Lavoro e professione

Infermieri, De Palma (Nursing Up): «Dal Comitato di settore direttiva integrativa del contratto o sarà guerra»

di Barbara Gobbi

«Al Comitato di settore, che fino ad ora ci ha ignorati, chiediamo una direttiva integrativa, che risponda alle nostre richieste. Nel frattempo, resta confermato lo sciopero del 12-13 aprile e stiamo studiando altre iniziative. Non possono ignorarci: il contratto del comparto firmato il 23 febbraio è tanto vessatorio per gli infermieri che in soli due giorni la petizione che abbiamo organizzato ha raccolto 13mila firme. Mentre si moltiplicano le segnalazioni dei giovani colleghi pronti ad andare a lavorare all'estero, dalla Germania all’Inghilterra».
Così Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, il sindacato più rappresentativo degli infermieri - che insieme al Nursind totalizza circa 70mila iscritti - racconta il malessere della categoria. La speranza, come si dice, è l'ultima a morire. E l'obiettivo dei sindacati degli infermieri è che nei 40 giorni seguenti alla sottoscrizione della pre-intesa tra Aran e confederali, il testo da 106 pagine firmato dopo una maratona di quasi 30 ore e nove anni di vacanza contrattuale, sia corretto. «Almeno nelle sue iniquità più vistose», spiega De Palma.

Quali sono gli elementi più critici?

Intanto, va modificata l'obbligatorietà dello straordinario, che renderebbe possibile alle aziende chiedere non le classiche 36 ore, ma anche 180-250 ore all’anno in più. Ignorando che gli infermieri sono già vessati dai turni. La possibilità di rifiutarsi per "motivi familiari" mette in difficoltà il lavoratore, è solo teorica.

La vostra protesta guarda anche alle indennità...
Che dopo nove anni di attesa, sono ferme al palo. Questo accordo conferma indennità che gridano vendetta: 2,74 euro lorde per ogni ora di lavoro di notte. Netti, 1,70 euro: offensivo. Ma in generale tutte le indennità sono cristallizzate. Inoltre, si avvia un sistema di incarichi che precarizza tutti gli operatori.

In che senso?

Gli incarichi di organizzazione e di infermiere specialista ed esperto sono tutti a tempo. La sensazione è che abbiano voluto confermare un'esasperata aziendalizzazione, cosa che per gli infermieri non ha senso: ogni tot anni saranno costretti a veder messo a selezione il loro incarico. Contratti triennali o quinquennali per gli specialisti e per gli esperti, al massimo decennali nel caso delle aziende più disponibili: considerando una vita media lavorativa di 41 anni di servizio, rischio, quando comincio a lavorare, di essere chiamato per cinque volte a fare un concorso. È inaccettabile che dopo quarant'anni di servizio, un infermiere specialista di sala operatoria debba ricominciare daccapo, concorrendo con altri per dimostrare la propria capacità... Un inedito anche per i medici dirigenti.

Capitolo aumenti contrattuali...
Dopo nove anni di attesa una categoria cui nel frattempo è stata chiesta, e giustamente sottolineo, la laurea per l’accesso alla professione, si vede riconoscere a un collega appena assunto in categoria D, 67 euro lordi di aumento, pari a 45 euro netti. Un infermiere di categoria D5 percepisce 79 euro di aumento scarsi, magari dopo 35 anni passati tra rianimazione e camera operatoria. Né vale dire che nell’importo va considerata anche l’indennità di vacanza contrattuale… Intanto perché è un recupero e in quanto tale non andrebbe conteggiato come aumento. Poi, perché parliamo di 7-8 euro in più: siamo all’elemosina. In più, ennesima stortura: i pochi che riceveranno un incarico di organizzazione, ai quali venisse riconosciuta un’indennità di almeno 3.300 euro (un incarico può valere dai 1.600 euro ai 12mila euro), non si vedranno corrisposto lo straordinario, che viene riassorbito. E allora forse si capisce perché lo straordinario è stato reso obbligatorio: in una condizione in cui di soldi non ce ne sono, gli incarichi sono stati previsti e gli straordinari in sanità di fatto i lavoratori sono costretti a farli per la carenza di personale, hanno trovato il modo di non pagare lo straordinario a chi riceve l'incarico. Risparmiando ulteriormente sulla nostra pelle.


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