Lavoro e professione

Alzheimer, arriva l'assistente virtuale «Chat Yourself» di Italia Longeva

di B. Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

Un assistente virtuale che aiuti a ricordare, magari di assumere un farmaco o di prenotare una visita importante. O anche il nome dei figli o il percorso per rientrare a casa. L’aiuto alle persone con Alzheimer in fase prodromica, cioè negli stadi iniziali della malattia, può arrivare anche da un chatbot Messanger, pensato proprio per facilitare la vita a pazienti e familiari. L’occasione per presentare “Chat Yourself”, memoria di riserva disponibile su smartphone e in grado di contenere tutte le informazioni sulla vita di una persona, cui le restituisce su richiesta, è stato l’incontro “Alzheimer, non perdiamolo di vista”, organizzato da Italia Longeva, Rete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva del ministero della Salute.

La Giornata mondiale contro la malattia si celebrerà come ogni anno il 21 settembre, ma l’emergenza è tale che – anche in assenza di terapie efficaci – proliferano le proposte per alleviare le condizioni di vita di quanti sono colpiti. In numero sempre crescente:

«L’Alzheimer oggi interessa il 5% degli over-65, ma secondo le proiezioni elaborate dall’Istat per Italia Longeva, nel 2030 la percentuale si triplicherà superando i 2 milioni di pazienti, soprattutto donne», spiega il presidente della Rete, Roberto Bernabei. «Chat Yourself (@chatyourselfitalia, ndr) è nato con questo obiettivo: contenere il danno provocato dalla malattia, affiancando all’impegno dei propri cari un aiuto concreto a ricordare».

Un supporto alla memoria può essere importante fin da 15-20 anni prima della comparsa dei sintomi tipici che conclamano la malattia. Ed è qui che si stanno concentrando i ricercatori. «Il limite dei trattamenti terapeutici sin qui tentati – ha affermato Paolo Maria Rossini, direttore Area Neuroscienze della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs-Università Cattolica di Roma – è stato di essere somministrati in presenza di una sintomatologia già conclamata, corrispondente a una fase della malattia in cui le riserve plastiche del cervello sono esaurite. In sostanza, è come voler curare il cancro in un paziente plurimetastatico. Per questo – ha aggiunto Rossini, che coordina il progetto italiano Interceptor – gli sforzi della ricerca sono sempre più tesi a individuare le caratteristiche prodromiche, precocissime e spesso visibili solo con esami strumentali, così da intervenire il prima possibile con trattamenti specifici e supporti tecnologici».

Alle tecnologie digitali dunque i pazienti guardano sempre più. «I social network possono essere degli straordinari alleati perché consentono di vivere la malattia in una condizione collettiva e partecipata, che aiuta ad avere maggiore consapevolezza del problema», ha aggiunto Patrizia Spadin, presidente Aima, Associazione italiana malattia di Alzheimer. «Speriamo molto nella sensibilità anche di chi oggi non ne è toccato ma potrebbe esserlo domani», ha concluso.

E da settembre, il mese dedicato alla malattia, parte anche la seconda fase della campagna social di Chat Yourself, nato da un’idea di Y&R, con il supporto tecnico di Nextopera e di Facebook e perfezionato da un team di neurologi, geriatri e psicologi e oggi disponibile a tutti sulla pagina Facebook @chatyourselfitalia. Qui oltre a familiari ed esperti interverranno anche testimonial del mondo della cultura e dello spettacolo.


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