Lavoro e professione

Se il razzismo infetta il Ssn

di Red. San.

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Nel dilagare degli episodi di razzismo che in questi giorni fioccano tristemente in Italia, i media ne registrano uno che riguarda direttamente il Servizio sanitario pubblico. Diverse testate giornalistiche riportano l'pisodio che ha coinvolto Ibrahima Diop, 39enne nato in Senegal e residente in Italia dal 2000, che alla sua richiesta di informazioni si è sentito rivolgere da parte dipendente della Asl di Giulianova (Teramo) una risposta a dir poco indegna: "Che vuoi? Vattene! Questo non è l'ufficio del veterinario". Un caso doppiamente preoccupante, perché discriminatorio in sè e perché tradisce l'essenza stessa dell'universalità del Ssn italiano.

«Nessuna forma di razzismo può essere ammessa in un sistema sanitario
nazionale. I medici hanno l'obbligo di denunciarlo - si legge in un post del presidente della
Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e odontoiatri
(FnomCeo), Filippo Anelli - e di far rispettare quanto previsto dal loro Codice Deontologico, tenendo fede al loro giuramento professionale».

«Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona,
senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera», recita l'attuale codice di deontologia professionale.

«Abbiamo contribuito al progresso civile e sociale di questo Paese, proprio in virtù dei valori fondanti la nostra professione», continua Anelli. «Curare tutti i cittadini senza alcuna distinzione di sesso, censo, razza o credo religioso. Lo facciamo da quando i medici sin dal 400 avanti Cristo, al tempo di Ippocrate, giuravano: "In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi". Per questo condanniamo ogni forma di razzismo ed ci adoperiamo per il rispetto della dignità di ogni uomo».


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