Lavoro e professione

Nuovi contratti, dirigenza medica e sanitaria: «Ora tocca a noi»

di Ro. M.

Dopo il pre-accordo sul Comparto siglato la scorsa settimana, ora la dirigenza medica e sanitaria morde il freno e chiede un’accelerazione sulle trattative e soprattutto il giusto riconoscimento economico che spetta alla categoria. «La pre-intesa firmata dalle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative del personale del comparto - si legge in una nota dell’Intersindacale della dirigenza medica e sanitaria - chiude il primo tempo di una partita che per la Sanità non potrà considerarsi finita se non dopo il rinnovo del Ccnl della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria dopo 9 anni di blocco».

E le sigle dei camici binachi citano le parole di Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, che nei giorni scorsi, aveva parlato di “lavoratori che giorno dopo giorno, con dedizione, fanno in modo che il servizio sanitario nazionale continui a funzionare, abbia una buona qualità e garantisca un diritto fondamentale dei cittadini come quello della tutela della salute”. Tra questi, sottolinea l’Intersindacale non possono non esserci «a buon diritto i medici, i veterinari ed i dirigenti sanitari dipendenti del Ssn».

Ma il rischio, sottolineano i vcamici bianchi, è che la trattativa contrattuale si areni «alla prima curva dopo la partenza, nel caso in cui non venisse riconosciuto nei loro confronti l'elementare principio di non discriminazione per quanto riguarda l'entità delle risorse economiche messe a disposizione dei rinnovi contrattuali di tutto il pubblico impiego».

«Per dare anche a noi un contratto, secondo gli auspici del ministro Madia - continua l’Intersindacale - occorre mettere in atto un grande sforzo collettivo, come è stato fatto per gli altri dipendenti pubblici. Uno sforzo collettivo tra Regioni e Ministri competenti, per quanto impegnati in campagna elettorale, che non può non partire dal riconoscimento di un incremento economico per l'area dirigenziale del Ssn in misura analoga, in percentuale, a quanto riconosciuto alle altre categorie di lavoratori del Pubblico Impiego in tutti i contratti finora sottoscritti. Incremento che, se fino ad oggi è stato del 3,48%, non può essere da giovedì 2,94% per noi, e solo per noi».

«Per pacificare tutto il mondo ospedaliero - concludono i sindacati - le Regioni devono assumere per intero la responsabilità politica di prestare ascolto alle ragioni di un malessere che cova da troppi anni, nutrendosi di pessime condizioni di lavoro, blocco delle carriere, perdita di potere di acquisto delle retribuzioni, espulsione dai processi decisionali. Non vorremmo essere obbligati a passare, nel caso in cui si volesse mortificare la dirigenza sanitaria del Ssn con una ingiusta penalizzazione, da uno sciopero sospeso ad una stagione di conflitto sociale, per di più in un clima politico reso incerto dalla imprevedibilità degli esiti elettorali».


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