzione di cura e ricerca e sul trasferimento di quest’ultima al letto del paziente.

L’evoluzione della medicina legata a digital transformation e nuove tecnologie ci mette inoltre davanti ad una sfida avvincente: l’uso dell’intelligenza artificiale. Una sfida che riguarda chi fa ricerca, ma sempre di più anche chi fa clinica. «E già oggi e ancora di più in futuro i docenti e gli studenti: soprattutto i futuri medici, cui dobbiamo insegnare a trarre il massimo vantaggio da queste nuove tecnologie, che a volte - si pensi alla robotica - sembrano mettere in discussione perfino il ruolo stesso dei medici nel futuro», ha spiegato Luciano Ravera, amministratore delegato e dg dell’Istituto clinico Humanitas. La struttura lombarda, da due anni anche facoltà di Medicina, è completamente “paperless” e per l’impegno in direzione tecnologica è un vero e proprio ospedale 4.0.

Qualche anno fa, immaginare uno scenario informatico nelle corsi e nei presidi del Ssn faceva prefigurare una situazione “2.0”. Dove l’interazione tra paziente e sistema era l’obiettivo di una strategia. Oggi il “2.0” è un presupposto, l’obiettivo è la trasformazione totale, la versione 4.0 che pone il paziente al centro di un organismo vivo e promotore di energie quale deve diventare e in parte è già il sistema degli ospedali.

In un quadro del genere, bisogna anche rivolgere lo sguardo alle best practice che vengono “dal basso”, ma che portano direttamente a un futuro di innovazione praticata. l’esperienza di Nicolò Manaresi, cofondatore e chief Scientific officer di Menarini Silicon Biosystems, è un esempio illuminante. Un ingegnere elettronico che in collaborazione con un socio ha messo in piedi con la tecnologia DEParray, un paradigma in grado di rivoluzionare l’individuazione di cellule tumorali.

Con ampia gamma di applicazioni dalla genomica del cancro alle scienze forensi. Dobbiamo solo qugurarci che uno scenario così vivo continui a essere sostenibile dalla nostra sanità pubblica. La flessione di finanziamenti non fa ben sperare, ma resta l’ottimismo della buona volotà di chi l’innovazione la pratica sul serio ogni giorno.


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