Lavoro e professione

Stati generali della farmacia italiana, Cossolo (Federfarma): «Stop a politiche frammentate che minano la sostenibilità»

di Rosanna Magnano

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24 Esclusivo per Sanità24

«La frammentazione delle politiche decise sulla farmacia territoriale hanno minato la sostenibilità stessa del suo ruolo, che ci è stato sfilato pezzo per pezzo. Non c'è più da scherzare: ci sono oltre mille farmacie rurali che sono a rischio chiusura. Ci sono dei bilanci ormai in disequilibrio e soprattutto c'è una remunerazione dell'attività svolta dal farmacista nei confronti del Servizio sanitario nazionale che non è più degna di un professionista. Quindi è il momento di capire e di scegliere». Si inquadra così per Marco Cossolo, presidente di Federfarma - che rappresenta oltre 16.000 farmacie private - il fotogramma della farmacia italiana agli Stati generali che si sono svolti ieri a Roma. Una manifestazione alla sua seconda edizione, che ha visto la partecipazione di più di 2.300 titolari di farmacie private.

Quali sono le principali criticità emerse?
La riduzione del ruolo della farmacia nella dispensazione del farmaco, la modifica del meccanismo di remunerazione, perché così non sta più in piedi, la mancata applicazione della legge sulla farmacia dei servizi, rimasta lettera morta per dieci anni, e il mancato ruolo concreto della farmacia nella gestione della cronicità. Il filo rosso è che affermazioni di principio non hanno trovato riscontro nella pratica. Teoricamente si è affermato che la farmacia è il primo punto di accesso del Servizio sanitario nazionale ma poi non si è agito di conseguenza.

Che cosa dovrebbe accadere perché questa funzione si concretizzi?
Io capisco che la distribuzione diretta faccia risparmiare lo Stato, ma la dispensazione va riportata in farmacia attraverso la Distribuzione per conto. Ora lavoriamo con una convenzione del '98. E in assenza di regolamentazione ogni regione ha fatto un po' come voleva. Ora la nuova convenzione - abbiamo ricevuto una proposta dalla Sisac, abbiamo consegnato la nostra controproposta e siamo in attesa di convocazione - si dovrebbe creare una cornice razionale e uniforme. Anche perché nella distribuzione diretta c'è un costo occulto, ovvero il costo sociale dei cittadini che devono spostarsi invece di andare alla farmacia sotto casa. L'altro punto è modificare l'atto di remunerazione del farmacista. Noi abbiamo un atto professionale che viene remunerato attraverso un mark-up commerciale. E mi sembra incoerente. E poi siamo penalizzati dal calo dei prezzi. Sul fronte farmacia dei servizi, abbiamo distribuito i soldi, si deve aprire un tavolo, abbiamo delle proposta ma è tutto in stallo. La legge è stata approvata nel 2009, il finanziamento da più di un anno, il prossimo 21 marzo è finalmente stato convocato il tavolo ministeriale per stabilire i criteri di individuazione dei servizi. Bisogna accelerare. E poi la cronicità: abbiamo i farmacisti, i medici di medicina generale, gli infermieri di comunità. Creiamo una rete tra questi e si potranno fare tantissime cose insieme.

Per esempio?
Banalmente, i piani di prevenzione primaria, lavorare sull'arruolamento dei pazienti. E poi l'aderenza alla terapia. Quale maggiore spreco c'è di acquistare una cosa che poi non viene usata correttamente? Stiamo parlando del 60% dei cronici non aderenti. I risparmi che verrebbero dall'aderenza terapeutica sono stati verificati. Da un recente studio effettuato su cinque patologie croniche molto diffuse emerge che se l’aderenza alla terapia passasse dall’attuale 40% al 100% si risparmierebbero 3,5 miliardi di euro. Ovviamente raggiungere l’obiettivo del 100% è utopico, basterebbe il 60% per un risparmio considerevole. E va anche ricordato che i costi della mancata aderenza alle terapie ammontano in generale nel nostro Paese a circa 11 miliardi di euro all’anno. Nn si può gestire più un paziente per Silos. Dobbiamo pensare a quanto ci costa un malato.

Come dovrebbe cambiare la remunerazione?
Stiamo pensando a un modello diverso, che superi la percentuale. Dovrebbe avere una percentuale più bassa che copre i costi di magazzino per i medicinali che il farmacista compra lui stesso e custodisce. Ma il forte della remunerazione deve essere fatto sulla base dell'atto professionale. Oggi la remunerazione media a pezzo del farmacista è 1,80 euro. Le sembra dignitoso?

Remunerare l'atto professionale che cosa comporterebbe?
Una remunerazione che sia una summa dell'attività di dispensazione, dell'attività di controllo e tracciabilità della spesa, che è tutta monitorata, contrariamente alla diretta, su cui ci sono stati numerosi contenziosi. Infine una remunerazione dell'assistenza prestata al paziente nella corretta assunzione del farmaco, se questa la si ritiene utile.

Avete in mente le cifre?
Sì ma devo prima sottoporle all'assemblea.

Sul fronte delle aggregazioni come sta andando?
Le cifre che circolano sono un po' ondivaghe, stiamo facendo uno studio per capire la reale dimensione del fenomeno, quante siano le farmacie acquistate dai grandi gruppi. Poi stiamo portando avanti il nostro progetto, Sistema farmacie Italia. E abbiamo il nostro primo contratto con una casa farmaceutica per prestare servizi remunerati di sostegno all'aderenza terapeutica .


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