Lavoro e professione

Sciopero dei medici, la sanità pubblica si blocca per non morire

di Rosanna Magnano

Medici, veterinari, dirigenti sanitari del Ssn domani incrociano le braccia. Una decisione estrema e amara. Come amara è la sensazione di non essere ascoltati da chi decide delle sorti della sanità pubblica ignorando lla linfa vitale che scorre nelle corsie, il lavoro a testa bassa di migliaia di professionisti. Che in questi anni hanno continuato a operare in condizioni ai limiti del rispetto. Con i pazienti costretti a pagarne, anche loro, le conseguenze.

Anaao: «Ssn sostenuto da sacrificio dei medici»
«La sanità chiude un giorno per non chiudere per sempre», dichiara l’Anaao Assomed. «Il Ssn finora si è sostenuto sul sacrificio di medici e dirigenti sanitari. E le Regioni hanno garantito i Lea, almeno quelle che lo hanno fatto, a spese dei professionisti, delle loro ferie, delle loro risorse accessorie, dell'abuso del loro orario di lavoro», spiega il segretario nazionale Costantino Troise.

Una serie di abusi che si ripercuote anche sui pazienti. «La diminuzione del perimetro della tutela pubblica - continua l’Anaao - sta provocando tra i cittadini attese più lunghe, maggiori diseguaglianze territoriali, crescita del divario tra chi può curarsi pagando e chi no. Ormai si declina il diritto alla salute in base alla residenza e la distanza tra Bolzano e Napoli si può esprimere in 700 km o in 4 anni di aspettativa di vita. E la situazione, che la legge di bilancio 2018 nemmeno prende in considerazione persa come è dietro bonus di ogni genere, è avviata a peggiorare».

A scioperare domani saranno medici e dirigenti sanitari, strutturati e precari, compresi quelli storici della ricerca, atipici, «pagati con il baratto o assunti con contratti di dieci giorni». Il disagio ci sarà. La sospensione, avverte l’Anaao, «causerà domani la sospensione di 40.000 interventi chirurgici, di centinaia di migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche, il blocco di tutta l'attività veterinaria connessa al controllo degli alimenti». Ma è un sacrificio che viene fatto in nome del futuro. «La sanità chiude un giorno per non chiudere per sempre», appunto.

Altro che lavoro usurante. I medici da anni vivono «una condizione lavorativa caratterizzata da mancato rispetto delle pause e dei riposi, milioni di ore di lavoro non retribuite e non recuperabili, ferie non godute, turni notturni ad una età alla quale tutte le categorie, pubbliche e private, sono esonerate, reperibilità oltre il dettato contrattuale su più ospedali contemporaneamente, aumento dei carichi di lavoro festivi e notturni, progressioni di carriere rarefatte, livelli retributivi inchiodati al 2010 con perdite calcolate fino ai 50.000 euro per i giovani ed i livelli apicali. Una stangata senza eguali».

Contemporaneamente, un'intera generazione di giovani è relegata dopo 11-12 anni di formazione in contratti di lavoro sempre più precari e atipici, «molto simili ad un caporalato 2.0, o nel limbo della disoccupazione post laurea». Eppurem nonostante tutto questo, dopo otto anni di blocco regna il silenzio sul rinnovo del contratto nazionale.

Quindi, comprensibilmente, sciopero. «Per reclamare valore al nostro lavoro, che è diritto a difesa di altri diritti, perché i LEA siamo noi, le nostre competenze e conoscenze che fanno la differenza tra la vita e la morte, tra malattia e salute».

Acoi: «Con taglio dei fondi a rischio i Lea»
I chirurghi dell’Acoi si definiscono «molto preoccupati» per il taglio dei fondi alla sanità che mette in discussione persino il mantenimento dei Lea, i livelli essenziali di assistenza. «Per questo condividiamo le ragioni dello sciopero», afferma il presidente dell'Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani Pierluigi Marini. «La dedizione e la professionalità del personale ospedaliero hanno in qualche misura tamponato le emergenze e mitigato gli effetti dei tagli succedutisi negli anni, ma non si può sperare di sopperire a deficit strutturali contando solo sullo spirito di sacrificio e sul senso di responsabilità di medici e infermieri».

A aroi-Emac: «Utilizzo improprio di specializzandi»
E gli anestesisti rianimatori denunciano il rischio di precettazioni oltre misura e dell’utilizzo improprio di specializzandi per sostituire i colleghi in sciopero. Il Presidente Aaroi-Emac, Alessandro Vergallo ringrazia a nome di tutta la categoria la ministra Lorenzin per la vicinanza espressa e ne chiede un po’ di più. «Verificando che la protesta di tantissimi colleghi non sia vanificata dalla loro illecita sostituzione – che è ancor più grave durante lo sciopero – con medici specializzandi». Infatti, dichiara Vergallo, «alcune amministrazioni sanitarie, sebbene diffidate, non solo si sono attardate a comunicare i contingenti minimi per garantire i Servizi Essenziali, ma in alcuni casi hanno trovato escamotage per precettare un numero di Medici superiore a quello previsto dalle norme di garanzia, talvolta in concorso con qualche collega responsabile di Unità Operativa».

Cimo: «Lavoro dei sanitari impoverito»
Per Guido Quici, presidente di Cimo Cida, «Lo sciopero dichiarato dalle organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria assume un forte significato politico che non può e non deve essere ricondotto alla sola rivendicazione salariale e contrattuale». «Siamo all'epilogo di un processo di de-potenziamento del servizio sanitario pubblico che parte da un evidente sottofinanziamento del sistema, si sviluppa attraverso modelli organizzativi tendenti ad una sanità a costi sempre più bassi e mira ad impoverire il lavoro dei sanitari, in particolare il lavoro del medico le cui condizioni di disagio lavorativo sono sempre più evidenti. Questa è l'evidenza dei fatti e questo è il motivo dello sciopero». Ma Cimo ritiene che occorre approfondire ulteriormente le motivazioni che riguardano il mondo medico.
«Assistiamo a una precisa volontà politica – denuncia Quici - di emarginare il medico dipendente. Nessun bonus, improvvise accelerazioni su provvedimenti quali la riforma degli Ordini e delle professioni sanitarie, secondo un copione già visto con il comma 566, e non è una coincidenza se è riconosciuto ai soli infermieri e ostetriche e non ai medici il lavoro usurante. Non è un caso, ancora, se la piramide dei ricercatori della sanità è impedita dal mancato inquadramento del ricercatore a livello dirigenziale, non è un caso se il contratto di lavoro è in fase avanzata per il comparto sanità ma non per la dirigenza, non è un caso se lo stesso contratto non è ancora finanziato, come non è un caso se si prevedono bonus a favore dei docenti universitari ma si congela la retribuzione individuale di anzianità per i medici».

E Cimo conclude chiedendo, per questa vertenza, il supporto e la solidarietà della FNOMCeO e di tutti i Presidenti di Ordine, dei colleghi della medicina convenzionata e, auspicabilmente, dei 44 parlamentari medici perché, tutto sommato, il problema riguarda anche loro.

Fp Cgil medici: «Se la sanità è al collasso, la Ministra non può chiamarsi fuori»
Polemica con la ministra la Fp Cgil medici. «La ministra della Salute è distratta e non ha letto la piattaforma della mobilitazione di domani: è il suo Ministero il maggiore imputato, perchè non solo nella legge di Bilancio c'è un'ulteriore riduzione di spesa in percentuale sul Pil del Fondo sanitario nazionale ma si programma anche una nuova riduzione nei prossimi anni». Replicano con una nota al ministro Lorenzin la Fp Cgil e la Fp Cgil Medici. «Se la Ministra - aggiungono - avesse fatto il suo dovere in questi anni, la sanità oggi non sarebbe in questa condizione di definanziamento. Si sono preferiti altri interessi, come quelli dei privati e delle case farmaceutiche. Lo spieghi ai cittadini, che non possono accedere alle cure perché non hanno le risorse per pagare i ticket, cosa ha fatto per rilanciare il sistema
sanitario pubblico». E ancora: «Basta propaganda sulle spalle di lavoratori e cittadini. Se la sanità è al collasso, la Ministra non può chiamarsi fuori».

Fvm: «Pronti alla disobbedienza elettorale»
E si uniscono alla lotta anche i veterinari. «Ci sono in gioco 8 anni di definanziamento, blocco del turn-over - sottolinea Aldo Grasselli, Presidente Fvm - blocco dei contratti, attesa di stabilizzazione, disillusione di una generazione di giovani medici e sanitari, frustrazioni pensionistiche, condizioni di lavoro insopportabili, precariato e disoccupazione intellettuale, abnegazione verso i malati ripagata con elogi pubblici e pomposi proclami inevasi. Le forze politiche che approveranno la legge di bilancio senza risorse: per la sanità, per stabilizzare i precari, per specializzare il personale necessario al turn-over e per i Contratti, si aspettino l'inizio di una fortissima disobbedienza civile, si aspettino una reazione dura dei lavoratori della sanità e degli utenti elettori. La disobbedienza elettorale sarà il nostro modo più sorprendente di rispondere compatti sul piano politico a chi - dopo aver dato soldi a tutti - avrà mortificato il Servizio Sanitario Nazionale e i suoi lavoratori».


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