Lavoro e professione

Medici di famiglia: nei prossimi 5 anni 14 milioni di italiani saranno senza

di Barbara Gobbi (da www.ilsole24ore.com)

Quattordici milioni di cittadini “orfani” del medico di famiglia nei prossimi 5 anni e un gap di camici bianchi in ospedale tale – per effetto del blocco del turnover, della “gobba pensionistica” e di una adeguata programmazione – da rendere pressoché inutili i concorsi. Arilanciare l'allarme sulla desertificazione dei camici bianchi – a ridosso del voto politico del 4 marzo – sono i leader dei principali sindacati di categoria. Con inevitabili toni polemici. «Appare quasi ridicolo - sottolinea il segretario della Fimmg, Silvestro Scotti - assistere al fatto che nessuna forza politica che aspira a governare il Paese proponga e si impegni sul tema dell'assistenza territoriale». Mentre Costantino Troise, segretario dell'Anaao-Assomed, ricorda che «la carenza di medici specialisti interessa tutte le Regioni con l'evidente paradosso per cui, se e quando riapriranno i concorsi, mancheranno i medici da assumere».

45mila medici usciranno dal mercato del lavoro. Sono 45mila i medici che nel complesso, in cinque anni, usciranno dal mercato del lavoro. E il trend peggiora nettamente nell'arco dei 10 anni: al 2028 saranno infatti andati in pensione 33.392 medici di base (il 70% degli attuali)e 47.284 ospedalieri. In tutto 80.676 camici bianchi. E il dato grave, sottolineano ancora i sindacati, è che le uscite non saranno rimpiazzate da nuove assunzioni. Colpa dell'“imbuto” formativo: le borse per il corso di formazione in medicina generale sono infatti 1.100 l'anno e da qui a un decennio il conto è presto fatto: se il numero delle borse resterà costante, saranno rimpiazzabili non più di 11mila medici, mantenendo un saldo negativo di 22mila unità. Più difficile il conteggio dei medici ospedalieri che nel 2028 potranno essere messi in conto: «Non sappiamo quando saranno banditi i concorsi da parte delle Regioni e per quali numeri – spiega il vice segretario nazionale Anaao Carlo Palermo – e poi va ricordato che in varie regioni è ancora in atto il blocco del turn-over».

In crisi Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia. L'effetto dei pensionamenti nella medicina di famiglia a cinque anni si sentirà soprattutto in Lombardia, nel Lazio, in Campania e in Sicilia. Nel 2022, in Campania andranno in pensione 1.619 medici, nel Lazio 1.313, in Lombardia 1802 e in Sicilia 1.396. Sempre in queste stesse regioni si registrerà anche il maggior numero di pensionamenti da qui al 2025 per i medici ospedalieri del Servizio sanitario nazionale.

Mancheranno medici da assumere. In assenza di una netta inversione di tendenza, Troise traccia un quadro a tinte fosche: «I medici da assumere mancheranno - afferma il segretario Anaao - perché saranno scappati all'estero, mentre per l'Italia si spalancheranno le porte del discount a cielo aperto che è nei Paesi dei Balcani, ove i medici locali aspettano con ansia di trasferirsi in cerca di redditi maggiori». Un Paese «senza medici - conclude Troise - è un Paese senza sanità e sarà la possibilità di spesa a governare la scarsità dell'offerta professionale».

Ridefinire la quota di accesso alle università. A proporre una possibile soluzione è Ovidio Brignoli, il presidente della Simg, la Società di Medicina generale e delle cure primarie. «Intanto – avvisa – va messa mano al numero chiuso, andrebbe ridefinita la quota di accesso all'Università in base alle esigenze. Secondo, il compenso del tirocinio dovrebbe essere identico, mentre ora un medico di base è pagato 800 euro al mese contro i 1.800 euro che riceve uno specializzando. Ma la ricetta che proponiamo da tempo è più strutturale: una capillare riorganizzazione degli studi medici che parte dalla constatazione che il 55% dei medici di base lavora da solo e perde il 40% del tempo per seguire pratiche burocratiche. Se lo aiutassimo con una segretaria, magari condivisa con altri professionisti e con un infermiere, ogni medico potrebbe supportare 2mila pazienti invece dei 1.500 previsti dal massimale, dedicandosi davvero agli aspetti medici più che burocratici. E con un notevole risparmio per lo Stato perché lo stipendio di un infermiere o di una segretaria varia tra i 25 e i 35mila euro, contro i 110mila euro dello stipendio di un medico di famiglia».


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